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domenica 1 novembre 2020

INTERVISTA - "Oltre l'abisso", Elisabetta Tagliati ci racconta la sua magia onirica e rock

Il suo romanzo ha una genesi e una gestazione singolari e lei è un'artista con una visione collettiva dell'opera d'arte. "Oltre l'Abisso" (Puriversum Edizioni), prima di essere una narrazione, è un sogno che l'autrice ha trascritto puntualmente, salvo poi, in sede di revisione, risistemarlo per il pubblico di lettori. Dal sogno al palcoscenico il passo è breve: scopriamo qualcosa di più da Elisabetta Tagliati (nella foto), una vocazione per la musica che va oltre le definizioni.


Ciao Elisabetta, benvenuta su La penna sognante. “Oltre l’abisso” è il tuo primo romanzo, ma la tua formazione è musicale. Raccontaci qualcosa di te, di come nasce la tua passione per la musica, come l’hai coltivata e che strada ti ha portato a percorrere.
Ciao Roberta, ti ringrazio tantissimo per il tuo tempo e questo spazio. Ne sono davvero onorata! Un saluto anche a tutti i lettori de La penna sognante!
Io, come credo molti altri, ritengo che la mia passione per la musica sia nata con me; è un binomio inscindibile, una scelta che non mi è mai stato permesso di compiere.
A 13 anni ero già sul palcoscenico; a 16 avevo il primo gruppo. I miei genitori hanno provato in tutti i modi a fermarmi, ma su questo proprio non potevo ubbidire. A causa di questi divieti ho potuto fare lezione di canto solo dopo aver preso la patente: fu la prima cosa che feci e credo che non mi fermerò mai di studiare le meraviglie della voce. 
Terminata l’università ho potuto finalmente ambire a uno studio accademico, supportato dal lavoro in ambito informatico, ed è quello che feci. Investii dieci anni della mia vita per ottenere la laurea specialistica in canto lirico con il massimo dei voti. Lavorai tutto il tempo e, condannata da molti dei docenti, non smisi mai di cantare anche musica moderna, facendo parte di band, prestandomi per collaborazioni e prendendo parte a molti eventi. L’ambito accademico fu un mondo estremo per me: talvolta in positivo, spesso in negativo. Certo, tutte quelle situazioni mi fecero approcciare generi, luoghi e persone molto diverse. Al termine degli studi incontrai il mio attuale insegnante, Luca Pivetti, un basso in carriera e dalla grande pazienza e sensibilità rispetto alla voce: con lui praticamente ripartii daccapo e quest'anno avrebbe dovuto essere pieno di importanti debutti (dopo il successo de "Il telefono" di Menotti, grazie al M° Bakanova).  Nel frattempo mi abilitai in Cantoterapia e iniziai a tenere seminari di canto olistico con il cantante rock e maestro di Yoga Marcello Monti.
La mia esperienza non smette mai di mostrarmi quanto il canto e l’anima siano interconnessi, tanto che spesso dico "tra il corpo e lo spirito c’è la voce". Sto approfondendo in vario modo questo aspetto, che sento come un forte richiamo. La voce è uno specchio del nostro benessere e di questi tempi non viene rispettato né conosciuto a sufficienza secondo me.

La passione per la scrittura era già presente? Quando è nato il desiderio di scrivere?
La mia passione della scrittura è nata dalla condivisione: avevo un’amica molto appassionata e incredibilmente dotata, passammo gran parte delle scuole medie a scrivere a quattro mani una fan fiction che, alla fine, superò di gran lunga i 10 quaderni. Trascorrevamo i pomeriggi facendo accadere cose calate in questo mondo fantastico, ed è stato bellissimo. Ci siamo passate una marea di libri e abbiamo continuato entrambe a scrivere per gioco e passione racconti, confrontandoci con l’altra sui risultati. Io scrivevo anche testi di canzoni, e in più occasioni usai la scrittura per sfogarmi e chiarirmi le idee. Successivamente capitò che scrissi racconti che traevano ispirazione da sogni che non riuscivo a dimenticare. La scrittura per me è sempre stato un aiuto, mentre pensavo che il mio linguaggio fosse la musica.

Che ruolo ha giocato e gioca la musica nella tua scrittura sia a livello di creazione sia a livello di tecnica?
Forse la musica fa così tanto parte di me da non riuscire a scindere cosa nella mia scrittura è da imputare a lei. Certamente lo studio delle forme musicali antiche mi ha dato una visione logica, coerente e schematica dell’opera d’arte. Credo che sia naturale per me giocare con virgole e ripetizioni di vocaboli, soprattutto nei punti più emotivi della vicenda, per riflettere il tempo e la profondità con cui alcuni termini echeggiano dentro di noi prima di lasciare spazio al resto.

