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sabato 11 maggio 2019

Editoria e dintorni: alla scoperta di "Progetto Parole Books", ovvero il coraggio di credere nei propri sogni

Il logo di
Progetto Parole Books
Una realtà nata di recente, sulla scia di un legame che affonda le sue radici in un'accomunante passione per la scrittura. Da lì alla creazione di Progetto Parole Books da parte di Luciano dal Pont, Emily Hunter e Emanuel d'Avalos, il passo è stato "relativamente" breve. Si tratta di un progetto editoriale indipendente che deve fare i conti con la complessità di un sistema pieno di criticità, ma anche di potenzialità. Con quali strumenti, attitudini, missione e vision? Ce lo racconta il direttore editoriale e capo editor di Progetto Parole Books, Luciano Dal Pont.




Luciano Dal Pont, direttore editoriale
e capo editor di Progetto Parole Books
Cosa si nasconde dietro a un progetto editoriale? Quali obiettivi? Quali valori e quali competenze da mettere in campo?
Parliamo di editoria e dintorni, cercando di smentire visioni troppo edulcorate: ecco l'esperienza di Progetto Parole e Books (sito web: clicca qui)

Buongiorno Luciano, benvenuto!  Ci puoi raccontare com’è nato il vostro progetto editoriale?
Buongiorno Roberta, grazie per l’opportunità di questa intervista. Un saluto a tutti i lettori del blog.
Progetto Parole, sebbene sia una realtà nuova, parte da lontano, cioè da una lunga collaborazione tra i miei due attuali soci, Emily Hunter ed Emanuel d’Avalos, ottimi autori soprattutto di genere erotico -ma non solo- i quali già da diversi anni, oltre a pubblicare le loro rispettive opere, periodicamente pubblicavano anche volumi nei quali erano inseriti racconti di entrambi. Cito per esempio Il principe e la cacciatrice, Due vite, Un Natale per due. A un certo punto, grazie all’amicizia che mi legava e mi lega a loro, è nata l’idea di una mia partecipazione a una di queste mini raccolte, con un mio racconto. Da qui si è poi sviluppata l’idea di aprire la porta anche ad altri autori; così è nata quella che si può definire come la prima pubblicazione con l’etichetta Progetto Parole: Due – Ombre d’animo e piacere, una raccolta di racconti di genere thriller-erotico contenente le nostre tre opere più quelle di altre due autrici: Antonella Twinblack Scarfagna e Simona Salvatore. E a quel punto, io, Emily ed Emanuel ci siamo detti: ma perché non fondiamo una casa editrice o un’associazione culturale che possa gestire una propria etichetta editoriale? E grazie alla follia che ci accomuna, siamo partiti per questa avventura.

Il logo della narrativa erotica
Da autori e editori: quale percorso avete affrontato? Quali generi prediligete e all’interno di quali collane li avete inseriti?
Come autori è ovvio che ciascuno di noi tre ha i propri generi preferiti, io per esempio adoro la letteratura erotica e horror, anche se poi in realtà sono uno scrittore piuttosto poliedrico, visto che non mi pongo limiti e tendo a spaziare in maniera trasversale un po’ in tutti i generi - tranne il fantasy e, almeno per ora, la fantascienza - spesso uscendo anche dalla narrativa, come ho fatto con il mio provocatorio libro d’opinione Satana buono e come sto per fare di nuovo con un trattato che uscirà a breve e che, sono certo, non mancherà di suscitare reazioni scandalizzate. Ti anticipo il titolo: Davvero non ha l’età? Quando la morale cambia il significato delle parole per alterare la verità.
Ciò premesso, come editori siamo aperti a qualsiasi genere, senza alcuna preclusione, tanto che abbiamo creato sei collane in grado di accoglierli tutti:
La collana di erotismo "strong"
- Il Principe e la Cacciatrice – Erotic stories per la narrativa erotica;
- Hot Room - hard stories, in cui l’erotismo costituisce l’aspetto preponderante, quasi esclusivo, rispetto al resto della trama;
- Follia e Paura – madness stories per l’horror e il thriller;
- Fiori e Cuori – romance stories per il romance,
- New Words – saggi e narrativa per la narrativa generica, ovvero per le opere che non si possono inserire in un genere ben preciso. A questo proposito voglio rimarcare un aspetto cui tengo molto: come hai visto, parlando di narrativa generica, non ho volutamente usato il termine “mainstream”, che pare venga associato a una presunta letteratura di valore più elevato rispetto a quella di puro intrattenimento.  Per Progetto Parole la sola discriminante reale è rappresentata dalla qualità della scrittura, a prescindere dal genere (o non genere) di appartenenza, nel senso che per noi tutti i libri hanno pari dignità nella misura in cui hanno i loro estimatori, il loro pubblico, purché siano scritti bene. Sempre in New Words trovano spazio anche la saggistica e i libri di divulgazione, di opinione come i miei, cui accennavo prima.
La collana di storie ad alta tensione
Per ultima, ma non certo come importanza, cito la collana I libri del cuore, che è riservata ai romanzi e racconti che abbiano un particolare impatto su determinate tematiche sociali, come Lo specchio e Criceti, entrambi di Emily Hunter, che trattano rispettivamente di eutanasia e della violenza sulle donne. I proventi ricavati dalle vendite vengono interamente devoluti a enti o associazioni no profit che si occupano di queste problematiche.

