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martedì 29 ottobre 2024

Riaccendiamo i mondi possibili, alternative all'eccesso di narcisismo narrativo. Per una nuova grammatica della fantasia.

Ho fatto un esperimento: ho raccontato qualcosa di me. E subito, ecco che il racconto tratto dalla vita, è diventato più interessante dell'autrice, della scrittrice con la sua carriera (di quella chissene!), le sue storie possibili, create con progettazioni e il veicolo di temi importanti. C'è fame di biografismo e in sé non c'è nulla di male. Anzi, ogni persona ha una storia interessante da raccontare, ma la differenza la fa il come. Soprattutto la differenza la fa il biografismo che sfocia nel narcisismo letterario (specchio della nostra società), dimenticando la funzione creativa dello scrittore. E così nasce l'idea che uno scrittore debba avere una certa vita per essere tale; dimenticando il ruolo della fantasia, l'abilità dell'artista. Nella scrittura, infatti, pare che basti avere nozioni di base per essere scrittori. Si dimenticano la perizia e l'abilità. Come il violinista deve sapere suonare lo strumento; come il ballerino deve conoscere la coreografia, anche lo scrittore è un artista in quanto tecnico e questo si dimentica. La bravura viene surclassata dalla storia personale, raccontata in modo modesto. Questo mentre sono i mondi possibili a innescare il meccanismo creativo. La fiction spesso sminuita, come sono sminuiti il fantastico e altri generi... Per l'autore, uno sforzo, perché quel mondo possibile deve essere credibile. Deve nascere dalla creatività che richiede anche un cesello. 
Deve essere un esercizio di fantasia, mentre quest'ultima sembra essere ridotta a una manciata di slogan, a idee cristalizzate che diventano assueffazione dell'io. E così la capacità immaginativa, i mondi possibili crollano. Ma come si possono costuire? Ecco una nuova grammatica della fantasia.

Prendiamo "Una donna" di Sibilla Aleramo: una pietra miliare per la narrativa italiana e, insieme, per il femminismo; già perché nella storia di Sibilla la dimensione sociale di un matrimonio imposto a seguito di una violazione, e quella intima, della condizione personale, si intrecciano in maniera indissolubile; la storia è connaturata alla biografia dell'autrice. E da lì, soprattutto rispetto alle narratrici femminili, l'intimismo biografico è diventata una costante, abbracciata alla politica (Ricordate? Il privato che diventa politico). Tanti i casi editoriali, soprattutto a sfondo sessuale, in cui protagonista è il femminile, spesso confuso nel bilico tra libertà e compromesso erotico. E in tutti, la dimensione biografica, con quel guardare nel buco della serratura per sbirciare i segreti e rifarsi gli occhi, come a voler scoprire una fata che fa il bagno, è diventata un'abitudine. I b-movie anni Settanta, con il loro spirito boccacceso, incarnano questa tendenza.

"Spiare dal buco della serratura" per immergersi, da lontano, nell'intimità: l'atto morboso si trasferisce alla lettura, con un senso di immedesimazione. Perché la situazione è reale e verosimile; ma anche perché è pruriginoso immergersi nel personale degli altri, magari per consolarci delle nostre disavventure o  sfortune. Per dire: "Allora c'è chi soffre più di me" (e ci si consola, in un paese in cui l'invidia nettamente supera il desiderio di imparare da chi è migliore di noi).  

La storia raccontata si indentifica con l'autore/autrice-personaggio, com'è accaduto per recenti casi editoriali in cui il biografismo è diventata la condizione del successo clamoroso. Il personaggio-scrittore, partendo dalla sua storia personale, resta in essa incagliato, rischiando di perdere pubblico nel caso in cui si rivolgesse ad altre storie per esprimere la propria creatività. 

Ma ormai è sempre più ricercato questo biografismo, una narrativa che affonda le radici nel vissuto dello scrittore-personaggio, per sfamare un pubblico assuefatto a Reality e a una visione fantastica appannata dall'imperare dell'informazioni mediatica, soprattutto di cronaca. Il biografismo che imperversa, diventa veicolo di pochi mondi possibili e di idee polarizzate, a volte terreno perfetto per la propaganda. Una letteratura che si perde, si limita, entra in schemi laddove la scrittura dovrebbe scavare, plasmare, dare voce alla pluralità delle espressioni, anche quelle più sfumate. 

Ma i mondi possibili, per fortuna, sono ancora vivi. Sono nelle storie che camminano parallele a quelle che vogliono imporre. I mondi possibili sono le proiezioni della molteplicità dell'io, sono possibilità e cuori pulsanti. Possono essere una terra di mezzo o un mondo di ghiacci e fuoco. Si costruiscono partendo da quelli che abbiamo, dalle mappe che disegnano nuovi orizzonti.  I mondi possibili possono essere città fittizie ispirate alle reali, come Mont Ivory de "L'angelo caduto di Feerilandia", piccola cittadina ispirata a Modena ma con le comodità di Milano.

I mondi possibili ci permettono di esercitare la nostra fantasia, di proiettarci oltre, di uscire dagli schemi. Sono atti di ribellione vera, che sfuggono alle polarizzazioni, agli haters e agli adoratori. Sono personaggi che abbiamo in testa e che prendono vita in una scena che noi costruiamo. Sono le proiezioni che vanno oltre il nostro io. 
 
I mondi sono ancora possibili? Per i creatori, quelli veri, sì. Gli altri stanno dietro al buco della serratura, guardando quello che accade, beandosi nei loro schemini, nelle tramine esili, esaltando Maître à Porn che diventano Porn... pardon Maître à Penser. Ma là fuori ci sono i mondi possibili e intellettualmente onesti. Mondi che però richiedono talento, coraggio. Narciso non abita lì e se vi abita, vede nello specchio l'alterità.

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