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sabato 20 luglio 2024

RACCONTO - Storia di un'adolescenza: la parola segreta

"Dobbiamo inventarci una parola segreta."
Luna alza gli occhi al cielo. Sono quasi le sette e il parco si sta svuotando. Ci siamo ficcate nell'angolo più defilato, accanto a due anatre color cappuccino con la testa infilata sotto l'ala. Il ruscello artificiale ci scorre accanto, emettendo un suono rilassante. 
Io la osservo da sopra gli occhiali scuri. Oggi Luna è piena di allegria, con la bocca brillante di lucidino e le ciglia più lunghe del solito. 
"Stai benissimo" le dico, lasciando gli occhi sul giubbotto in jeans con gli strass sulle spalle. 
"Mia zia ha ideato questa linea di abiti e la sua socia cinese l'ha appoggiata."
"Wow. Tua mamma disegna vestiti?"
"E parole segrete."
"Smettila!"
(Racconto precedente: clicca qui)

"Okay, sì, la Führer-Mutti ha un'azienda che lavora per grandi firme. E ha questa socia, Lynn, molto avanti."
Luna è una di mondo, con il papà che è il sindaco della nostra città. La mamma è ancora più bella di lei, ma perché è grande e si trucca. Sono certa che Luna splenderà più di lei, anche perché è dolce, quando la conosci bene.
Io, invece...
"Allora?"
"Cosa?"
"La parola segreta, che poi io devo andare. La Führer-Mutti mi aspetta."
Sospiro. "Sai che non mi viene in mente nulla?"
"Nemmeno a me!"
Abbasso gli occhiali sul naso.
"Ma poi, questa parola segreta, a che ci serve?"
Luna si batte la fronte con la mano e scuote la testa.
"Possibile che io ti devo spiegare tutto?"
"Si dice ti debba. Io ti spiego come si usano i congiuntivi, tu perché si usano le parole segrete."
Luna distende le gambe, ridacchiando.
"Se si chiamano segrete, ci sarà una ragione, no? Insomma, una parola in codice che vale tipo un SOS. Io te la scrivo o tu me la scrivi e allora sappiamo che dobbiamo trovarci o sentirci subito. Anzi, no, immediatamente. Abbandonare le attività, qualsiasi esse siano, per essere una per l'altra."
Ripenso alla nostra promessa in bagno: ha ragione. Sposto lo zainetto, l'ho lasciato aperto e vedo spuntare la mia vecchia "Odissea". 
L'idea mi arriva, tipo folgorazione.
"Circe." Luna mi guarda storta, io gesticolo. "Sai la maga di Ulisse. Ti piace?"
"La maga?"
"No, la parola segreta." 
Fa girare l'anello con i brillantini intorno all'indice, poi passa a quello blu, nell'anulare. Mi osserva seria, una Luna ombrosa. Non ricordo come si chiama il lato scuro del satellite che penso sia una stella e mi sbaglio, lo so, ma non riesco a pensarla con i capelli neri e lo sguardo d'inchiostro. 
Si alza in piedi con un salto. Le sue gambe, lunghe e slanciate, sono strette nei jeans stracciati alle ginocchia. Mi tende la mano, io la prendo e mi lascio sollevare da lei. Ha una forza insospettabile, dietro a quel fisico da sottiletta fresca. Mi alzo in piedi, lo zainetto si rovescia di lato, ma Luna non mi dà il tempo di raccoglierlo, che mi batte una spalla con la mano libera, stringendo l'altra nella sua.
Ha una presa energica, solida. 
"Mi piace. Brava pulcetta."
Sì, ogni tanto mi chiama pulcetta, io accetto, dopotutto vengo dopo di lei. In fondo alla lista, la Robby Super-Tette è l'ultima delle popolari. 
Io ribatto: "Meglio che andiamo!"
Lei mi trattiene.
"Dobbiamo suggellare la parola segreta. Ripeti questa frase: Con la maga Circe ci aiuteremo, sempre risponderemo e mai ci tradiremo."
Io spappagallo: "Con la maga Circe ci aiuteremo, sempre risponderemo e mai ci tradiremo".
Ci abbracciamo, Luna lascia andare la presa. Vedo una luce nei suoi occhi, poi si passa la manica sopra. Vorrei chiederle che cosa c'è, lei ride.
"Niente. La disforia." Sistema lo zaino dietro le spalle. "Ne parleremo, poi."
"Sì, ma..."
Mi interrompe.
"Lascia stare. Ricorda Circe e poi basta."
Io alzo le braccia al cielo e cantileno: "Yeah".
Le anatre si scuotono, Luna mi guarda e poi ride. Malgrado abbia ancora gli occhi lucidi, per non so quale vera ragione. Deve essere seppellita dentro di lei. Chissà.  

(Racconto precedente: clicca qui)


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