Quali difficoltà avete incontrato, se ne avete incontrate? E quali stimoli e curiosità?
Be’, in realtà, anche se abbiamo già pubblicato diversi libri - sia nostri che di altri autori - si può dire che siamo all’inizio del nostro percorso, quindi non so ancora con precisione quali saranno le difficoltà cui andremo incontro, ma immagino potranno essere soprattutto quelle legate alla gestione burocratica, finanziaria e amministrativa dell’attività, che tuttavia non fermeranno la nostra lucida follia, quella che ci porta a credere nei nostri sogni e a volerli realizzare a tutti i costi. La molla che ci spinge è proprio questa: creare un’attività che ci appassioni e nella quale possiamo realizzarci professionalmente, a prescindere delle nostre ambizioni personali come scrittori. Perché la stessa ambizione la riversiamo anche in Progetto Parole, e nella sua futura crescita.

Quali sono i criteri di selezione delle opere? Che cosa deve avere un libro per colpirvi? Cosa,
Logo della collana romantica
invece, non deve avere assolutamente?

Al di là degli aspetti tecnici più ovvi e scontati relativi alla scrittura, vale a dire la correttezza grammaticale e sintattica, ciò che fa davvero la differenza e che crea la discriminante in sede di selezione, è lo stile dell’autore. Mi spiego: è giusto che ogni scrittore abbia il proprio stile personale, purché però sia in grado di suscitare emozioni. Mi riferisco naturalmente soltanto alla narrativa, perché è logico che il compito di un saggio non è altro che quello di informare e di divulgare, mentre un romanzo o un racconto devono catturare il lettore e trascinarlo dentro la trama per fargli vivere le vicende dei personaggi insieme a loro, condividendone le emozioni, le sensazioni, la gioia e la tristezza, il piacere e il dolore, l’amore e l’odio, le speranze e le disillusioni. Sembra scontato ciò che dico, eppure mi capita spesso di valutare delle opere scritte magari in maniera grammaticalmente e sintatticamente perfetta, ma con uno stile piatto, freddo, arido, distante, asettico, dove l’autore si limita a raccontare in ordine cronologico una serie di fatti senza però riuscire a creare un coinvolgimento emotivo. Uno scrittore di narrativa deve invece essere capace di giocare con le parole in modo tale da emozionare il lettore, ovvero da renderlo partecipe della storia e da creare una sorta di empatia con i vari personaggi, permettendogli quasi di vederli come se stesse guardando un film. Certo non è facile, ma del resto la scrittura non è per tutti, e se manca questo aspetto per me fondamentale, non esito a rifiutare l’opera. Poi ovviamente entrano in gioco anche altri fattori più tecnici, quali per esempio la corretta gestione del punto di vista, la coerenza narrativa, la struttura della trama, ma questi sono aspetti sui quali, entro certi limiti, si riesce a intervenire in sede di editing, se però manca il pathos non c’è nulla da fare, quello dipende solo dall’autore.

