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giovedì 5 novembre 2020

INTERVISTA PENNUTA / CSU - Carlo Amedeo Coletta: da "Jerry Comano" al CSU, la scrittura, tra Noir e passione

Inauguriamo la collaborazione con il CSU con questa intervista a Carlo Amedeo Coletta, autore del noir "Jerry Comano" (PlaceBook Publishing). Carlo ci racconta di sé, del suo rapporto con la scrittura, di quello con il Collettivo Scrittori Uniti, con grande entusiasmo.  
Foto: Carlo Amedeo Coletta



Ciao Carlo, benvenuto su "La penna sognante". Raccontaci qualcosa di te: formazione, lavoro, passioni.
Ciao Roberta e grazie per l’invito. Hai del caffè per caso? Bè, se ti capita, magari la prossima volta, un caffè è sempre ben gradito. Al massimo lo porto io. Veniamo a noi, ho compiuto 42 anni a settembre ma mi sembra così strano che ho difficoltà a ricordare la mia età. Non me li sento proprio. Dovrebbero essere almeno 78, guarda, 79 al massimo. Scherzo ovviamente, sono 42 e sono stati molto intensi, talvolta spossanti, altre volte entusiasmanti. Sono nato a Roma ma i miei genitori lavoravano nella fredda e umida Lunigiana, al confine tra Toscana e Liguria, e mi ci hanno portato subito, giusto il tempo di salutare l’ostetrica. Qui ho vissuto i fantastici anni ’80 e i frenetici anni ’90 tra campi e animali, tanto pallone e, una volta adolescente, con il bel mare della Spezia. Ho studiato al liceo classico e per motivi che non ti starò a descrivere sono entrato nell’accademia navale della Marina Militare. Ho navigato un po’ e poi me ne sono tornato a terra. Adesso, da quasi 15 anni, svolgo una professione difficile da pronunciare, il transitario doganale. No, non guardarmi così. Non ho alcuna intenzione di spiegartene le peculiarità ma cerca di evitarlo. In mezzo a tutto questo susseguirsi di cambiamenti ho avuto tre figli che vedo meno di quanto vorrei e amo più di quanto credevo fosse possibile amare. Le uniche costanti con l’adolescenza sono rimaste la zona in cui vivo e lavoro, sempre al confine tra Toscana e Liguria, e il pallone che, a dire il vero, è l’unica cosa terrena che non mi stanca mai. Il pallone e le vecchie Volvo. Anche lì, vai bene a capirne il motivo. Chissà.

Quando e perché hai iniziato a scrivere? 
Fossi figo ti direi che scrivo da sempre e che la scrittura è la mia vita e roba del genere. Bè, non è così. Ho iniziato a scrivere seriamente alle scuole Superiori, fondamentalmente per prendere in giro i professori e strappare due risate ai compagni di classe. Ero di facile penna, come si diceva nel mondo militare. Talmente facile che, ben presto, mi sono ritrovato a scrivere tutti i temi dei miei compagni durante i compiti in classe. E poi, un giorno, ho scritto un racconto. Si intitolava "Ciaf". Sinceramente, detto tra noi,  faceva pena ma la sensazione provata alla fine mi ha talmente riempito di gioia che ho continuato. E così, eccoci qui. Sono arrivato a questa intervista in un batter di ciglia, direi.

Arriviamo al “Jerry Comano”: come nasce?
Il caro Jerry, miracolo della casualità. Quando ho iniziato a scriverlo, era una strampalata idea per un gioco di ruolo. Una specie di rappresentazione teatrale tra amici. Doveva avere almeno un canovaccio avvincente. Non se ne è fatto nulla e, dopo una trentina di pagine, ho lasciato perdere. In seguito, in un momento piuttosto buio della mia vita, l’ho ripreso in mano. Volevo cambiare il mondo, quanto meno il mio e ho visto, in Jerry Comano, la possibilità di avere un biglietto di uscita. L’ho finito in quattro lunghe notti a quasi vent’anni di distanza da quando lo avevo iniziato. Si intitolava “Jerry Comano e la storia più assurda e spaventosa che abbiate mai sentito, vi dico”. Di certo, di lì a poco avrei cambiato molto della mia vita, con tanti errori e qualche cosa buona. Jerry è stata una delle cose buone.

