Dante ci racconta altro: scopriamolo in questa intervista.
Ciao Dante, benvenuto su La penna sognante. Raccontaci qualcosa di te: chi sei, dove sei cresciuto, le tue passioni, la tua formazione, il lavoro etc.
Mi sono laureato in Economia e Commercio all’Università di Modena nel lontano 1975 e, dopo il militare, ho lavorato in diversi settori come impiegato e imprenditore con responsabilità soprattutto di carattere amministrativo. Mi sono sposato e ho sempre vissuto nel mio paese, San Possidonio (provincia di Modena, NdR) dove tutt’ora vivo con mia moglie, a parte diversi viaggi e brevi soggiorni all’estero per lavoro. Ho quattro figli: la più grande è del '78, il più piccolo - si fa per dire - ha trentadue anni. Dal 2018 sono andato in pensione e così ho potuto dedicarmi a quelle che erano da tempo le mie passioni: la Storia medievale e la scrittura.
Veniamo alla scrittura: come nasce questa passione?
Scrivere mi è sempre piaciuto ma, avendo un lavoro fisso che mi impegnava anche 10/12 ore al giorno, non potevo dedicarmi alla scrittura se non di notte o in qualche week end. Fissare sulla carta certe fantasie o anche certe realtà vuol dire valutare maggiormente quelle realtà o quelle ipotesi fantastiche, il problema sta sempre nella capacità di esprimere quello che senti e questo non è facile. Alle volte non te ne frega niente se altri non capiscono, ma col tempo ti accorgi che se altri non capiscono è perché tu non hai saputo esprimerti oppure non hai le idee chiare.
Poi hai partecipato al corso di scrittura creativa "Scriviamo": che cosa ti ha dato e cosa pensi dell’insegnamento della scrittura creativa?
Mi ha dato la possibilità di imparare a esprimere meglio ciò che avevo nella mente e mettere in fila le cose che prima pensavo un po' confusamente, e che non riuscivo a esternare in modo logico e comprensibile. Innanzitutto devi capire cosa realmente vuoi dire e distinguere ciò che è importante da ciò che è superfluo, concentrarsi su quello che è importante per te e far girare il tutto su questo centro gravitazionale. Una volta capito l’obiettivo, lo devi esprimere nel modo più semplice possibile con un linguaggio condivisibile e legato il meno possibile a mode e cliché.
Nella primavera del 2020 hai partecipato ad alcuni concorsi letterari. Con quali racconti e con quali esiti?
I concorsi sono sfide con sé stessi. Hai scritto un racconto, ti piace? Ok. Fallo giudicare non dalla figlia, dalla moglie o da qualche amico. Fallo giudicare da qualcuno che non ti conosce e che almeno abbia qualche autorevolezza. Chiaramente senza nessuna pretesa di vincere, ma di essere valutato per quello che sei. Avevo già diversi racconti nel cassetto, li ho riguardati e poi ho deciso di tentare la sfida. Così ho partecipato a diversi concorsi: in alcuni ho superato le prime selezioni, ma non sono arrivato alle finali, ed ero comunque soddisfatto per aver raggiunto un certo risultato, in altri sono stato premiato con la pubblicazione del racconto o della raccolta di racconti presentata.
Pubblicati, a oggi, sono:
-"Fast Food": racconto inserito nell’Antologia di AA.VV “La Fragranza dell’Amore” edito da Pluriversum
-"La Ballata dell’Orso": racconto inserito nell’Antologia “Racconti nella Rete 2020” edito da Castelvecchi
- "Racconti di Amori e Solitudini": otto miei racconti in unico libro di 89 cartelle pubblicato da Lupi Editori.
Entro Febbraio dovrebbero uscire, sempre a seguito di altrettanti concorsi, altre tre pubblicazioni.
Due racconti stati inseriti in due diverse Antologie di AA.VV, e una raccolta dal titolo “I Racconti dell’Argine” di circa 90 cartelle
Parlaci del racconto “Moonlight”: di cosa parla e dov’è incluso?
Questo racconto, incluso nella Antologia di Scritture Creative "Scriviamo" (curata da te Roberta) è stato da me riproposto col titolo italiano “Al chiaro di Luna” a un concorso, ed è uno dei due racconti premiati che dovrebbero uscire a Febbraio. Sostanzialmente è il ricordo di un incontro del tutto occasionale da me avuto a Modena durante la preparazione della tesi di laurea con un uomo disperato che si sentiva colpevole della morte per suicidio di una ragazza nella quale non aveva saputo riconoscere l’amore e che, a causa del suo egoismo "maschilista", aveva perduto in modo irrimediabile. Il tuo editing (per l'antologia "Scriviamo") sul testo è stato senz’altro opportuno e necessario perché il racconto venisse scelto per essere pubblicato anche da una casa editrice.
Un altro tuo racconto è stato incluso anche nell’antologia “Racconti in rete” edito da Castelvecchi: di cosa si tratta?
Il titolo è “La Ballata dell’Orso” ed è la breve storia di un uomo di nome Ronco, detto l’Orso, che la società aveva relegato fra i così detti “emarginati”, e che solo il candore innocente di una bimba priva di pregiudizi ne ha potuto rivelare, anche se in ritardo, la forte sensibilità poetica, a dispetto della superficialità con cui era stato “marchiato” sia per la sua situazione familiare sia per la difficoltà dell’uomo di esprimersi correttamente avendo una forte balbuzie.
Parliamo di “Racconti di Amori e Solitudini”: come sei arrivato alla pubblicazione di questa raccolta?
