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lunedì 16 settembre 2024

Scrittori si diventa (e la tecnica non è un'opinione)

Sara (nome d'invenzione) ha un'idea. Una bella idea, per lei è persino geniale. Prende carta e penna e la abbozza. Poi inizia a scriverla e, presa dall'entusiasmo, nell'arco di pochi giorni redige una novella. Non un romanzo, ma un racconto lungo, dove la storia e i personaggi presentano una certa articolazione. La storia è nata dalla spinta creativa e questa è cosa buona. Sara decide, dopo avere corretto il testo, di inviarlo a qualche casa editrice. Sa che dovrà aspettare alcune settimane, così torna alle sue attività, nell'attesa di un nuovo lampo di genio. Poi, un giorno arriva una risposta. E non è positiva.


Scrittrice incompresa?
Sara apre la mail con il cuore in gola. Convinta del suo "capolavoro", si aspetta una risposta positiva. E, invece, la sua proposta è respinta pur con qualche riserva. Per quale ragione? Ecco la motivazione. 

"L'idea c'è ed è interessante, nonché attuale. La scrittura è corretta. Tuttavia mancano delle motivazioni forti alle azioni, in particolare ai colpi di scena che risultano poco credibili. Inoltre il punto di vista non è gestito in modo adeguato, sortendo un effetto di confusione. Una narrazione visiva sarebbe più coinvolgente, insieme all'eliminazione delle informazioni in eccesso. Per queste ragioni riteniamo la sua opera non pubblicabile.

Sara ci resta male, poi si arrabbia. Già perché la novella è stata l'occasione per mostrare le sue conoscenze della pittura contemporanea. Intere digressioni sono dedicate agli artisti prediletti. Certa di impressionare il lettore, Sara ha dato fondo alla sua cultura. Non solo: ha cercato di stupire con i colpi di scena che però non sono stati apprezzati. 

Sara ci ha messo la sua passione e la sua personalità. Chi ha valutato la sua opera, non ha capito nulla.  
Senza contare che è riuscita a trasmettere delle emozioni. Insomma il suo lavoro è intoccabile! Dopotutto ci sono autori di bestseller che scrivono cosettine semplici... lei scrive dei capolavori!
Così pensa, convinta di essere stata incompresa. Non pensa che siano mancati gli espedienti per costruire una narrazione che possa arrivare ai lettori. No, ha letto indossando il proprio punto di vista. 

Questo è il punto di vista di Sara che è nata per scrivere, a suo dire. 

Scrittori si diventa
Ma scrittori si diventa. La novella è stata respinta con motivazioni redatte da addetti ai lavori. Che cosa non funziona nel lavoro di Sara (ed è spiegato chiaramente)?

- Le motivazioni agli eventi
- Colpi di scena credibili
- Punto di vista non chiaro
- Uno stile preciso 

Difetti evidenziati che nascono da due motivi:
- La carenza di progettazione: la novella nasce dall'ispirazione ma poi non tiene conto di alcuni aspetti narrativi.
- Il non considerare il punto di vista del lettore.
- Essere convinti del merito di un'opera, solo perché frutto della propria cultura.

Sara è convinta che basti "saper scrivere". Lei, che è colta, legge e studia, a scuola prendeva 9 nei temi. Ma pubblicare non vuol dire essere i primi della classe. E la tecnica non è un'opinione. Non è un caso che ci sono romanzi nati da una serie di riscritture cui sono seguiti editing accurati. 
Molte penne, spinte dall'ispirazione, pensano che basti. No, l'ispirazione è un retaggio romantico che ha creato molte illusioni negli aspiranti scrittori; che poi esistano le eccezioni è assodato, ma dietro a un romanzo, a un racconto, c'è un lavoro che va oltre la spinta creativa. 

Arte è anche tecnica
Come il musicista deve conoscere le note; come il pittore deve destreggiarsi tra le tecniche pittoriche; come il ballerino deve imparare le coreografie; anche lo scrittore deve conoscere le tecniche narrative. Perché, invece, Sara e altri aspiranti scrittori spesso storcono il naso verso altri scrittori (soprattutto professionisti), magari di bestseller, sentendosi trattati come geni incompresi? 

Perché gli scrittori non sono tenuti ad avere tecnica, mentre gli artisti di altre discipline devono conoscere una tecnica per fare arte? E perché sfoderare tanto compiacimento per le proprie conoscenze, partendo dal presupposto che il lettore ne sa meno e quindi l'autore diventa una sorta di divinità onniscente che il lettore deve apprezzare senza se e ma?

I lettori, prima di tutto, al centro
I lettori non vogliono i primi della classe. I lettori vogliono leggere belle storie e le belle storie nascono da un lavoro preciso. Parlare di pittura contemporanea per dare una lezione di Storia dell'arte, salvo poi redarre una narrazione noiosa e poco credibile, spinge il lettore a lasciare il racconto. E non è colpa del lettore. Uno scrittore deve fare ammenda e ammettere le proprie mancanze, dotandosi di tanta umiltà e mettendosi nei panni del lettore. Magari ammettendo di essere un bravo divulgatore ma non un bravo narratore. Il compiacimento dei primi della classe, non vince, la consapevolezza della propria penna, sempre. 
 

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