Arriviamo a “Oltre l’abisso”. La cosa particolare di questo romanzo, è che è nato da un sogno. Puoi raccontarci qualche retroscena? Soprattutto cosa ti ha spinto a scriverlo?
Sì, “Oltre l’Abisso” nasce da un sogno che si è protratto per più di tre mesi. Già dalla prima notte compresi che non era un sogno qualsiasi, non mi abbandonava mai del tutto tanto mi aveva colpita. Alcuni giorni dopo lo scrissi nella speranza di poter liberare la mia mente… ma feci solo posto a nuove avventure. Fu un periodo molto particolare, mi sentivo letteralmente tra due mondi senza intersezione.
Un testo di “Visione”, un brano dell'opera rock che tratta l’argomento, dice:

“Sono caduta in un sonno improvviso
Folli immagini davanti a me
L’occhio è desto ma ancora
Quell’incubo sembra più forte
in equilibrio tra sogno e realtà
mi chiedo, se è vero
in equilibrio tra colpa e castità
io sono destino
lei serpeggia in me,
senza pace,
scardinando il ciel:
visione”.

Uno dei retroscena fu proprio questo: un amico compositore (Perry Magnani) lesse il mio resoconto e si rese disponibile immediatamente per scrivere quello che doveva essere un concept album, ma che poi divenne appunto un’opera rock.

Senza spoilerare troppo: cosa ci racconti nel tuo romanzo-sogno?
Vi racconto la storia di una Capoclan celta, di nome Bethel, che riceve una visione che la trascina verso il suo destino. Lei ignora che un’importante profezia la riguarda da vicino.
Seguendo la visione si trova a conoscere un enigmatico druido, Vessagh, con il quale compie il ‘salto nell’abisso’. Da lì la loro vita non potrà più essere la stessa: non possono più mettere a tacere il richiamo della loro anima (o la voce degli Dei).
La trama è un po’ un pretesto per raccogliere spunti e idee su temi cari all’umanità in quanto tale (dalla religione, all’amore, alla responsabilità,.. fino anche alla morte): mi accorgo che molti lettori varcano ‘il proprio abisso’ seguendo le vicende di Bethel. Questo penso sia il fine ultimo del romanzo.

Nella scrittura, che cosa hai provato, essendo un’esperienza molto personale, una storia che è dentro di te?
Io sono stata dilaniata dai drammi di Bethel: per fortuna non nel mio quotidiano, ma scriverli e viverli nel sogno mi ha fatto provare le sue emozioni. I lettori in genere non amano il suo personaggio (ed è più che lecito perché trascina tante persone nei suoi drammi, risultando vittima dagli eventi), ma, per quanto sia enigmatica, io non posso non provare affetto e partecipazione per Bethel e il suo dramma.
Quando ho scritto il resoconto (e mi sono attenuta il più possibile a quanto visto in sogno) speravo anche di incontrare qualcuno che mi spiegasse il perché di questa esperienza. Finora ho ricevuto varie opinioni e spero di raccoglierne altre. Io non conosco il linguaggio dei sogni: in quello che ha ispirato "Oltre l'abisso" ci leggo molti riferimenti biografici e altri che mi risultano consonanti, sebbene non facciano parte del mio vissuto. Certamente l’esperienza mi ha arricchita, ma ha chiesto anche molto coraggio per mettermi a nudo in questo modo.

Chi sono i personaggi e come si collocano nella storia?
I personaggi principali sono: Bethel e Vessagh, di cui abbiamo già parlato, e Makena e Luned. Makena è il compagno di Bethel, una persona solida e bellissima in tutti i sensi (l’idolo dei lettori, e non a caso! XD ), mentre Luned è confidente e amica di Bethel e Makena. Luned a sua volta porta in cuore un segreto.
Al termine della scrittura ho ritrovato nei personaggi anche un collegamento con i quattro elementi: Bethel - acqua,  Vessagh - fuoco, Makena - terra, Luned - aria. Mentre sotto un altro aspetto i personaggi potrebbero essere parti diverse di un’unica entità, come i lati del carattere di una persona, le diverse parti che lottano dentro di noi.

Dove si colloca?

