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domenica 11 dicembre 2022

Il monologo dell'amore perduto

Oggi vi propongo questo brano, già pubblicato ma riproposto. 
Un monologo, ovvero un personaggio che dà voce ai propri pensieri, tra le tante modalità di scrittura.  

 Striscio su un pavimento spalmato di cera. Quello su cui sono scivolata. E ancora scivolo, scivolo, come scivola la sabbia dal pugno chiuso. Effetto effimero delle effemeridi. Che poi, non ho ancora capito cosa siano queste effemeridi. Hanno a che fare con il cielo, gli astri, lo zodiaco.
Azzurro. Questo pavimento è azzurro, e io sto camminando sopra al cielo. Al cielo, mi capisci?


Mi fermo. Sogno, per elevarmi.
Guardo ogni cosa dall'alto, sono l'aquila che sfreccia tra le nuvole, sogni sciolti d'etere e zucchero. Lambisco montagne, sfioro la superficie dell'oceano, guizzi impercettibili prodotti da un pesce in immersione. Mi colpiscono la pelle, salandola appena. Riprendo quota osservando la doratura dell'acqua che risulta dalla dolce unione con il sole.

Io non ho più sogni, solo cocci raccolti sotto al tappeto stropicciato che sembra reclamare la spolverata semestrale. Non voglio immaginare i granelli, gli acari, le impercettibili scorie che si sono raggrumate tra le fantasie di Persia. Particelle di passato cariche di scorie che non accettano di essere differenziate. La mia mano si protende verso quel cumulo, lo sfiora, poi si lascia cadere mollemente, insieme a quelle speranze che cercano di accendersi di nuovo.

Mi sposto nel buio. Scivolo sulle quattro zampe, mi sollevo, riprendendo la mia lenta marcia. La mia fronte urta uno spigolo. Nessun dolore, cantava Battisti.  E di nuovo scivolo e volo e ancora gli spruzzi, i pensieri d'Icaro, le ali spezzate, la cera, il tappeto, lo scivolamento, il tappeto, la polvere, i ricordi.

Ferma.
Sono arrivata. La mano scivola, si abbandona sull'azzurro che innesca gli eterni ritorni. Mi alzo, finalmente. Il lume nuovo è sul tavolo. La mano tocca il pulsante. Un abbaglio agli occhi che si spostano su quel libro. Osservo la copertina, poi la quarta. E leggo.

Leggo uno stralcio tratto dal mio blog. E resto a bocca aperta. Sì, è "quello". Lo stralcio che cancellai dieci anni fa, prima di partire per quel viaggio. E resto ferma, immobile, mentre la luce illumina quelle parole che non avrei voluto. Le parole di quel residuo nel cuore che resta, pulsa, naviga tra le onde del mio desiderio. Il maledetto residuo nel cuore. E scivolo, sprofondo per poi volare oltre le stelle, le effemeridi. Che ancora devo capire cosa sono.

Un amore tossico, protagonista. 

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