La recensione
Il buio e la luce sembrano i confini entro cui si muove la poesia di Michela Zanarella, almeno in questa raccolta. In realtà in queste e altre polarità che ritroviamo, si muove una scala cromatica di suggestioni che scavano le apparenze delle cose fino ad arrivare a coglierne l'essenza. E in essa troviamo lo sbocciare dell'infinito con la sua molteplicità di consonanze e assonanze.
"Recupero dell'essenziale" apre con l'interrogativo: Cosa resta dell'estate ormai finita? Qui ravvisiamo l'attitudine dello sguardo che pervade ogni componimento, un continuo interrogarsi e interrogare l'essere, spogliato delle parvenze, perché cerchiamo di capire se la terra può resistere/ al dolore che prolunga la sua scia nel vento.
La condizione umana va di pari passo a quella naturale, ne segue la ciclicità, al punto che il tempo conferma la sua importanza: Da questo tempo dove la vita si attorciglia/come un’edera che sale sui muri/si farà notte come ogni notte/e sarà un andare incontro alla luna. La vita è "qualcosa" che si attorciglia, va e poi torna, proprio come accade per le stagioni. Tutto è un divenire che porta con sé segreti più o meno impliciti, essenze che necessitano di essere percepite. Ma per farlo, occorre saperle ascoltare e raccogliere.
E a proposito di essere, ecco il divenire: Il sole come l’amore non scompare/si muove tra le fronde dentro gli astri/è una tenera presenza che spinge ai talloni/del giorno. Niente scompare, tutto si trasforma oppure resta, forse nascosto dietro alle apparenze che ingannano.
In questo svelamento, troviamo la notte capace di maternità, richiami di città, polvere e nuvole, fiori che sbocciano, stagioni che vivono dei loro colori. Nelle poesie dedicate (a Oriana Fallaci, Marina Cvetaeva, Federico Garcia, Lorca, Rafael Alberti, Vincenzo Cardarelli, Sergio Corazzini, Marcella Continanza, Pier Paolo Pasolini) troviamo riferimenti alle lezioni di autori e autrici cui Michela Zanarella ha attinto.
I versi sono semplici nel godere di una certa libertà, mai disgiunta all'attenzione alla parola. Alcune rime seguono il flusso della poesia, ma sono sempre sganciate da un'idea di artificio; non si avverte alcuna forzatura, solo il divenire del poetare che si esprime attraverso immagini coerenti agli sviluppi che l'autrice intende dare al suo esprimersi. La natura è la fucina cui attinge, evitando di cadere in vezzi e virtuosismi. La tendenza è quella di utilizzare immagini e termini ricorrenti (buio, luce, luna, stelle, tempo sono in evidenza) che caricano ciascun testo di riferimenti interni ed esterni, da cui si dispiega la visione di Michela. Un divenire che segue cicli in cui poter raccogliere la bellezza dell'infinito, dei legami tra gli individui con la natura e il suo intimo.
Per concludere
"Cogliere l'essenziale" è un'immersione nel divenire delle cose, nel loro essenziale, un catturare l'immenso con cui creare legami che ci riportano all'universo agli ossimori luce-buio, confini che celano l'immenso. Una poesia, fruibile ai più, che con uno stile essenziale fa proprie lezioni di maestri che diventano penna e manifestazione, accadimento e contemplazione. Consiglio di leggerle e rileggerle.
L'autrice: Michela Zanarella
Michela Zanarella è nata a Cittadella (PD) nel 1980. Dal 2007 vive e lavora a Roma. Ha pubblicato diciassette libri. Negli Stati Uniti è uscita in edizione inglese la raccolta tradotta da Leanne Hoppe “Meditations in the Feminine”, edita da Bordighera Press (2018). Giornalista, autrice di libri di narrativa e testi per il teatro, è redattrice di Periodico italiano Magazine e Laici.it. Le sue poesie sono state tradotte in inglese, francese, arabo, spagnolo, rumeno, serbo, greco, portoghese, hindi, cinese e giapponese. E’ tra gli otto co-autori del romanzo di Federico Moccia “La ragazza di Roma Nord” edito da SEM.
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Uff. Stampa a cura di Simona Mirabello
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