“Oltre l’Abisso” si colloca nel periodo celtico in un'Italia collinare. Geograficamente io sono portata a pensare al basso o alto Garda (Rocca di Manerba o Arco) o l’appennino modenese/reggiano (per esempio la Pietra di Bismantova o lo sperone roccioso di Montefiorino). In tutti questi luoghi è stata rintracciata una presenza celta in passato.
Al termine del romanzo ho raccolto numerose informazioni di carattere storico e non solo, che hanno permesso a me di constatare la verosimiglianza di alcune parti del sogno. Ho pensato potessero essere interessanti curiosità anche per il lettore.
(Foto: Elisabetta con Gio Cancemi) 

“Oltre l’abisso” nasce prima come “opera rock”. Come siete arrivati a questo allestimento?
Sì, anzi, ricordo con grandissima gioia che tu stessa eri presente al nostro debutto nella Rocca di Montefiorino.
Ti ho già accennato a Perry; lui è una persona meravigliosa e non teme nulla. Abbiamo lavorato a strettissimo contatto perchè musica e testi fossero legati il più possibile e la vicenda potesse procedere fluidamente attraverso le canzoni. Quando ci siamo trovati questi 25 inediti tra le mani, abbiamo cercato le voci per poterli sentire interpretati dai vari personaggi: io ero Bethel, Marcello Monti (incontrato per caso in quel periodo) Vessagh e Laura Malagoli (mia grandissima amica nonchè ottima cantante, ora sostituita da Sofia Mazza) Luned. Man mano che il Clan cresceva, sentivamo di avere tra le mani qualcosa di ‘forte’ e tutti desideravamo realizzarlo al suo massimo: così trovammo tutta la band e il grande Stefano Luca Messori che fu il nostro regista (attualmente questo ruolo è ricoperto dal M° Francesco Moccia). Alberto Bazzani (Locanda il Castello di Gusciola), vero mecenate, si spese per farci ottenere per la prima dell'opera, la bellissima Rocca di Montefiorino. Tantissimi altri artisti si unirono al Clan; per esempio: la classicista  Chiara Rizzatti (Sulle Spalle dei Giganti) in veste di danzatrice, l’artista a 360° Francesco Bocchi come coreografo e La Compagnia dei Focolieri di Quistello per darci formazione e attrezzatura nei giochi di fuoco. Tuttora il nostro progetto ha tante persone che lavorano dietro le quinte e lo sposano perchè vengono trascinati dal testo o dalle musiche… o anche dal nostro entusiasmo che è irrefrenabile. Questo è lo spirito del Clan.

Quali evoluzioni dell’opera? Che differenze ha rispetto al libro?
Le evoluzioni dello spettacolo sono molte, ma il Covid-19 ha inibito e rallentato gli sviluppi, i quali avverranno appena possibile (sono scaramantica e non ti dico di più). Abbiamo una nuova band con la quale stiamo registrando le canzoni; la formazione si è arricchita di una chitarra per poter riportare dal vivo alcuni dei temi affidati agli archi. Abbiamo Perry Magnani alle tastiere, Maurizio Melotti e Eleonora Moriarty Daolio alla chitarra, Riccardo Kalatrava Bighi al basso, Marco Pozzi alla batteria e il fonico Andrea Dondi.
Le differenze dell’opera rock rispetto al libro sono davvero esigue. E’ uscita prima l’opera rock solo perché inizialmente impiegai molto tempo per rielaborare il romanzo, avendo trovato la casa editrice Pluriversum solo un anno fa. Di fatto entrambi i prodotti sono scaturiti dalla medesima fonte e perciò la rappresentano in modo coerente. L’opera rock traspone in scena solo il primo capitolo del romanzo e si divide in due atti: uno che crea l’ambientazione del Clan e ci presenta i personaggi di Bethel, Makena e Luned (che nel libro viene scoperta pian piano con l'evolvere della storia), mentre il secondo mostra Vessagh e la piega inaspettata che prendono gli eventi.
Per caratterizzare al meglio i personaggi è stato associato a ognuno di loro un genere/vocalità caratteristica: Bethel è legata alla musica folk e celtica (il Clan) e alla voce lirica (il dramma), Luned al soul (lei ha grande fede negli dei e nei valori umani) e Vessagh al rock (la scissione). Makena non parla: non volevo che si esprimesse con lo stesso linguaggio degli altri, tantoche in precedenza abbiamo usato un mimo, e alla prossima regia verrà impersonato da un attore che non canterà ma parlerà (rappresentando così la massima espressione dell’avere i piedi per terra).

Che cosa significa per te questo romanzo? E cosa speri di lasciare?
Questo romanzo ha portato me per prima "Oltre l’Abisso", permettendomi di analizzare tante situazioni che non avrei mai potuto vivere. Di questo sono già molto felice. Io spero che anche per gli altri sia uno sprone ad andare ‘oltre’ se stessi, riscoprendo tanto quell’iceberg che è la nostra anima.
Il cammino è lungo, intimo e personale, ma penso che l’Arte esista proprio per spronare ad andare più in profondità, riscoprendo la scintilla divina che è in noi.

