Scritture creative

martedì 8 aprile 2025

L'eterno dissidio tra dilettanti e professionisti della cultura. Cultura è anche consapevolezza: le vetrine si rompono, la professionalità resta.

Ernest Hemingway lo diceva e non scandalizzatevi se lo scrivo: "La prima stesura è sempre una merda". Dedicato ai geni ispirati e a chi pensa di scrivere capolavori senza avere tecnica, scrivo questo articolo, per lanciare una suggestione. Tratto del riconoscimento del lavoro dello scrittore in quanto professionista. Non intendo solo l'autore di opere creative, ma una persona che, negli anni si è specializzata nella scrittura a 360°, occupandosi di copy, revisione testi, web writing e Social. Si parla di PROFESSIONISTI che, nel dedicare il proprio tempo alla scrittura, studiano, si aggiornano, recependo i cambiamenti del mercato


Mercato... ed è subito scandalo sul vil denaro (che tutti vorrebbero!)


Sottolineo, del mercato, mentre i puristi della scrittura ancora si scandalizzano se si parla di mercato, di tecnica e di scrittura come lavoro; ma poi questi puristi sognano, come tanti, di imbroccare il bestseller, immettendo il libro in un circolo economico, lo stesso che criticano... Oppure si riempono la bocca con la gratuità della cultura; gratuità che NON è mai esistita! La cultura pubblica la paghiamo con le tasse, quindi grazie ai lavoratori e alle imprese! Ma sono i primi che sperano in sponsor per mandare avanti attività dilettantistiche, disprezzando chi la fa di mestiere; queste sono le sane contraddizioni di chi sogna senza collegarsi alla realtà dei fatti o di chi si nasconde dietro una sostanziale falsa umiltà... 

Ecco un dialogo topico. 


Il dialogo topico

"Sono tot soldi a pagina. Sono tot soldi a post."
La persona spalanca gli occhi.
"Ma come? Non ho molti soldi."
"Ma l'idraulico lo paghi..."
"Sì, ma anche io scrivo e ho pubblicato (in tipografia) e poi è divertente. Non può essere un lavoro."
"Ma io metto il mio tempo."
"Anche io quando scrivo impiego il mio tempo."
"Ma io ho studiato, ho fatto gavetta, ho vinto premi."
"Anche io ho vinto dei premi e partecipo alla Sagra dei Sassi Colorati."
"Con opere che nessuno ha letto."
"No, i miei amici l'hanno letto, il libro. E comunque chiedi troppo."
"Purtroppo pago le tasse."
"Ma i finanziamenti pubblici? Ah, sono calati."
"Se si vuole tutto gratis, non si produce, non si pagano tasse e ovvio che ci sono meno finanziamenti per i dilettanti."
"Ma io sono uno scrittore."
"Okay e cosa fai nella vita di tutti i giorni?"
"L'impiegato."
"E se ti chiedessero di lavorare gratis?"
"Non lo farei."
"Io, allora, che scrivo per lavoro, posso lavorare gratis?"
"Be', se vai in televisione..."
"In televisione divento più brava? Posso perdere tempo?"
"No ma se sei famoso allora vale che ti paghino perché sei conosciuto. E poi sei giovane..."
Squilla il telefono è un cliente pagante.
"Scusa sai, ma vado. Qui ci sono persone paganti."
"Mi puoi almeno dire..."
"Le consulenze si pagano."
"Non mi interessa più."

Per conclucere: il professionista lo è per sempre, la vetrina si rompe come la fama effimera. E prima viene il lettore. 

Il dialogo riproduce una situazione topica. Il dilettante che pensa di scrivere capolavori e di essere arrivato, che si erge sul suo piedistallo ego-riferito, anche in nome di una precedenza anagrafica. Poco importa che il professionista (che non si sente mai arrivato, perché conosce il settore) ci campi e che sappia cose che il baronetto non sa. Poco importa che il professionista sia preparato. Conta quel riflettore puntato. Che poi basta un attimo e la vetrina si rompe. La professionalità e la bravura restano, invece e quello scrittore vi può insegnare molto!
Perché a scrivere si impara, l'ispirazione non esiste. E quando scriviamo lo facciamo per gli altri, l'ego mettiamolo un pochino da parte e mettiamoci anche l'umiltà.  


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