martedì 10 giugno 2025

"La forma del cetriolo": un memoir ironico e profondo che strizza l'occhio al linguaggio social

Sabrina Ma si racconta in un memoir ironico, intenso e disincantato, ma che apre anche a riflessioni preziose, attraverso l'uso di un linguaggio che strizza l'occhio ai social, hashtag compresi. Scopriamo "La forma del cetriolo - Gli uomini che ho incontrato, vissuto e lasciato andar via"(Independently published), sia attraverso una recensione, sia attraverso le parole dell'autrice. 


"La forma del cetriolo": la trama

Il memoir che si tinge della pungente ironia e della consapevole malinconia di una donna che ricorda gli amori vissuti, sbagliati, perduti. Un viaggio sentimentale e sessuale tra persone incapaci di mettersi in gioco, desideri inascoltati e inquietudini specchiate nell’altro. L’autrice firma un racconto di formazione coraggioso, capace di parlare a donne e uomini grazie a una voce autentica e irriverente.

La recensione: un memoir ironico, profondo e Social

La storia della letteratura è costellata di romanzi di educazione sentimentale, e a oggi il memoir è ormai il genere che meglio consente le narrazioni in tal senso. In primo luogo perché risponde a un'esigenza sempre più sentita di autenticità, portando il racconto di un'esperienza personale; poi perché la percezione di emozioni e sentimenti si amplifica attraverso l'io narrante.

Sabrina Ma si racconta senza imbarazzi, portando degli aneddoti. Evita lunghi sproloqui che appesantirebbero la narrazione, per andare al dunque, scoprendo nervi anche piccanti, spesso tesi e contraddittori. Le riflessioni non si traducono mai in valutazioni morali, ma sono lo specchio di un sentire in evoluzione, di un fluire umano e sociale potente. 

Storie tossiche? Storie sbagliate? La percezione che ci dà l'autrice è che queste dovevano semplicemente accadere e nel caso delle relazioni più travagliate, non si tratta di tendenze masochistiche o di Sindromi dell'Impostore. La stessa autrice rivela momenti di crudeltà, umanissima e disarmante. Perché nelle relazioni in cui si vogliono trovare per forza buoni e cattivi, i ruoli rischiano di essere forzati e non sempre la colpa è solo da una parte.

Più spesso, le relazioni hanno i loro esiti inevitabili, perché iniziano, si sviluppano e, ahimé o per fortuna, finiscono. E si riparte, magari con il cuore spezzato, ma anche con la consapevolezza che tutto scorre, che ci sono errori che non devono diventare ossessioni. Che l'amore non ha confini.

I cetrioli sono cinque, ogni storia è narrata come un aneddoto, il tutto tracciando un percorso che è anche un viaggio. Con le relazioni cambiano anche i luoghi, e la voce narrante rispecchia le istanze di una contemporaneità dai ritmi vertiginosi, in cui la comunicazione è spesso il vero problema.

Interessante la delineazione del femminile, non posto in un'ottica meramente vittimistica. Maschile e femminile si presentano con vizi e virtù con gli equilibri di un'altalena che segue il ritmo delle passioni e dei sensi, insieme ai sentimenti. Le relazioni sfuggono alle etichette, sono momenti di esplorazione. Vita.

Un plauso alla scelta del linguaggio: snello, efficace, social. I registri si alternano in modo calibrato, anche se prevale l'ironia. L'autrice è brava a delineare le storie evitando orpelli: nella sua scrittura non si avverte il mestiere, ma di certo un background narrativo e la consapevolezza linguistica alimentata dalle esperienze.  

Per concludere: "La forma del cetriolo"

"La forma del cetriolo" è un memoir maturo, intelligente, che scivola velocissimo, senza perdere il contatto con l'interiorità. Piccante, ardito, ma anche sincero e onesto, dove la donna non è vittima, ma diventa artefice di un percorso. Una storia che lascia il segno, specchio dei nostri tempi frenetici.


