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mercoledì 26 dicembre 2018

Tempo di fiesta

Mi sono fermata a osservare il cielo per un attimo, prima di mettermi a sedere.
Nessun fiocco di neve, solo una spessa cortina grigia da cui il sole cerca di fare breccia. Nell'ora di pranzo, ecco che una luce intensa riesce a scansare la cortina brumosa, accendendo la campagna padana. La osserviamo dal tavolo imbandito per le feste: una tovaglia beige con ghirigori astratti rossi che si abbinano ai bordi dei piatti. La luce ci riporta un pizzico di allegria, mentre consumiamo il pasto, delizie emiliane spruzzate di buon vino locale. Si parla, alternando i silenzi legati al piacere del mangiare, mentre il sole arretra dietro la coltre grigia.


Le portate terminano con i dolci. Si sciolgono in bocca, lasciando una traccia di buonumore come fanno solitamente gli zuccheri. Infine, il caffè con cui chiudiamo le danze mangerecce.
Il pomeriggio sta scivolando nella sera, tra messaggi e telefonate di auguri che sembrano unire tutti nella lontananza. Ho un libro che mi sta accompagnando in queste ore di festa, e una serie di pensieri che corrono su binari divergenti.
Il periodo natalizio è sempre stato denso di emozioni variegate in cui prevale una serenità spruzzata di malinconia. In questo periodo, non mancano i classici bilanci di fine anno, che per quest'anno evito per proiettarmi a un futuro da rifare, tra timore e gocce di inchiostro sparse su un canovaccio già predisposto.
Resta il pensiero alle scadenze, ai contratti non rinnovati, a quello che è e che sarà, in questa combinazione di tasselli in cui in un attimo puoi essere scartato. Anni di lavoro che ti prende e ti porta via, trascinandoti nella tombola di un'estrazione fatale.
Resta il pensiero di chi, solo, osserva una candela spegnersi o di chi si stringe in una coperta per dimenticare un amore deluso.
Se il Natale può essere bello se trascorso con i propri cari, dall'altro, sembra ricordare a molti il senso di solitudine che si apre un varco nei pensieri che pendono come palle dall'abete.
Restano le notti lunghe di questo periodo, il Sol Invictus che evoca da sempre il concetto di una rinascita. Da questo momento, le giornate iniziano ad allungarsi, ragione che mi fa amare questo periodo. Il ritorno graduale della luce che sconfigge la notte e porta un sorriso in più. La luce a cui è bello tendere, nel dispiegare le vele verso una nuova meta.

Natale è rinascere, nel dolore, nelle difficoltà, ben oltre i dogmi. Natale è l'abbraccio della vita che scegliamo di vivere e da cui non ci "facciamo vivere". E la spinta a cercare un amore che possa riempirci di sì e non di se e ma, di persone che possano colmare i nostri vuoti, lasciandoci liberi di essere.

Che possa essere fiesta per tutti/e.




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