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giovedì 13 ottobre 2022

"Primo sangue", una storia famigliare tra poesia e prosaicità, dalla penna di Amélie Nothomb

Di recente ho terminato la lettura di "Primo sangue" (Voland), romanzo della scrittrice belga Amélie Nothomb. Credo che questa sia una delle autrici più interessanti da seguire, soprattutto per la capacità che ha di raccontare una storia ispirata alla sua vita personale, senza mai cadere nell'autoreferenzialità. Il merito va all'indubbia capacità narrativa di Nothomb: le sue storie sanno sempre andare oltre al dato reale, complice la leggerezza che ci immette in una dimensione da sogno al limite del fiabesco. Anche quando racconta un incubo. Ecco la recensione.


"Primo sangue": la trama
Infanzia, giovinezza, matrimonio e primo incarico diplomatico di Patrick Nothomb, rampollo di una delle più influenti famiglie del Belgio. Fra una madre troppo presto vedova, dei nonni a dir poco bizzarri e una banda di zii quasi coetanei, il piccolo Patrick si impegna a diventare uomo… Pagine sorprendenti di una storia familiare che ogni lettore divorerà con commozione e divertimento.

Recensione
Un romanzo di formazione, una storia che dall'infanzia ci porta all'età adulta di Patrick, con le prove cui viene sottoposto, in un contesto di forti privazioni. La crudezza degli eventi è attenuata dal tono della narrazione, adombrata di un qualcosa di fiabesco e surreale.

Il meccanismo narrativo è costruito intorno a una trama che, nel suo essere biografica, ancora una volta, funziona riuscendo in un numero relativamente breve di pagine a condensare eventi che si dipanano in diversi anni. Fin dall'incipit il lettore si carica di aspettative che non vengono deluse, né trovano riscontro in sviluppi scontati. 

La storia di Patrick non è solo famigliare: "Primo sangue" è anche una storia sulla poesia e sulle conseguenze della poesia, a partire dalla figura del nonno che ha fatto la scelta meno redditizia, a svantaggio della sua famiglia. Ma la poesia sembra anche rendere vivibile una vita impossibile. La poesia è la parola che trova il proprio compimento nel Patrick adulto, impegnato in una tanto difficile quanto complessa operazione. 

Amélie Nothomb è autrice di una nuova, piccola perla. Non c'è concessione alla banalità, ogni parola ha il peso necessario a cesellare la storia, ogni dialogo una struttura limpida, a lei consona. La parola sbagliata può determinare la vita o la morte, ma può anche trasformare una dura realtà in un sogno. E nel sogno si può sorridere anche nelle situazioni più ostiche. La leggerezza è un plus di Nothomb, una lezione per chi vuole imparare a scrivere eliminando i macigni dalle dita.

Per concludere
"Primo sangue" è il trentesimo lavoro di una penna che continua ad avere qualcosa da raccontare. La realtà dura si traduce dal reale alla pagina, tingendosi di nuove sfumature. La poesia intride ogni elemento, diventando protagonista implicita e interlocutrice della parola, risolta nella trama che si chiude come un cerchio perfetto. Diverte e commuove come solo Nothomb sa fare. Da leggere.  


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