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sabato 25 novembre 2017

Dark Lady: monologo di violenza e solitudine

Lei.
Un'ombra sul volto. Rossetto color mattone, lo diresti nero, sulle labbra socchiuse.
"Ho visto cose. Ho sentito suoni. Porte che stridono nel buio in cui vegeto."
La Dark Lady ha un passato. Si avvolge in sete fruscianti sulla pelle che profuma di borotalco. Non ama le rose, perché le rose hanno le spine e le spine pungono e fanno male.
Così preferisce le orchidee che non riceve mai.
La Dark Lady è sola. Tutti la osservano ammirati, quando, casualmente o per obbligo, deve uscire dal suo paradiso di buio. Più spesso, appena volge le spalle al pubblico, si levano bisbiglii. Cattiverie.
La Dark Lady è libera. Tutti vorrebbero essere come lei. Per questo tutti la isolano, la vituperano.
Dark Lady è una donna violentata, uccisa dentro, emarginata perché non si conforma, vista con sospetto perché è talentuosa ma balla da sola. Molti la odiano perché è coraggiosa di essere quello che vuole essere. Senza chiedere niente a nessuno.


Dark Lady non nega i sorrisi. Li centellina.
Non si identifica nella Sacra Madre, l'ossessione della società che imprigiona la donna in un ruolo. Madre, moglie. Sottomessa. Santa se madre, per un evento che è naturale. Una meraviglia della natura, ma definirlo sacro non è corretto, perché il sacro si lega a ciò che è speciale. E poi Dark Lady non crede nel sacro imposto.
"Io sono quella che non vuoi che sia."
Dark Lady è una donna. Isolata. Emarginata. Libera.
Abbraccia la notte, affronta a testa alta il suo destino.
Canta, scrive poesie e si lascia scivolare nell'abbraccio di un amante.
Dark Lady è la figlia della rivoluzione sessuale che ricorda la rivoluzione, a differenza di altre finte-ribelli che nell'espressione della libertà si sono fatte incanalare in quelle categorie da cui volevano svincolarsi.
Ora, sta camminando. Si ferma. Sorride sotto la pioggia di questo 25 novembre.
Ha scordato i lividi. Le umiliazioni. Le molestie, le carezze di un uomo che non ha mai voluto e che la ama perché ritiene una proprietà. Le sottili cattiverie delle altre donne, quelle che inventano la solidarietà, le iniziative, le battaglie solidali e poi, sbranano l'amica per un uomo o per quell'invidia che serpeggia, atavica, tra sorelle.
Il 25 novembre è ormai trascorso, le luci si spengono. Non ci sono stelle e lei cammina da sola.
Aspetta le stelle per sognare un po' e spargere magia su un foglio di parole che pochi leggeranno. Sparge anche risate nelle ipocrisie di una giornata come tante.
Lei, intanto è sola. E libera.

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