sabato 13 luglio 2024

RACCONTO - Storia di un'adolescenza: confusione e mal di pancia

Ripropongo questa storia a puntate

PRIMA PUNTATA

Mi fa male la pancia. Mi stanno venendo le mie cose, ho una paura folle del dolore che sentirò. Mi vergogno soprattutto dei ragazzi che mi vedono, mentre mi piego sul banco, tenendo le mani in basso, verso... avete capito. Mi guardano e ridacchiano, dandosi di gomito. Vorrei essere come loro: i maschi sono più semplici. Guardano porno e se ne fregano se non studiano. Fanno tutto facile.  
Mi alzo, strizzo gli occhi. Odio il mio corpo. Il mio seno. Ce l'ho grande, troppo per la mia età. E mi chiamano tettona. E poi, sono un po' ciccia, mentre la Stella è alta e magra, Luna è riccia, bionda ed è bellissima. Con occhi azzurri. I miei sono color cacca. Mi dicono che ho gli occhi belli, però. Ma io mi odio. E spero di diventare grande presto. Ma prima devo decidere chi sono. 

Vesto largo perché così mi copro. Ho i brufoli, mi chiedo come faccia Luna ad avere una pelle liscia. Come il culo di un bambino. 
"Si trucca. Mette il correttore."
Io non so truccarmi. Una volta ci ho provato, mi hanno chiesto di andare a lavorare in un circo. Come clown, ovvio. 
No, da grande voglio girare il mondo. Studierò le lingue, me ne andrò in Giappone. Il mio sogno. 
Mi fa male la pancia. Come avere un puntaspilli dentro, ma non voglio chiamare a casa. I miei lavorano, non hanno bisogno dei miei casini. Mi vergogno, anche se la prof. me lo propone.
Mi sollevo, resisto: sto bene, è stato un momento così.
Davide mi sbircia, io distolgo subito lo sguardo. Non voglio far vedere che mi piace. Mi piace perché vorrei essere come lui. Ho letto da qualche parte che noi ci innamoriamo di quelli che vorremmo essere. Ecco: mi sono innamorata di Davide perché vorrei essere come lui. 
Ma poi, mi faccio mille domande, al pc leggo che non c'è niente di male. Ci sono storie di ragazzi così, che devono capirsi. Non sempre ci sentiamo bene con il nostro corpo. Io, poco. 
Sospiro, il dolore sembra attenuarsi, ma devo fare pipì.
"Prof, posso andare in bagno?"
Di solito, subito dopo il break, non si può, ma la mia insegnante me lo concede. Mi alzo, esco dall'aula, raggiungo la stanza, appena lavata dal nostro bidello-confidente. Lauro, un tizio con i baffetti all'insù sempre molto allegro. Ho visto la bottiglie di birra sotto il suo tavolo, ma ho fatto finta di nulla. 
Entro nella piccola stanza, mi abbasso i jeans e mi siedo sul water. Da fuori sento la porta che si apre e un singhiozzo. Qualcuno sta piangendo. Piscio, carta igienica e via, evito lo sciacquone per non spaventarla. Apro la porta e trovo lei. Luna, una piena in lacrime. Lei, superba, firmata fino ai pensieri, ora cancellata come una lavagna.
Mi avvicino lentamente, faccio per appoggiarle una mano sulla spalla lei fa un salto, voltandosi verso di me. Fino a quel momento aveva pianto sul lavandino.
"Che vuoi?" mi chiede.
"Io..."
Lei alza il dito.
"Non dirlo a nessuno."
"Questo mai."
Prendo un fazzoletto dalla tasca, mi sembra una cosa carina. Lei lo accetta, vedo che si calma. Quasi mi sorride, ma si trattiene, come fa di solito, sollevando il naso. 
Si asciuga il pianto, poi lascia andare qualcosa: "Il mio corpo. Che schifo".
"Ma sei bellissima. Tutte vorrebbero essere come te. Anche i ragazzi." La guardo, ridacchiando. "Io cosa dovrei dire?"
Lei abbassa gli occhi.
"Non mi sento mai io."
Mi accostai.
"Bah, nemmeno io, sai?"
Sollevo il mignolo.
"Senti... ti va di parlare ogni tanto? Anche io non mi sento nel mio corpo. Ma ho letto che è normale. La nostra età è un casino."
Lei esita, mi prende il dito, lo intreccia al mio.
"Va bene, secchiona. Ma che sia un segreto. Magari mi puoi aiutare."
"Promesso. Ma anche tu mi puoi aiutare."
Sorridiamo, Luna è ora un quarto di serenità. Io non credo che si odi. La più bella ragazza della classe, il suo segreto. Lei, si abbassava a fare amicizia con la pc girl del banco della finestra. Mi voleva mezza amica al sole, perché il resto va nascosto dalla normalità. Lei è una pop, io sono una boh.
Wow.
Non ho più mal di pancia. Ora odio meno il mio corpo, forse. Poi, chissà...

(Ragazza Magica)

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