Questo romanzo è stato ispirato anche da tue letture? A proposito, come ti poni rispetto al fantasy?

Io sono un’accanita lettrice, molto spesso però leggo saggi. Mi interessa molto la spiritualità, il potenziamento di sè, la filosofia, la scienza, … altrimenti leggo classici, meno frequentemente romanzi storici.  Per esempio ho appena terminato "Sapiens" di Harari e sto leggendo un libro sulla guarigione delle memorie. Certi libri mi arrivano per caso e sono sempre quelli che ho bisogno di leggere in quel momento.
Il mio libro preferito è sicuramente "Il Signore degli Anelli" di Tolkien. Per tanti anni ho letto una marea di fantasy e non mi stupisco che il mio libro sia stato catalogato come tale. Ciò che amo nel fantasy è il fatto di poter dire di più rispetto al mero accaduto. E’ un genere che si presta molto bene a trattare i segreti del mondo sottile, oltre che narrare  situazioni che possono essere trasfigurate nella nostra realtà (il meccanismo del mito).
Per questi motivi capisco e sostengo la scelta di indicare "Oltre l’Abisso" come un fantasy, d’altra parte (ho avuto anche una fruttuosa consultazione con te all’epoca) io ho scritto il mero resoconto di un sogno: se avessi voluto scrivere un fantasy mi sarei lasciata ispirare poi avrei aggiunto elementi e tagliato altri aspetti più statici con l’obiettivo renderlo avvincente al massimo. Io non ho fatto questo lavoro consapevolmente, perchè ritenevo che il mio ruolo fosse di mera trascrittrice: la ‘rivelazione’ andava rispettata, io potevo non comprendere il significato di alcune cose, ma forse altri sì. Per questo avrei volentieri inserito il mio libro tra quelli di esoterismo (per quanto spicciolo, rispetto a tanti altri). Ad ora gli unici libri a cui i critici hanno collegato "Oltre l’Abisso" sono: "Iniziazione, memorie di un’egizia" della Haich e 'Il Ramo d’Oro" di Frazer… nessuno dei due è un fantasy. 

Quali progetti hai in serbo, legati al romanzo?
I tre giorni del Festival d’Irlanda a Ferrara: un evento a cui tengo molto perchè penso molto coerente con il romanzo e che mi permetterà di esibirmi anche nell’area spettacoli con degli estratti dell’opera rock.
Inoltre sono stata al FEntasy ed è stata una grande emozione unire l’intervista a cura di Lisa Lambertini al live acustico (saltato all’ultimo per maltempo).
Sto anche divertendomi molto a registrare l’audiolibro: finalmente metterò a frutto le lezioni di dizione. Poi i cantanti dell’opera rock stanno registrando i dialoghi dei loro personaggi: è un’occasione anche per loro di entrare al massimo a contatto con il proprio ruolo. In ultimo Perry curerà il sottofondo musicale, con brevissimi temi che richiamano i brani del musical.
Spero di fare tantissimi eventi e di poter unire parole e musiche al meglio. Certo è un periodo in cui c’è una particolare difficoltà in questo senso e mi auguro che presto sia un ricordo, o almeno che l’arte non venga più relegata ad un optional perchè secondo me non lo è e non potrà mai esserlo.

Prossimi progetti, di scrittura e di musica?
Recentemente ho avuto il piacere di vedere vari racconti pubblicati in antologie (una di quelle curata proprio da te, "ScriviAmo") e in un caso ho anche ottenuto un secondo premio ("La fragranza dell’amore" edita da Pluriversum). Sto scrivendo un paio di cose: un racconto futurista che tratta di arte e società e una cosa più autobiografica che non so se avrò mai il coraggio di pubblicare: “Al di qua dell’abisso” ovvero lo specchio di ‘Oltre l’Abisso’, quello che è successo a me da quando ho iniziato a fare i sogni celtici.
Con la musica (a parte l’opera rock) ci sarebbero grandi progetti, i quali però vengono sistematicamente rimandati… con Gio Cancemi (bravissimo pianista professionista, grande amico e poeta/scrittore) stiamo studiando varie opere che dovrebbero essere debuttate in forma di concerto e non solo; ha appena fatto il passaporto perchè potremmo anche andare a suonare in Russia. Mi sto trovando talvolta a fare la giurata di concorsi vocali internazionali: il prossimo è il lituano "Sonata of the stars".  


Scheda tecnica del libro
"Oltre l'abisso"
di Elisabetta Tagliati
Genere: Fantasy/onirico
Casa Editrice: Pluriversum
Casa editrice: clicca qui
Sito autrice: clicca qui





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