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mercoledì 8 maggio 2024

L'intervista: "Quell'odore di resina" di Michela Zanarella (Castelvecchi)

Il romanzo è uscito lo scorso 22 marzo e si tratta del primo di Michela Zanarella: “Quell’odore di resina”, edito da Castelvecchi, è il primo cimento di narrativa per l'autrice che già abbiamo conosciuto con la sua poesia (clicca qui). L'occasione è buona per conoscere quest' opera, che pone al centro il coraggio delle donne.
Ecco cosa ci racconta l'autrice. 



"Quell'odore di resina": la storia
Dopo numerose pubblicazioni di poesia in Italia e all’estero, l’autrice si mette alla prova con la narrativa, senza dimenticare la poesia che si respira anche tra queste pagine. Un esordio che pone al centro la determinazione e il coraggio delle donne. La protagonista è una giovane con tante insicurezze e infiniti sogni. La sua quotidianità è scandita dal lavoro in un ambiente poco femminile e da rari momenti dedicati a sé stessa. La vita la mette costantemente alla prova e le riserva incontri ed esperienze inaspettati. Un tragico incidente cambia per sempre il suo modo di essere e la porta a compiere delle scelte. Dopo momenti di sconforto e dolore, arriva chi sa comprendere il suo desiderio di fuga da una realtà che non la fa sentire libera. Ma le ombre e i fantasmi del passato non se ne vanno. Solo i luoghi d’infanzia nel ricordo e una nuova passione sembrano ridare fiducia e coraggio alla protagonista, che cerca di non arrendersi. Imparare a conoscersi non è semplice. Saranno le parole la chiave perfetta del cuore. 

L'intervista

Ciao Michela, ci siamo già conosciute con la tua poesia, in particolare “Recupero dell’essenziale”. Ci racconti qualcosa di te di quel periodo? Chi eri allora e chi sei oggi?

È davvero un piacevole ritorno. Sono trascorsi due anni dalla pubblicazione della mia raccolta di poesie “Recupero dell’essenziale” edita da Interno Libri nel 2022. Da allora l’entusiasmo per la scrittura non è cambiato, amo la poesia allo stesso modo e mi sento forse più serena, perché ho imparato a non pretendere nulla, tutto ciò che è arrivato, l’ho vissuto come un dono e mi basta. Il libro dopo sei mesi dall’uscita è andato in ristampa e ha ricevuto diverse recensioni e commenti interessanti dalla critica e dai lettori. Sinceramente non me lo aspettavo. Nel 2023 ho vinto la pubblicazione con Macabor Editore della raccolta “L’eredità del bosco”, un libro che mi sta regalando molte soddisfazioni.  È arrivata anche la pubblicazione di una plaquette bilingue italiano/romeno “Norii insule. Le nuvole isole” con le traduzioni di Eliza Macadan per Editura Eikon/Cosmopoli. Tutte situazioni inaspettate e gratificanti. Secondo me i libri non hanno tempo, anche se l’editoria si basa troppo spesso sulla data di pubblicazione e già dopo un anno si guarda al catalogo successivo. Oggi sono più consapevole di come funziona il mondo editoriale, sono meno ansiosa di fare cose a ogni costo, cerco di ritagliarmi dei piccoli spazi da dedicare alla lettura e alla scrittura dopo il lavoro, che occupa gran parte del mio tempo. Sono cambiata? Si cambia di continuo. Ma la voglia di progettare, ideare, creare non manca.

Dalla poesia alla prosa, parliamo del tuo esordio narrativo con “Quell’odore di resina”. Com’è nato questo romanzo?
Ho atteso a lungo prima di decidere se pubblicare il romanzo. Sono passati quindici anni. Avevo quasi il timore di passare alla narrativa. L’ho sempre considerato un genere piuttosto lontano da me, forse sbagliando. Ho scritto il libro in una fase particolare della mia vita, su suggerimento del mio compagno, che da buon insegnante di scrittura creativa, mi ha convinto a procedere senza troppe paure. Avevo la necessità di raccontare la mia insolita esperienza lavorativa, così ho affidato a Fabiola, la protagonista, la mia voce, la mia anima. Non è stato un percorso semplice. Ho iniziato la stesura del libro, l’ho interrotto, tenuto nel cassetto, e poi ripreso. Alla fine mi sono decisa a farlo leggere, ma solo grazie all’aiuto del mio editor, Michele Caccamo, ho portato a termine il lavoro. Non pensavo di riuscire a realizzare questo sogno. Ora il romanzo c’è, già tra le mani dei lettori. 

Il romanzo inizia con la promessa di un cambiamento. Un’illusione? Una speranza? Altro?
Il romanzo inizia in realtà con una fuga, premessa di un cambiamento. Fabiola ha sia l’illusione sia la speranza che la sua vita possa giungere a una svolta. Abbandona così la sua terra verso una città diversa alla conquista della libertà. Ognuno di noi ha sogni ed ambizioni, sarebbe sbagliato non averli. Compie un viaggio e in questa dimensione di esplorazione e conoscenza dei luoghi e della propria interiorità, imparerà che la vita è una prova continua. 