Logo della collana di narrativa
e saggistica
Rispetto alla selezione delle opere e agli autori, da quando avete iniziato, che cosa avete notato rispetto alla qualità e alla tipologia di scrittura? Come dicevo prima, abbiamo iniziato da poco e quindi non abbiamo ancora una casistica molto vasta sulla quale poter fare questo tipo di valutazione, comunque posso dire che le opere che abbiamo ricevuto finora in valutazione sono esclusivamente di narrativa, in particolare di genere erotico, qualcosa di thriller e un romance. Ma ne stanno via via arrivando di nuove. Per quanto riguarda la qualità della scrittura, siamo intorno a una media di un paio di proposte accettate su dieci pervenute, il che risponde implicitamente alla tua domanda, anche se, ripeto, essendo ancora all’inizio si tratta di una stima abbastanza approssimativa.

E rispetto all’approccio degli autori al mondo editoriale? 
Per ciò che concerne l’approccio degli autori al mondo editoriale, finora, a parte qualche spiacevole caso sporadico di gente che si crede il clone di Stephen King - mentre in realtà non è in grado di redigere in maniera soddisfacente nemmeno la classica lista della spesa - in generale ho rilevato la necessaria umiltà nell’accettare sia i rifiuti, che cerchiamo sempre di motivare in maniera esaustiva e che, quando è il caso, accompagniamo a un incoraggiamento a migliorarsi e a riproporsi in futuro, quanto le correzioni e le modifiche ai testi apportate in sede di editing. Ampliando il discorso, ci sono autori che conoscono abbastanza bene le dinamiche del settore e sanno come muoversi e come proporsi, mentre altri sono del tutto all’oscuro di cosa significhi pubblicare un libro e di come rapportarsi a un editore, e sono poi quelli che cadono più facilmente nelle trappole dell’editoria a pagamento.

Rispetto alla promozione: come vi muovete? A cosa puntate soprattutto?
Al momento puntiamo molto sui Social, che, sebbene non rappresentino certo l’optimum in questo senso, sono però lo strumento promozionale più facilmente accessibile e utilizzabile senza dover ricorrere a investimenti di denaro, che in questo momento non ci possiamo permettere. Ma il nostro obiettivo è crescere, espanderci, arrivare a essere presenti nelle librerie fisiche oltre che in quelle online, fino a poterci inserire almeno a livello della media editoria. A quel punto anche le attività di pubblicità e marketing si svilupperanno di conseguenza. Alcuni mi dicono che sono un pazzo visionario, e sai qual è la mia riposta? Avete ragione, lo sono, e me ne vanto. Del resto, anche Steve Jobs lo era nel suo campo, e sappiamo bene dov’è arrivato.

Al momento, quali sono i vostri titoli forti? Quali quelli in uscita?

Se per forti intendi come contenuti, allora ti rispondo: i miei! No, dai, scherzo… anche se un po’ è vero, i miei libri, sia di narrativa che di altro genere, compresi peraltro quelli pubblicati con altre case editrici prima della nascita di Progetto Parole, sono tutti abbastanza estremi. Per il resto, e per rientrare nello specifico della tua domanda, non vorrei citare dei titoli in particolare per non fare torto agli altri, anche in considerazione del fatto che se li abbiamo pubblicati è perché ci abbiamo creduto sia a livello di qualità che di potenzialità commerciale, e dunque per noi hanno tutti pari dignità e pari valore, al di là delle copie vendute. Per quanto riguarda invece i titoli in uscita, ecco i prossimi tre: Viziosa, un erotico di Lara Esse, il mio già citato Davvero non ha l’età? e Al di là del tempo, un urban fantasy erotico di Emanuel d’Avalos.

Puntate eventualmente all’estero, anche in un prossimo futuro? Vorreste acquistare diritti di opere straniere? O vendere vostre opere?
In un prossimo futuro inteso come prossimi mesi, direi di no, è ancora prematuro pensarci, ma in una prospettiva temporale più ampia assolutamente sì, anche se intendiamo privilegiare soprattutto gli autori italiani, che non hanno nulla da invidiare a quelli stranieri. Però non poniamo alcun limite alle nostre ambizioni e certo un obiettivo importante sarebbe quello di riuscire a concedere i diritti di pubblicazione dei nostri libri a case editrici estere.