Senza spoilerare: chi è Jerry Comano?
Come chi è Jerry? Non hai letto il libro? Hai almeno visto il film? Come quale film? Sì, ti prendo in giro, non c’è nessun film, almeno non ancora. Jerry è un bravo poliziotto, almeno lo era. E’ un uomo pieno di sogni e princìpi. Almeno lo era. Ora è qualcuno che non trova e non comprende il proprio posto nella società finchè qualcosa, improvvisamente, lo rimette al posto giusto. È uno che ha smesso di lottare e si arrende alla corrente; un fortunato perché la corrente lo riporta lì dove vorrebbe stare nonostante sia convinto di non avere molto da offrire se non il proprio cuore, poco valutato dal mercato corrente. Non sempre la corrente è così benevola con chi le si abbandona. E non sempre si trova ciò che ci si aspetta, una volta ritrovato il proprio posto. E questo è il caso di Jerry.

Chi sono i personaggi che incontriamo?
E chi può dirlo? Chi sono i personaggi che incontri al lavoro o al supermercato? Chi lo sa. Sono persone all’apparenza normali, benché il concetto di normalità sia molto individuale. Qui c’è un vecchio cantastorie  che chiacchiera un sacco in cambio di vino scadente ma forse, sotto sotto, in cambio di compagnia. Ci sono ricchi borghesi dalla facciata impeccabile ma dalle finestre di casa coperte da spesse tende viola che celano i loro quotidiani segreti domestici. C’è qualcuno che uccide e, di conseguenza, qualcuno che muore. Entrambi hanno i propri perché, entrambi le proprie solitudini. Uccidi solo e muori solo, a pensarci. C’è una persona normale che indaga nelle vite di persone ricche che sembrano inarrivabili ma che posseggono le medesime fragilità dei comuni mortali inguaiati con il fisco. C’è l’amore, tanto. E il suo contrario, ognuno ben radicato in ognuno dei personaggi. È bastato dal loro, ai personaggi intendo, un sentimento più forte di un altro e affibbiare un nome. Se accendi la fantasia e ti concentri sulle persone che incontri per strada, passeggiando, puoi fare la stessa identica cosa e creare infinite istantanee di storie ancora da scrivere.

Per il contesto storico-geografico hai operato scelte particolari? 
Mi piace questa domanda perché vado fiero del mio operato tecnico tattico strategico. Che ho detto? Nulla, solo una frase altisonante per dire che ho scelto di non scegliere. Tutto è indefinito, anche se intuibile, a spanne. Avere una cornice, una voce narrante come il cantastorie di cui ti ho detto prima, fa sì che la precisione lasci il tempo che trova. Così non hai un luogo definito da un nome, potrebbe essere una qualsiasi città di provincia. Non hai una valuta ma hai soldi che girano. Non hai i cellulari ma Fred, amico e assistente di Jerry, guida una Volvo 240 già piuttosto vecchia. È il lungo racconto di una storia e, nel limbo, ha sempre ragione il narratore. Se poi il narratore carpisce la tua attenzione e la tua fiducia, non si pone neppure il problema del dove e del quando. Restano sotto la luce gli elementi essenziali, i “chi” e i “perché”.

Dal punto di vista della tecnica e dello stile, su cosa hai puntato e cosa, invece, hai evitato di fare?
Cavoli, queste sono domande difficili. Tecnica e stile. Credo sia semplice perdersi negli incastri che rendono un giallo intrigante e coinvolgente. Inoltre credo sia importante che la fine di tutto sia non solo terrena e non campata in aria ma anche plausibile, effettivamente ricostruibile, nelle dinamiche e nei modi, oltre che nelle motivazioni. Ho creato due macro situazioni, due misteri che dovessero essere l’uno la strada di risoluzione dell’altro. Dove sia finito il ragazzo scomparso per 4 anni e chi lo abbia ucciso proprio un attimo prima che facesse ritorno a casa. In mezzo, i perché. Perché è scomparso. Perché è stato ucciso. Dato che ognuno di noi ha i propri perché, è stato semplice costruire personaggi che avessero ognuno “il perché” che mi serviva. Di contro, ho evitato come la peste la parte scientifica dell’indagine. È troppo difficile da gestire per chi non è del mestiere. Lo strafalcione è sempre dietro l’angolo. Infine, e non so se sia stato un errore o meno, ho cercato di dare un ritmo incalzante agli eventi, soprattutto al rapporto causa-effetto. Il libro, se vedi, non è poi così lungo come invece ultimamente è di moda. Avrei dovuto, forse, dare spazio alle “pause pipì”, come negli sceneggiati Tv. Quelle pause di riflessione per il lettore, momenti in cui si ricapitola ciò che si sa, ciò che non si sa, le ipotesi prese in considerazione e via dicendo. Un bravo scrittore, probabilmente, ne avrebbe inserite un paio in più ma, detto tra me e te, mi piace molto come corre e come porta a correre con la mente e con gli occhi sulle pagine. Perché interrompere se ci si diverte? Ovviamente è un mio pensiero, nulla di serio quindi.
(Foto: Carlo Amedeo Coletta)

