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martedì 2 marzo 2021

PARLANDO DI CLASSICI - "L'esclusa" di Luigi Pirandello: quando la pretesa della ragione infondata porta all'esclusione e al pregiudizio sociale

Un primo romanzo innestato su un forte impianto drammaturgico, in cui il dialogo e il monologo colgono la forza della lingua viva, quel dialetto di Girgenti che è stato oggetto della sua stessa tesi di laurea da parte di Luigi Pirandello. La lingua traduce la potenza delle convenzioni sociali, tramutate in condanne inappellabili a causa di uno scambio epistolare visto come fedifrago. Da qui parte la lapidazione che oggi potremmo traslare ai Social, diventati desolanti tribunali di tuttologi che nemmeno studiano ma agiscono guidati da pregiudizi e rancori che perdono di vista il buon senso e la capacità di valutare le cose con un minimo di raziocinio. Ecco la recensione de "L'esclusa" (varie edizioni), romanzo di Luigi Pirandello: le ragioni per cui questo romanzo è attuale e consigliato.


"L'esclusa": la trama
Marta Ajala è una giovane e bella donna, sposata con Rocco Pentagora, oggetto delle attenzioni di Gregorio Alvignani che le indirizza alcune lettere appassionate. La donna, per nulla interessata all'uomo, viene colta mentre legge una delle missive. Da qui scoppia il caso che porta il marito a cacciare da casa Marta, irrimediabilmente oltraggiata dalla taccia di adultera, un'onta che avrà pesantissime ripercussioni anche sulla famiglia di origine della donna, costretta ad affrontare una battaglia per la sopravvivenza. La cacciata di casa la porterà a riprendere in mano gli studi per emanciparsi economicamente, partecipando a un concorso, mentre Alvignani, ancora innamorato di Marta, si affermerà in politica e farà sentire la sua influenza, tra chiacchiere e disapprovazioni. Intanto, tra lutti, tragedie e riflessioni, Rocco è alle prese con le ragioni del cuore, in contrasto con quelle sociali e di orgoglio (virile). 

Il romanzo: recensione e riflessioni
"L'esclusa" apre una serie di finestre su tematiche che ci riportano alla scissione dell'individuo. Da una parte, l'essere umano alle prese con il suo bagaglio di emozioni, sentimenti, fragilità; dall'altra l'essere sociale che deve fare i conti con la rete di convenzioni, pregiudizi e obblighi, spesso spietati. La poetica della maschera, meglio espressa in "Uno, nessuno e centomila", trova una prima bozza con il riferimento alla componente sociale. E quello che sorprende è l'attualità del tema, considerando anche il fatto che la protagonista è una donna. E ancora più protagonista è l'equivoco irrisolto che porta a un effetto palla di neve-valanga, con conseguenze tragiche nella vita delle persone coinvolte.

Una donna accusata di essere fedifraga: nessuna lettera scarlatta, ma la cacciata da parte del marito che nemmeno vuole sentire le ragioni, convinto di essere nel giusto. E nel non voler indagare, si determinano tutti quegli eventi che, a catena, travolgono la vita di Marta e della sua famiglia. L'onta legata al comportamento libertino, su cui nemmeno ci si è soffermati, in una società misogina in cui la vera ragion d'essere del caos è la virilità ferita da una donna - che socialmente deve essere immacolata - è la condanna al tribunale pubblico che, a un certo punto, Pirandello presenta in un marasma di ritualità che nel caos ha un qualcosa di bacchico, pur nella sacralità della ricorrenza. 

L'accanimento contro un capro espiatorio si trasferisce oggi ai Social con le odierne lapidazioni virtuali, con prese di posizione per niente basate sulla ricerca di informazioni o sulla valutazione obiettiva delle situazione; è il potere del branco che sfoga la propria rabbia contro il capro espiatorio per espiare i propri peccati e tornare nella casa dell'ipocrisia fingendo che "solo gli altri sono colpevoli". 

Marta è in balia di forze e condizionamenti che vanificano i suoi sforzi. I retaggi veristi aprono a una narrazione che attinge all'espressionismo, con moduli oggettivi che, permanendo nella concretezza rappresentativa, non ha più la pretesa di registrare la realtà ma di raccontarla in una forma allucinata, rispetto a come il destino irrompe nella vita dei personaggi. Dialogo e monologo sono centrali per un impianto che risente della formazione teatrale e di un uso della lingua viva della Girgenti in cui Pirandello è nato. 

Per concludere
"L'esclusa", primo romanzo del Nobel, edito nel 1901, è un'opera viva ancora oggi e di un'attualità disarmante, alla luce della questione femminile e del tema dell'esclusione attuata anche tramite i Social, ricordandoci che anni di appelli all'unione e alla tolleranza non hanno sortito mutamenti in certe prassi sociali. Nel romanzo si delineano i temi della poetica pirandelliana, grazie a un intreccio perfetto e a un impianto drammaturgico che costituisce la base viva della narrazione, concreta ma anche capace di veicolare significanti pregnanti. Da leggere.   

