Michela Bianco presenta "The Sound of Silence" (DAE) |
"The Sound of Silence" |
Ciao a tutti! Mi chiamo Michela, ho 22 anni e vivo a Savona. Frequento il corso magistrale di Informazione e Editoria presso l'Università di Genova, percorso che ho deciso di intraprendere per approfondire l'amore per i libri e riuscire un domani a farlo diventare una vera e propria professione.
Credo sia superfluo aggiungere che adoro scrivere. Scrivere mi ha sempre accompagnato sin da quando ne ho memoria e mi ha sempre offerto un rifugio ogni qualvolta ne avessi bisogno. Credo che non esista per me un rimedio migliore per stare bene di prendere carta e penna e dar sfogo ai miei pensieri.
Parliamo di “The Sound of Silence”: come e quando nasce questa storia?
“The Sound of Silence” nasce diversi anni fa quando ancora frequentavo il liceo: la storia prese forma quasi di getto senza che la stessi aspettando, e l'unica cosa che dovetti fare nei mesi successivi fu trascriverla e perfezionarla. Ci misi quasi tre anni, ma alla fine mi resi conto di essere riuscita a dare un senso a tutto ciò che stavo vivendo in quel periodo, e a voltare pagina.
C’è stato un particolare elemento/evento ispiratore (o più elementi/eventi) che ti hanno portato alla sua scrittura?
L'ispirazione arrivò tutta insieme dopo aver visto il film "The basketball diareis": quella sera rimasi a lungo sveglia a pensare a ciò che avevo appena visto, e la mattina dopo avevo già stilato una trama e definito il personaggio principale.
Chi sono i protagonisti? Sono ispirati a qualcuno in particolare (persona reale, personaggi, eroi etc.)? O nascono da altri stimoli?
La protagonista in realtà è una sola, Alanis. Attorno a lei ruotano diversi personaggi, alcuni fondamentali, altri a tratti marginali, altri ancora che non risultano importanti se non prima del finale. Ognuno di loro non si ispira a una persona o a un personaggio preciso, ma credo di aver preso spunto da vari atteggiamenti, attitudini ed esperienze delle persone che mi stavano intorno in quel periodo e di averle trasposte in essi.
La scelta dell’ambientazione ha ragioni precise?
Ai tempi sì. L'ambientazione è una New York immaginata: cambiano i nomi ma il luogo rimane quello. Quando scrissi il romanzo infatti avevo il grande sogno di andarci a vivere. Oggi questo desiderio non è più così importante, tuttavia tra le pagine del libro posso ogni volta ritrovare i miei sogni di ragazzina.
Si tratta del tuo primo romanzo giusto? Quanto è stato facile o difficile scriverlo? E per quali motivi?
Esatto, è il primo romanzo e, se devo essere sincera, non me lo ricordo così arduo da scrivere. La parte successiva alla stesura invece è stata un po' più difficile, ovvero il far combaciare gli eventi, determinare le caratterizzazioni dei personaggi e soprattutto stabilire il finale. Fino all'ultimo infatti ero indecisa tra due possibili finali, e alla fine optai per un terzo ancora.
Dal punto di vista dello stile e della lingua, come hai lavorato? Quali difficoltà maggiori hai riscontrato quali opportunità e aspetti positivi?
La scelta di usare una forma a diario è stata la più ovvia: qualsiasi altra forma non mi avrebbe permesso di ampliare i pensieri della protagonista in modo così approfondito. È uno stile che si è rivelato molto versatile, perché mi ha consentito di poter dedicare intere pagine ai pensieri di Alanis senza dover seguire un filo narrativo incessante. Il problema maggiore è stato impedire di rendere l'intera storia concentrata sulla protagonista, e lasciare spazio anche agli altri personaggi.
C’è stato/a qualche autore/autrice che ti ha ispirata particolarmente per questo libro?
Un autore in particolare no, ma ho trovato molto d'ispirazione sia per lo stile che per il contenuto da “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”: ho trovato d'impatto lo stile freddo e disinteressato con cui Christiane descrive la sua vita, e nonostante questo, la verità e la crudezza dei racconti arrivano al lettore in maniera diretta, senza essere mediati da una narrazione standard.
Michela durante una presentazione del suo romanzo |
Che cosa significa per te la pubblicazione di questo romanzo?
Ha significato davvero molto, ogni tanto fatico ancora a crederci. Dopo che ho scritto la parola fine a "The Sound of Silence", ho iniziato a prendere in considerazione l'idea di pubblicarlo e, se all'inizio il progetto mi sembrava folle, col tempo è diventato il mio primo grande obiettivo, e sapere di esserci riuscita è un'emozione indescrivibile.
Cosa ti piacerebbe scrivere o fare?
Mi piacerebbe riuscire a scrivere un romanzo che si discosti dalle mie corde per vedere fino a che punto posso spingermi. Mi sono sempre dedicata al genere drammatico, e mi piacerebbe sperimentare in altri campi. Ma per il momento non c'è ancora nulla di certo.
Scheda tecnica del libro
The Sound of Silence
di Michela Bianco
Casa Editrice: DAE
Collana: I nuovi Bestseller
Anno: 2018
Genere: Narrativa Contemporanea
Versioni: ebook e cartaceo
Sito DAE: clicca qui
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