Che cosa pensate in generale del mercato editoriale italiano? Criticità e potenzialità…
Non mi uniformerò al pensiero corrente secondo il quale l’editoria è in crisi, o addirittura, come sostengono alcuni, sull’orlo del fallimento, anche perché, se lo avessi fatto, Progetto Parole non sarebbe mai nata. Potete contestarmi finché volete mostrandomi numeri, indagini di mercato, statistiche e quant’altro, ma io sono convinto che il cuore abbia sempre ragione e sono abituato a pensare positivo, a vedere il bicchiere mezzo pieno oppure, se lo vedo mezzo vuoto, a cercare di riempirlo del tutto, quindi, pur con tutte le innegabili problematiche castranti che ci soverchiano a livello fiscale e burocratico, pur con la tanto menzionata crisi globale e universale e chi più ne ha più ne metta, e pur con la incontrovertibile realtà che purtroppo in Italia la gente legge poco, noi siamo partiti e andremo avanti perché crediamo che ci siano ancora delle potenzialità di sviluppo e di crescita per una realtà come la nostra. Certo la concorrenza è enorme, le case editrici sono alcune migliaia fra piccole, medie e grandi e ciò crea un notevole frazionamento della domanda e dell’offerta, ma d’altra parte proprio questo, se da un lato pone in evidenza come la già esigua torta sia da dividere in troppe fette, dall’altro conferma però che quello dell’editoria è un settore ancora ambito da molti. Semmai, ciò che andrebbe combattuto è il proliferare delle case editrici a pagamento, ma questo rappresenta un discorso a sé.

E sul self publishing?
A differenza proprio dell’editoria a pagamento, ha una sua dignità ma, se da un lato offre una grande opportunità agli autori di auto prodursi e auto gestirsi, dall’altro la totale assenza di filtri e di selezione a monte ha come conseguenza negativa il riversarsi sugli store online di un’enorme quantità di titoli privi di qualsiasi valore letterario. Il self publishing funziona se l’autore ha abbastanza intelligenza e lungimiranza da far editare i propri testi da un editor professionista e da rivolgersi a un grafico altrettanto professionale per la cover, l’impaginazione e tutto il resto, prima di spararli sul mercato, altrimenti è soltanto un escamotage per riuscire a tutti i costi a vedere pubblicato in qualsiasi modo un lavoro che forse nessuna casa editrice avrebbe preso in considerazione. Vorrei ricordare a questo proposito che uno scrittore che abbia anche capacità ed esperienza come editor, non è comunque in grado di editare i propri scritti perché, al di là di quello che può essere la normale revisione, occorre sempre un occhio esterno, imparziale e obiettivo. Credere che ciò sia possibile non è altro che una mera illusione. I miei lavori, per esempio, nonostante io sia il direttore editoriale ed editor di Progetto Parole, li edita la mia socia Emily Hunter, la quale, oltre a ricoprire il ruolo di art director essendo un’ottima grafica, ha anche delle notevolissime capacità proprio come editor.

Che cosa bolle in pentola?
Nulla in particolare ma nello stesso tempo molte cose: pubblicazioni, pubblicazioni e ancora pubblicazioni. E certo in un prossimo futuro la partecipazione a fiere e a eventi vari, anche se per il momento non c’è ancora nulla di definito in questo senso.

"Credete in voi stessi e nei vostri sogni" -
Luciano Dal Pont
Se vuoi aggiungere cose, considerazioni o enunciare qualcosa… Vorrei citare un mio aforisma dedicato a tutti gli scrittori esordienti ed emergenti: “I sogni sono irrealizzabili solo quando noi crediamo siano tali. Gli ostacoli più impervi che possiamo incontrare sulla strada della loro realizzazione sono quelli che noi stessi edifichiamo dentro di noi, nella nostra mente.” Traduzione: credete in voi stessi e nei vostri sogni e buttatevi nella mischia senza paure, senza remore e senza timidezze. Siate coraggiosi, siate ambiziosi, siate folli, ma soprattutto siate voi stessi, non lasciatevi omologare dalla massa, dal pensiero comune, dal modo stereotipato di intendere e di interpretare la vita e i suoi valori, perché la vita ha un senso soltanto se è vissuta nel pieno delle proprie potenzialità e all’inseguimento dei propri obiettivi, che devono essere sempre e soltanto quelli dettati dalle proprie passioni, mai da un mero ragionamento di convenienza o di quieto vivere. Il quieto vivere non è vita, è pura e semplice sopravvivenza e non è per questo che il Grande Disegno Cosmico ci ha creati.

Grazie di nuovo per questa opportunità, e un caro saluto a tutti.

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