A seguito del concorso “Metamorfosi” curato dalla Lupi Editori, la Menzione d’onore ottenuta mi ha dato la possibilità di pubblicare questa raccolta in un libro uscito nel Novembre 2020. Come ho scritto nell’introduzione, il libro è una raccolta di storie sulla solitudine umana senza per questo avere la pretesa di essere esaustivo di un problema che è immenso e talmente vario da rendere impossibile qualsiasi velleitaria anche se sommaria rappresentazione totale. Sono episodi, momenti della realtà umana che ho cercato di fotografare nella loro essenzialità oggettiva, nel modo più semplice possibile. Non ci sono eroi, ci sono persone che vivono. Per ora, su Amazon, dove il libro è in vendita, ho avuto due recensioni con cui sono perfettamente d’accordo, perché ciò che viene evidenziato in esse è ciò che volevo dire. In fondo, ci sono riuscito.
Quando scrivi, a cosa presti attenzione? Hai dei riti, una tua particolare organizzazione del lavoro?No. Qualsiasi cosa può essere oggetto di attenzione, sono abbastanza istintivo in tutto. Se dovessi esprimermi per tipologie di argomenti direi che quelle a cui presto senz’altro maggiore attenzione sono: la solitudine, la superficialità, l’apparenza, il territorio, l’inevitabilità del destino.
Non riesco a scrivere a comando, ma solo su cose che sento e che decido di scrivere, perché mi interessano. Essendo racconti non lunghi, solitamente non ho bisogno di scalette, ma è l’istinto che mi guida, e spesso nemmeno io so dove vado a parare; inoltre non mi fisso la conclusione di una storia se non quando arrivo alla fine. Parto col voler dire una cosa, metto in scena dei personaggi e dalla loro interazione si ha lo sviluppo di una trama che non è sempre ben definita all’inizio, ma si costruisce con il procedere del racconto, in base a quello che mi dicono i personaggi Altre volte parto con uno schema generale impostato, ma difficilmente non lo stravolgo già dopo qualche pagina o battuta. Preferisco pochi personaggi centrali che dovrebbero farsi capire più che essere descritti. Quelli di contorno restano tali, esclusi da ogni descrizione particolare o commento, salvo che non sia funzionale al racconto. Cerco fin dall’inizio di scrivere la storia con tutti i particolari, perché mi è difficile riscrivere pezzi che ho già scritto, anche se chiaramente ho coscienza che prima che diventi definitivo lo dovrò rivedere non so quante volte. In tutti i modi evito di dire: adesso lo butto giù poi ci ripenso.
Che cosa significa per te scrivere?
Scrivere vuol dire esprimere sogni, speranze, concetti, idee. Questo non necessariamente implica enunciare il concetto o la propria opinione e farne un saggio filosofico; essa deve essere intuita dal lettore, e il lettore deve essere messo in grado di capire e di arrivare a quelle conclusioni cui tu vuoi che arrivi. Scrivere vuol dire anche cercare di evitare stereotipi e banalità che spengono il discorso dentro un qualunquismo inespressivo. Se parlo di una madre che piange la morte di un figlio, è inutile andare a descrivere ciò che questa madre prova, a meno che io non intenda evidenziare certi aspetti importanti, utili allo sviluppo della storia. Scrivere vuol dire pensare e riflettere, e magari ripensare a cose, avvenimenti, personaggi percepiti fino a quel momento in modo superficialo, in base a schemi precostituiti.
Al momento, stai lavorando a qualcos’altro?
Si sta sempre lavorando a qualcos’altro. C’è sempre una cartella aperta. Chi non sogna? Chi non ha speranze? Tutti hanno sogni e speranze e lo scrittore è semplicemente un essere umano che sente la necessità di esprimere sogni, speranze, illusioni, le più diverse.
Nel cassetto ci sono senz’altro altri racconti, forse un romanzo. Ma mi sono reso conto delle difficoltà che incontra uno scrittore esordiente come me, nonostante l’età, abituato a fare i cento o i duecento metri, allenarsi invece per una maratona. Vedremo.
Se vuoi aggiungere altro…
Scrivere è, innanzitutto, guardare la realtà senza paraocchi e pregiudizi con la maggiore obiettività possibile, senza remore o paure, senza cliché, luoghi comuni e pregiudizi, alle volte anche politici: allora lo scrivere diventa una delle cose più difficili da fare perché spesso questo viene preso come offesa al “politicamente corretto”.
Scrivere è anche creare. Allora diventi come un Dio che fa e disfa mondi a piacimento, ma in questo caso è evidente che scrivere significa anche fuggire dalla realtà per rifugiarsi in mondi fantastici dove i buoni e i cattivi sono quelli che decide lo scrittore e dove le regole non sono quelle umane, ma quelle inventate.
Lo scrittore ha una penna (o la tastiera di un computer) in mano e con quella parla. Parla a sé stesso e parla con gli altri di emozioni, di sogni, anche di ideali che lui sente e che spera di trasferire.
Forse sta qui il segreto di un bravo scrittore e si badi bene non di uno scrittore di successo, che è tutt’altra cosa.
Nelle foto
1) Dante Zucchi durante la presentazione di "ScriviAmo", a San Felice s/P (25 agosto 2020)
2) Foto sul palcoscenico (25 agosto 2020).
Un autore molto interessante, cercherò i suoi libri.
RispondiEliminaTi abbraccio.
Dante ha una penna che promette bene e ha idee interessanti... gli auguri il meglio!
EliminaBravo Dante, entrambi siamo andati in pensione nel 2018 terminato gli studi nel 1975. Tu laureato, io diplomato. Buona scrittura
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