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mercoledì 3 febbraio 2021

RECENSIONE - "La bambina e il nazista" di Franco Forte e Scilla Bonfiglioli, un romanzo memorabile

Non riesco a concepire la morte pianificata sull'agenda della condanna emessa dal Tribunale dei Fanatismi. Il potere, la fissazione di ergersi sui propri simili, cancellando, distruggendo; in questo palcoscenico dell'orrore, i riflettori si accendono su un fiore che sboccia, come una Primula. La speranza è un raggio, l'unico che ci proietta al futuro, con la forza dell'innocenza. Lo vediamo ne "La bambina e il nazista" (Mondadori) di Franco Forte e Scilla Bonfiglioli, il libro in recensione oggi. Un libro da leggere, scoprite perché.


Nella Germania del 1943, l'ufficiale di complemento delle SS Hans Heigel riceve ordini da Berlino: dalla cittadina di Osnabrück, dove risiede con la famiglia e svolge le proprie mansioni, è costretto a muoversi altrove, sprofondando nell'abisso del Secondo Conflitto Mondiale. Hans, trafitto nel cuore e nell'anima da motivi personali (non li rivelo!), non condivide le politiche del Reich; ha infatti sempre mascherato i propri pensieri, ma le vicende che lo vedranno coinvolto lo travolgeranno mettendolo di fronte all'orrore della Shoah e a una serie di scelte e azioni pericolose.  

Dall'incipit indossiamo i panni di Heigel, ne assumiamo la prospettiva, ne sentiamo persino il battito del cuore. Gli eventi scorrono, scanditi da tempi che non sono precisati in maniera certosina in quanto li viviamo come lettori. Questo è uno degli aspetti che rende "La bambina e il nazista" estremamente coinvolgente. L'Olocausto, una spina nel fianco della Storia, viene raccontato senza scivolare nel patetico, ma arrivando a toccare profondamente il cuore. Ammetto che a tratti mi sono soffermata su alcune frasi che mi hanno suscitato qualche lacrima.
"Gli occhi tuoi sono colombe". Hans si sentì tremare.
Ho tremato anche io con Hans.

La materia è sviluppata con grande accortezza, i dati storici sono precisi ma mai resi in modo didascalico. La trama giunge a un finale che ne corona la compiutezza dell'impianto, evitando di scivolare nello stucchevole. Nessuna concessione al patetismo: i sentimenti e le emozioni s'incastrano perfettamente nel narrato in cui i colpi di scena si susseguono tenendoci attaccati alla pagina. 

Romanzo ottimo per struttura e per uno stile limpido e cristallino, che ci lascia tra le mani il sigillo della speranza. In tutto questo orrore, nella disumanità del numero che cancella il nome dei detenuti nei campi di lavoro e di sterminio; nella crudeltà e nel sadismo che sfocia in atti osceni, legati in maniera pretestuosa a riti del paganesimo attraverso cui gli esponenti del Reich cercano delle giustificazioni ancestrali; nel male procurato ai propri simili; in tutto questo, sembra esserci spazio per quella Primula dormiente, nascosta da una zolla, in attesa dei primi soli di fine inverno. Un fiore che annuncia la primavera, tra fuochi purificatori, nella ciclicità della Storia che si compie per tornare alla rinascita. Ma con quanto orrore e dolore.

No, non è un film, anche se il romanzo si presta. Sono cose accadute realmente: Franco Forte e Scilla Bonfiglioli ce lo ricordano, senza ipocrite edulcorazioni. La testimonianza storica e il messaggio si dischiudono nel narrato inducendoci a non dimenticare e a non perpetrare la malvagità ai danni degli altri. Ai danni di chi è differente per pensiero, appartenenza etnica, sociale, di genere e di sessi. Ricordiamolo per non viverlo più (l'auspicio). 

"La bambina e il nazista" è un romanzo da leggere. Bellissimo? Non vorrei usare un aggettivo banale, quindi lo descriverei come memorabile. Perché resta dentro. Da leggere a partire dalle Scuole Medie. 
 
Gli autori

Franco Forte
Nato a Milano, classe 1962, scrittore, sceneggiatore e giornalista, per Mondadori, ha pubblicato tra gli altri: "Roma in fiamme", "Cesare l'immortale" e "Il fortunato Romolo".

Scilla Bonfiglioli
Nata a Bologna nel 1983, attrice e regista teatrale, oltre che scrittrice, ha pubblicato racconti in diverse antologie e nel Giallo Mondadori. 
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