A proposito, domani uscirà su La penna sognante una recensione, restando in terra britannica. Ma soprattutto, inizia il conto alla rovescia che porta a una data: 17 gennaio.
Brano
"Alice raggiunse di corsa la scala. Si fermò poco prima della gradinata, considerando l’opportunità di scendere dal corrimano come faceva, non vista, fino a pochi anni prima.
“Ma cosa mi salta in mente! Torna a dormire, razza di monella!”
La piccola Alice le suggerì, di nuovo, di correre, ma la grande rispose alzando testa e spalle e scendendo ogni gradino con passi misurati, tenendo sollevata una mano e facendo scorrere l’altra sulla balaustra.
Una signora deve essere sempre elegante, le ripeteva sempre la sua balia (ora prima cameriera) Miss Harper, che la aspettava accanto all’ultimo gradino. La donna reggeva un cappotto di velluto blu aderente con maniche a sbuffo. Lo offrì alla ragazza con i soliti gesti composti.
“Per carità, fa caldo.”
“No, Miss, lei deve mettere il cappotto come richiede l’etichetta.”
Alice cedette alla richiesta, Miss Harper la aiutò a vestirsi. Sorrise con la sua bocca larga e la faccia tonda che le entrò in quella nicchia dove i ricordi si raffazzonavano insieme alle meraviglie dimenticate.
Il sorriso divenne sghembo, si distese, infine si rovesciò assumendo la posizione di una falce di luna.
Ruotò di nuovo, finché non trovò posto sotto il naso appuntito di zia Trixy. La osservava dall’alto del suo metro e ottanta.
“Ti chiedo perdono per il ritardo.”
“Lascia perdere le formalità.”
Sulla soglia dell’imponente portone di casa Liddell-Orwell, Alice accennò un inchino, la zia la guardò divertita.
“Non hai caldo con quel cappotto?”
“Miss Harper ha insistito. È sempre molto premurosa e previdente.”
“Vorrai dire pedante!” Zia Trixy prese l’indumento tra le mani guantate. “Tutte queste formalità del
cappotto obbligatorio, soltanto perché è ancora primavera e a primavera non si può andare in giro soltanto con i vestiti, è una fesseria bella e buona.”
Anziché porgere il cappotto opportunamente ripiegato al maggiordomo, la zia lo lanciò oltre la soglia di una piccola stanza adibita a guardaroba. Alice restò a bocca aperta; l’altra le sorrise.
“Tranquilla, il tuo cappotto è già al suo posto. Se non ci credi, puoi affacciarti.”
La ragazza fece come le aveva indicato e, con grande stupore, lo vide disteso in ordine, su una gruccia di mogano . Si guardò intorno, si voltò, uscì a piccoli passi. Nel tornare nell’ingresso, per poco non si scontrò con un giovane.
“Ma, zia, come hai fatto? Hai lanciato il cappotto e… .”
Trixy si lisciò i pantaloni e le fece un buffetto. Sorvolò sulla risposta e continuò il suo sproloquio sulle mode e le convenzioni.
“Tesoro, se c’è una cosa che rende ridicolo l’essere umano, è questo riempirsi la testa di convenzioni. Sarebbe tutto più facile se facessimo una sola, semplice cosa. Quello che la natura chiede.”
Si picchiettò una tempia. “La testa. Bisogna usare la testa. E il buon senso. Quello che ci riporta alla natura e ai suoi miracoli.”
Reference
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Adoro Alice e il suo mondo meraviglioso *_*
RispondiEliminaLewis Carroll ha creato un mondo meraviglioso che ha influenzato la nostra cultura. E ci insegna che è bello lasciarsi andare al non-sense, alla creatività folle (ma buona)!
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