martedì 24 marzo 2020

Racconto: "Un posto senza nome (amore)"

La mia scrivania è vuota. Non c'è nemmeno un granello di polvere, né la briciola del panino al prosciutto che ho consumato ieri davanti al pc, mentre terminavo l'ennesimo editing. L'isolamento forzato non mi spinge ad accendere la televisione; solo qualche incursione per avere degli aggiornamenti relativi al Covid-19. Fuori, la notte racconta i miti che costellano la tela nera dello spazio.




Sollevo la testa dal ripiano. L'ho pulito oggi, presa da un raptus improvviso. Sai quando devi pulire tutto quello che c'è fuori per pulire quello che hai dentro? Non so se serva davvero. Non so se tutto questo tempo passato a fantasticare su qualcosa che non avverrà mai, porterà dei frutti. Di certo, saranno frutti proibiti. Mele rosse e succulente che mordo e succhio mentre segno quello che non voglio.
Ho le dita bagnate di un succo nuovo, la gola secca perché priva di parole. Con le illusioni ho fatto una collana che indosso la domenica; con le delusioni ho costruito un fortino intorno alle mie fragilità.
Non credo di averci mai creduto. E quando non ci ho creduto, lui mi ha fregato, ha fatto perdere le tracce della mia ragione.
L'amore è uno scaltro ballerino che fugge dalla pista all'improvviso. Ti rapisce per un ultimo ballo e poi ti lascia, facendoti cadere. Ma nel momento in cui ci hai ballato, hai imparato che i passi devono essere sincronizzati, che i bacini si attaccano come la lingua che ti scava in bocca. 
A volte l'amore è solo un abbaglio, una speranza; l'impazienza che si veste di passione.
A volte sono angosce notturne che spegni di giorno.
Ma mi rendo conto che parlo dell'amore come se fosse un qualcosa si sfuggente. Qualcosa che è destinato a finire, spesso male.
Mi siedo e passo le dita sulla scrivania.
C'è confusione, un innamorato parla di amore che brucia ma non si fa toccare.
Oggi non è tempo di amore ma di fughe superficiali che alla prima crepa fanno piangere bambini. Giocattoli che devono essere a disposizione.
Amore che abusa di amore perché ama il senso dell'amore.
Mi guardo le dita.
In questa solitudine, in questa assenza di contatto, le mele sembrano più rosse, gli abbracci lontani, i baci brucianti desideri che si svolgono tra le spire di un sogno.
Le dita cadono su di me ma si fermano.
Arriverà il momento degli abbracci, della pelle che ride. Arriverà il momento: i fiori hanno bisogno di sbocciare. Se non sbocciano è per colpa del terreno.
Mi chino, apro il cassetto, lo chiudo al suono di una notifica. Il cuore mi sale in gola.
Prendo lo smartphone, scorro le notifiche lasciandomi cadere sul letto.
La mela è rossa, io distendo le gambe. Se non lo sai, il sonno arriva come un incantesimo.
Un morso al frutto proibito: è avvelenato e la strega ride mentre cado nel sonno.
Mi trovo allora in quel posto senza nome.
Il posto dove tutti fluttuiamo come su una nuvola. Le dita sono bagnate, la gola si inumidisce di peccati dimenticati. I peccati a volte si ingoiano e ti lasciano dentro qualcosa che brucia. Non so dire se queste cose vadano bene. Non so dirle ma le sento.
"Ehi, sveglia!"
Mi alzo di scatto. E allora so che nome ha quel posto. E un giorno, quando tutto sarà finito, lì ci potremo abbracciare e levarci i vestiti del rancore. Perché nel posto senza nome si può essere nudi senza peccare.
Amore è essere nudi senza dover peccare. Mi piace pensarci. Ogni posto è il nome che abbiamo non quello che Adamo ha dato alle cose.
Un abbraccio mi manca, ma poi rido. Ballo e allora sono io che gli pesto i piedi. E amore vola via e io rido e ruoto su me stessa, mangiando mele, tornano nei luoghi senza nome. Rido e la notifica mi porta a un messaggio.
"Dividiamo la mela?"
Rossa, succosa.
Amore è essere nudi senza peccare. 
"Cosa?"
"Lascia stare."
E le dita si bagnano ancora di più.

Roberta De Tomi

 

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