Che cosa significa per te questo romanzo?
Sai che non lo so? A volte gli eventi importanti della vita, almeno per me, sono di difficile lettura. Strano, trattandosi di un libro. Credo sia l’inizio di un cammino, ma potrebbe essere una passeggiata e nulla più. Di certo, la sensazione provata scrivendo la parola “Fine” è stata intensa. È stata la concreta consapevolezza di aver iniziato e terminato qualcosa con le mie mani. Tipo essere diventato grande. Quando sei un ragazzo non sai mai quale sarà la mattina in cui ti sveglierai con la sensazione di essere improvvisamente cresciuto. Ecco, è stato come varcare una linea improvvisamente visibile che separava l’adolescenza dalla maturità, già piuttosto in ritardo stando all’anagrafe.

Un bel giorno, l’incontro con il CSU (Collettivo Scrittori Uniti)... quando e con quali sviluppi?
A giugno di quest’anno, quando ormai credevo che "Jerry Comano" avesse fatto il suo tempo, una coraggiosa casa editrice, la PlaceBook Publishing , ha deciso di pubblicare la seconda edizione. Un bel traguardo ma pieno di insidie. Avevo paura di un flop clamoroso perché, oh, quante persone vuoi che leggano questo libro, pensavo. Nel frattempo, collaborando con alcuni portali online, soprattutto uno chiamato megliodiniente.com, ho scoperto quanti scrittori emergenti ci siano in giro. Sprovveduti naufraghi in un mare pieno di squali. Un mondo contraddistinto da porte chiuse a chiunque non abbia un nome conosciuto. Molti non sanno come trovare una casa editrice e qualcuno che possa dar fiducia al loro lavoro. Ho iniziato a scrivere recensioni di romanzi ancora inediti e, pian piano, ho capito di non essere da solo. C’è qualcuno, oltre a me, che con dedizione, amore e passione cerca di offrire una possibilità oltre che un canale per creare e divulgare cultura e valori. Ho incontrato infatti il CSU (Collettivo Scrittori Uniti) e me ne sono subito innamorato. Ho avuto la fortuna e l’onore di partecipare alla prima fiera virtuale del Thriller e Noir a settembre, il giorno dopo il mio compleanno. Un regalo stupendo. E non li ho più lasciati, in particolare Claudio Secci che mi sopporta ma, soprattutto, supporta. Scusa Claudio se rompo ogni tanto. Insomma, il rapporto è delizioso e mi piacerebbe avere molto più tempo per poter, un giorno, collaborare attivamente. Il CSU è una meravigliosa, caparbia, intelligentissima realtà. Ed è tutto gratuito. Dovrebbe essere inserito nell’economia francescana per modalità e valori. Non è una battuta, esiste davvero l’economia francescana ed è in grande rilancio.

Quali progetti hai per il futuro?
Devo, devo, devo... finire i due libri che ho in questo pc, entrambi a metà. Scrivo “devo” tre volte e intanto me lo dico perché è giusto che tu lo sappia, sono pigro e un fuoriclasse nell’arte del procrastinare. Oltre a questo, vorrei trovare una vecchia Volvo, mi manca molto.

Se vuoi aggiungere altro…
Davvero? No dico, non sei stanca? Ti ho massacrato le sinapsi con mille discorsi. Direi che non c’è nulla da aggiungere se non i ringraziamenti per tutte le domande che mi hai posto e per la tua deliziosa disponibilità, tua e del CSU. Ah, ecco, come nella Tv anni ’90, saluto i miei bimbi Sofia, Francesco e Aurora, mi mancano persino quando sono con loro!

Un abbraccio grande - Carlo Amedeo Coletta

Scheda tecnica del libro
"Jerry Comano"
di Carlo Amedeo Coletta
Genere: Noir
Casa Editrice: BookPlace Publishing
Data: 2020
Link Casa Editrice: clicca qui


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