L'autore: Luigi Pirandello
Nasce il 28 giugno 1867 a Girgenti (odierna Agrigento) da Stefano e Caterina Ricci-Gramitto, entrambi di sentimenti liberali e antiborbonici (il padre aveva partecipato all'impresa dei Mille). Compie gli studi classici a Palermo, per poi trasferirsi a Roma e a Bonn dove si laurea in Filologia Romanza.
Nel 1889 aveva già pubblicato la raccolta di versi "Mal giocondo" e nel '91 il libro di liriche "Pasqua di Gea". Nel 1894 sposa a Girgenti Maria Antonietta Portulano dalla quale avrà tre figli; sono gli anni in cui la sua attività di scrittore comincia a farsi intensa: pubblica "Amori senza amore" (novelle), traduce le "Elegie romane" di Goethe e inizia a insegnare Letteratura Italiana all'Istituto Superiore di Magistero di Roma. Il merito che alcuni critici hanno attribuito a Pirandello è quello di aver saputo registrare, lungo l'arco di una vasta carriera letteraria, i passaggi fondamentali della storia e della società italiana dal Risorgimento fino alle crisi più diffuse interne alla cultura, al teatro e alla realtà sociale del mondo occidentale.
"Il fu Mattia Pascal" (romanzo del 1904) è il punto di avvio attraverso cui, oltre a scardinare i meccanismi narrativi veristi, Pirandello coglie in pieno il dramma dell'uomo novecentesco, così intensamente scandagliato anche dalla letteratura europea contemporanea e successiva.
Vasta e articolata è la produzione dello scrittore siciliano. I suoi scritti, novelle e romanzi, si ispirano prevalentemente all'ambiente borghese che sarà poi ulteriormente scandagliato e definito, in ogni suo dettaglio, nelle opere teatrali a cui Pirandello giunge relativamente tardi. I temi delle sue novelle costituiscono, di fatto, una sorta di efficace laboratorio che in larga parte verrà riproposto nelle opere teatrali (il passaggio dalle novelle al teatro avviene in modo naturale per la stringatezza dei dialoghi e per l'efficacia delle situazioni mentre la "poetica dell'umorismo" si trasformava in "drammaturgia dell'umorismo"); così nel giro di pochi anni, dal 1916 in poi, appaiono sulle scene "Pensaci Giacomino", "Liolà", "Così è (se vi pare)", "Ma non è una cosa seria", "Il Piacere dell'onestà", "Il gioco delle parti", "Tutto per bene", "L'uomo la bestia la virtù" per poi arrivare ai "Sei personaggi in cerca d'autore" del 1921 che consacrano Pirandello drammaturgo di fama mondiale (il dramma venne rappresentato nel 1922 a Londra e a New York e nel 1923 a Parigi).
Se il primo teatro pirandelliano rappresentava in vari casi una "teatralizzazione della vita", con i Sei personaggi (ma anche con Ciascuno a suo modo, Questa sera si recita a soggetto e con l'Enrico IV) l'oggetto del teatro diventa il teatro stesso; siamo di fronte a quello che i critici hanno definito il "metateatro": "messa in scena della finzione che denuncia l'esistenza di un codice e ne svela il carattere convenzionale" (Angelini).
Fra i molti altri drammi ricordiamo La vita che ti diedi, Come tu mi vuoi, Vestire gli ignudi, Non si sa come, e infine le opere in cui, all'abbandono della "poetica dell'umorismo", subentra la proposizione di contenuti ideologici e di analisi psicologiche ormai lontanissime da ogni tentazione naturalistica; stiamo parlando dei "tre miti": quello sociale (La nuova colonia), quello religioso (Lazzaro) e quello sull'arte (I giganti della montagna) scritti alla fine degli anni venti e all'inizio degli anni trenta.
Dal crollo delle consuetudini di verosimiglianza del teatro tradizionale alla crisi del dramma rappresentato nella sua impossibilità, fino al teatro dei nuovi miti, Pirandello ha segnato un percorso vasto e interessantissimo non del tutto alieno, come è stato più volte osservato, dalle alchimie della fisica moderna. Alcuni degli esiti teatrali più recenti, come il teatro dell'assurdo da Jonesco a Beckett, non possono essere valutati senza tenere conto delle esperienze pirandelliane.
Della sua attività bisogna ricordare che fu il fondatore nel 1925 di un Teatro dell'Arte a Roma che propose nuovi autori al pubblico italiano. Nel 1929 fu nominato Accademico d'Italia e nel 1934 organizzò un convegno internazionale a cui parteciparono i più importanti esponenti dei teatro come Copeau, Reinhardt, Tairov. Nello stesso anno otteneva il Nobel per la Letteratura e due anni dopo moriva per una congestione polmonare.

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