L'intervista a Sabrina Ma

Ciao Sabrina, benvenuta. Ci racconti qualcosa di te? Le tue passioni, cosa non sopporti, i tuoi sogni e i tuoi “tic”/manie…
Grazie, un piacere! Sono stata una grande viaggiatrice, prima dei 35 anni avevo toccato tutti i continenti, oggi ho ancora qualche curiosità, ma sono felice di aver visto qualcosa del mondo. Amo il cinema, scrivo le cose che vedo già in movimento...non sopporto l’ignoranza, oggi ci sono mille
modi per essere informati...anche troppi! Non mi pare di avere manie, però ho una lotta aperta con le mie unghie...le rosicchio da una vita!

“La forma del cetriolo” è un memoir, genere sempre più in auge: quando e com’è nata l’idea di scriverlo?
Io ho sempre scritto, sai i classici pacchi di fogli che tieni nel cassetto, poi a un certo punto ho pensato di fare qualcosa che fosse leggibile a tutti. Una specie di educazione sentimentale per adulti, ed eccoci! Sentimenti, dolori e la giusta dose di sesso!

Il titolo lascia il segno e ti chiedo… questo cetriolo può avere più forme? Con quali manifestazioni?
Le forme sono personali, ne ho elencati cinque, ma con lo stesso valore può diventare altro, trasformarsi in un piccolo pomodori e farti malissimo! Le mie sono state forme trasformate e rese persone!

Durante la lettura emerge un aspetto importante: la vita incontra l’elemento narrativo, anche
rispetto alle tue inclinazioni. Come si intrecciano questi aspetti nel libro?
Si intrecciano con la giusta dose di fantasia e realtà. Come diceva Svevo a Montale “pensi che è un'autobiografia, ma non è la mia”.

Amore ed eros: quale legame?
Dipende con chi lo condividi, può essere uno predominante all’altro, a pari, condivisi…io penso che uno faccia parte dell’altro, io non credo di essere mai riuscita a dividere le due cose! Mah!

C’è chi va, c’è chi entra e chi ritorna: con quali proporzioni e dinamiche di relazione?
Non credo che ci siano dinamiche o proporzioni, c’è la vita con tutte le sue dinamiche e le sorprese!

Il tuo romanzo pizzica, ma c’è anche un elemento “nostalgico”: come si integrano questi due registri?
Credo che anche questo faccia parte del vissuto….ci sono momenti per pizzicare e momenti di pensiero e riflessione. Spero di non aver troppo pizzicato o annoiato!!

Ci sono momenti cui tieni particolarmente e che hanno reso più pregnante la tua narrazione?
Quali e perché?
Sono stati tutti amati allo stesso modo, qualcuno è scivolato meglio, altri hanno fatto ancora male nel ricordarli e scriverli, ma devo dire che la fantasia mi ha molto aiutato. Scrivere serve anche per ricordare e dare altre forme alla memoria, spero di esserci riuscita!

Nella scrittura del romanzo, dunque nella definizione del tuo stile, su cosa ai puntato a livello di strategie narrative? Che cosa hai evitato?
Spero di aver evitato la noia! Mi occupo di social, so che l’attenzione è breve e veloce, per cui ho cercato di catturare l’interesse per arrivare alla fine del racconto! Ci sono riuscita?

Che cosa rappresenta questo memoir? Come si colloca nel tuo percorso umano e narrativo?
Diciamo che è una specie di resa dei conti di una grande parte di vita, ho avuto anche un attimo di presunzione nel pensare che possa servire come un esempio, per la serie: “Hai incontrato un uomo del genere? Io mi sono comportata così.”

Progetti futuri?
Sto pensando ad un secondo tempo, tipo le donne viste da un uomo...oppure raccontare meglio le storie, di idee ne ho diverse. Vorrei magari che anche i lettori mi dicessero quello che pensano, potrebbe essere spunto di riflessione!

Se vuoi aggiungere qualcosa…
Grazie a chi avrà voglia di leggermi, se mi contattate sarò felice di confrontarmi!

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