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mercoledì 12 giugno 2024

La rivoluzione della scrittura creativa: contro l'anticultura dell'antigrammatica degli abbracci (falsi), il talento degli sconosciuti che risplendono

"Negli ultimi tempi, leggo libri e noto un impoverimento linguistico. Tante parole ricorrenti e sempre più semplificate." Così emerge durante una chiacchierata informale con alcuni ex allievi, con cui si stanno progettando dei corsi. "A me piace conoscere nuove parole" si continua. Leggere consente di imparare cose nuove e di arricchire il vocabolario personale. Non a caso consiglio sempre agli allievi di avere un dizionario a portata di mano: per imparare termini nuovi, studiare i significati e non lasciare nulla al caso. Poi tra i social, si scorrono post di esponenti della "cultura" che sostengono che non conta l'italiano corretto, perché contano le persone. Dimenticando che esistono gli assistenti sociali e i professionisti che si occupano del benessere psichico delle persone. Dimenticando che prima degli eventi (importanti per la promozione) ci sono i libri, le storie, i componimenti che spesso incontrano i lettori fuori dalle vetrine virtuali e non. Ed è vero che le storie sono fatte di umanità, scritte da persone, ma la cultura non è una grande casa di accoglienza o una latrina emotiva. Senza grammatica non può esserci cultura, anzi, non possono esserci le culture. 
La mia scrittura creativa è cultura: educazione, umanità ma anche e soprattutto talento. E non importa la simpatia, anche se l'empatia è importante: la bravura che merita deve emergere, rompendo le logiche dell'anticultura, di abbracci (falsi e oppostunistici) a favore del talento e del merito, svincolandoli dalla logica delle amicizie. Qualcosa di estremamente rivoluzionario, laddove i rivoluzionari che parlano di cambiamento si comportano esattamente come chi contestano, contribuendo in realtà al declino della cultura.


La cultura e il rischio della semplificazione
Un'allieva che pubblicherà con un editore, complice un'idea vincente. Un'altra allieva che sta superando molti blocchi personali e sta lavorando sulla lingua con grande impegno. E le storie che nascono con degli spunti, persone che imparano a raccontare, spesso privilegiando la fiction. La scrittura è anche un grande esercizio umano e non si nega. Ma questo non significa che si debbano trascurare le basi. Il risultato? L'impoverimento linguistico che si confonde con la commistione con le lingue straniere. Di fatto, purtroppo, nessun arricchimento è in corso, anzi si va verso la semplificazione del linguaggio. E una semplificazione determina anche un impoverimento del pensiero, mentre si consumano battaglie spesso fuorvianti sul sessismo della lingua (ma questo è un altro discorso per cui rimando ai video di Yasmina Pani). Ma il punto è leggere da persone di cultura, che ricevono soldi pubblici (e sono i soldi dei cittadini), affermazioni gravi che non solo manifestano personalismi, ma accettano il degrado linguistico e della cultura. 

Meno abbracci più cultura
La poesia odierna lo dimostra
: escludendo poeti davvero bravi (e ce ne sono) bastano quattro parole sulla guerra, cavalcando certe onde emotive, la foto di un bambino sofferente e il poeta è servito. Non funziona così. Il processo creativo va oltre le furbate. Gli abbracci, la supposta umanità sono solo strumentali, a volte fatti in buona fede, spesso inconsapevole, spesso legati al tentativo di mettersi in mostra con un profluvio di banalità e pornografia dell'emotività. Dietro a una poesia ci deve essere studio, consapevolezza, scavo. Non bastano i titoli fuorvianti di siti acchiappaclic. Non basta la serata ad effetto, magari ben costruita, con la sfilata di poeti. Conta il gesto interiore che costruisce la creatività. La riflessione su ogni parola è d'uopo. La cura fa la creatività. La vera consapevolezza, oltre gli amichetti. E anche poesie sufficienti mancano di visione, spazio.

Poi arrivano gli abbracci, laddove la grammatica può sballare. Mentre la cultura s'imbruttisce nelle logiche che si cercano di combattere. Il malcostume nasce dalle piccole usanze consolidate, l'amico dell'amico e poi le evoluzioni le sappiamo. Non scomodiamo Sascia.

La bellezza, invece, si espande, con la scrittura creativa e con la scoperta del talento che non è amico.

Sconosciuti di talento nella scrittura creativa: si comincia così

Ci si mette in un cerchio, senza social e si racconta una storia.
Da lì nasce altro. Nascono parole, ricerche, curiosità. Nasce la voglia di leggere. Gli abbracci arrivano dopo, quando un allievo che legge il suo brano alza gli occhi e si fa scappare due lacrime. Ha parlato di sé, con tanto studio, tanta fatica. Uno sforzo per far nascere lo scritto. Imperfetto, ma può migliorare. Non si accetta la sgrammaticatura, va corretta, ma si può sempre imparare. Si può sempre evolvere. Gli abbracci dopo. Intanto torniamo a fare bella la cultura. 

Info: lapennasognante@gmail.com

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