La protagonista è una donna. Come si presenta ai lettori, in rapporto a questo momento storico molto particolare per il femminile?
La protagonista è una giovane donna con molte inquietudini e infiniti sogni. Si presenta con le fragilità e le insicurezze della sua età, determinata a trovare un posto che la identifichi nella società. Non nasconde le sue paure, l’ingenuità, la curiosità di scoprire ciò che non conosce abbastanza. Fabiola rappresenta il passaggio dall’adolescenza alla maturità, incarna l’inesperienza, il coraggio, l’ambizione, è la testimonianza concreta e attuale di chi non smette di credere nel futuro, nei valori dell’amicizia e dell’amore. 

Dove ci troviamo e con quali implicazioni e difficoltà, ma anche opportunità?
Ci troviamo in una dimensione di cruda realtà quotidiana, dove il lavoro risulta un miraggio irraggiungibile. Per ottenere la sua indipendenza la protagonista decide di varcare la soglia di un mattatoio, luogo poco femminile, che la segnerà profondamente. La paura di non trovare un impego, la preoccupazione per un futuro instabile e incerto, portano Fabiola a reagire, a non lasciarsi sopraffare dalle situazioni e dagli ostacoli. La precarietà si trasforma in assidua ricerca per migliorare la propria condizione. E dagli incontri giungono inaspettate opportunità.

Il titolo ci riporta a un qualcosa di “tradizionale”. È così? Ci sono retaggi più o meno nascosti?
Il titolo rievoca il contatto con le proprie origini, con gli elementi della natura. La resina è simbolo di forza, il suo profumo porta calore, guarigione, energia. Ho scelto questo titolo perché ristabilisce un legame forte con la poesia, spesso ho utilizzato la resina come immagine nei miei testi. È una sorta di proseguimento, indica continuità, senza mai allontanare lo sguardo da ciò che per me è essenziale. 

Che ruolo hanno i sensi in questa storia? Che cosa significa scrivere con la sensorialità?
I sensi sono fondamentali, perché attraverso il racconto di Fabiola si può percepire, toccare, odorare, ascoltare. Il lettore viene catapultato tra le emozioni della protagonista e le assorbe totalmente. Nella storia ci si troverà a sorridere, a piangere, ad ascoltare canzoni, a leggere poesie, a vibrare con la stessa intensità degli aquiloni nel vento, ad annusare l’orrore e la paura. Credo sia una bellissima immersione nei contrasti, un’occasione per condividere esperienze di grande impatto e respiro. 

Abbiamo parlato della tua poesia. L’approdo alla prosa la vedi come un’evoluzione o come un altro modo di esprimerti? 
Non so se sia da considerarsi un’evoluzione, sicuramente è qualcosa di nuovo per me, un altro linguaggio. Mi piace mettermi alla prova, sperimentare, non è detto che io riesca nell’intento, ma sono pronta a correre il rischio. 

Che cosa ha significato per te cimentarti in questo tipo di narrazione?
Bella domanda. Credo sia stato un tentativo di allontanare il dolore, liberarmene. Trasformarlo in altro. La scrittura a volte ci offre la possibilità di rendere meno pesante l’esistenza. Ho sfidato le mie ombre e i miei fantasmi, li ho fatti emergere e lasciati andare. Ora sono meno invadenti.

Dal punto di vista tecnico e stilistico, come hai operato e con quali implicazione per la tua penna? Quali eventuali difficoltà hai incontrato e quali apporti/soluzioni/particolarità?
Ho utilizzato una scrittura visiva, le immagini in sequenza, seguite da intrecci e flashback narrativi. Ho avuto difficoltà a snellire, a togliere il superfluo, a dare ritmo. Ma sono stata guidata da occhi e mani consapevoli ed esperti.

Che cosa significa questo romanzo per te?
Significa aprire lo sguardo verso altro, senza abbandonare l’amore per la poesia. È una ulteriore prova, un’occasione. C’è sempre da apprendere. Ma bisogna pur iniziare per provare a migliorare. L’importante è almeno fare un tentativo. 

Progetti futuri?
Intanto dedicarmi alla promozione del romanzo, e poi leggere, studiare, scrivere. Fino a quando non nascerà altro. 

Se vuoi aggiungere qualcosa…
Solo un infinito grazie a te che mi hai dato la possibilità di parlare del libro e a tutte le persone che mi dimostrano quotidianamente affetto e stima. Senza di voi potrei fare ben poco. 

L'autrice: Michela Zanarella
Michela Zanarella è nata a Cittadella (PD). Dal 2007 vive e lavora a Roma. Ha pubblicato diciotto libri. Giornalista, si occupa di relazioni internazionali. Collabora con diverse testate e redazioni. Le sue poesie sono state tradotte in oltre dieci lingue. È tra gli otto co-autori del romanzo di Federico Moccia “La ragazza di Roma Nord” edito da SEM. “Quell’odore di resina” è il suo primo romanzo.

Sito web: clicca qui

Comunicato stampa e gestione ufficio stampa: Simona Mirabello



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