mercoledì 5 aprile 2017

Confessioni di una gattara (ironie in corso)

"La vita è quello che ti accade mentre sei impegnato a fare altri progetti". Cito John Lennon non a caso, con un pensiero decisamente resiliente. E ancora... come dichiarò un giorno Madonna e riporto in parafrasi, a tutti capita di essere idioti. Detto così, suona come un coming out in piena regola, quindi contestualizzo questa citazione rispetto alla "prima volta" della popstar in un locale gay. Per lei, la folgorazione che ha contribuito a renderla un'icona trasversale.
E io? No, nessuna illuminazione, solo un'ustione di secondo grado quando avevo 15 anni e non avevo portata con me la crema protettiva. Forse avrei dovuto portarmela più spesso, in questi anni di ustioni del cuore, mentre aspetto che la vita accada e l'illuminazione arrivi. Nel frattempo, ci sono dolci quadrupedi a illuminare il mio cammino, facendomi una scoprire una vocazione tra le tante. Quella della gattara. 



Gatti in cerca di gattara
Silenzio, nel cuore della notte. Sono sprofondata nel sonno, dopo notti di pensieri e di rimpianti per quello che avrei potuto fare ma non ho fatto.
Sono in fase REM o forse ascolto i Rem, fatto sta che sento un BUM. La porta si spalanca, sono fantasmi in circolo? Correnti d'aria in vena di scherzi?
Io sono appoggiata ai miei gomiti piegati, vacillo, mi lascio cadere sul cuscino.
So chi è stato. 
Un salto, atterraggio, RON RONF.
Il mio corpo diventa lo sgambatoio degli sgambettanti. Un musetto umido mi sfiora, sono inchiodata sulla schiena, mentre l'amico della notte mi annusa.
Resto immobile, finché non sento l'esigenza di portarmi sul fianco. L'amico/a si sposta e si appallottola accanto a me. Le sue fusa m'infondono pace, i pensieri si sciolgono nel fondo del cuore che batte.
TUM-TUM-TUM.
RONF-RONF-RONF.
Si chiamano fusa, ma per me è un ronfare.

E in questa professione (gattara certificata o no, non conta), in cui non occorrono raccomandazioni, dopo gli anni di scazzi e mazzi, sogni che mi hanno mostrato il culo celato dalla maschera più sgargiante, mi scopro.
Dimenticando le tre variabili dei galoppini scriventi: precarietà, poltrone ruotanti e lingue srotolate per procedere in discesa. Il resto è fiaba, opinabilità, masturbazione intellettuale, scioglilingua delle illusioni. Il resto è ritrovare se stessi.

Aspettando che la vita accada e i sogni mostrino il loro cuore pulsante, la porta si spalanca,
ROF.
Sonno, sogni, nuove storie da raccontare, una coda in movimento.
E tutto ricomincia con un sogno. 


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