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lunedì 21 novembre 2022

"Trappola d'ardesia" + "Fragile, maneggiare con cura": tra violenze, soprusi, stereotipi di genere e abusi narcisistici, la libertà passa prima di tutto attraverso il corpo

C'è un libro di Banana Yoshimoto che s'intitola "Il corpo sa tutto". Il corpo è il vero oggetto di repressione. Il corpo vituperato, costretto da canoni estetici e da prassi religiose. Il corpo martoriato, censurato, oggetto di vergogna. Il corpo, la cosa più naturale che abbiamo, diventa il vero campo di battaglia ideologico. E sappiamo quante gabbie possono creare le ideologie. L'amore può essere la chiave. Non quel meccanismo inteso come possesso e gioco di potere. L'amore come rispetto, attenzione, vita. L'amore come possibilità di esprimere la propria identità e sessualità. Un amore che Maddalena cerca, esattamente come Serena Balti, anche se in altra forma. Un amore che in "Trappola d'ardesia"  tutti cercano, come antidoto alla spirale di mistero e violenza da cui sono travolti, volenti o nolenti.    
A questo punto, le luci si spengono. Rosaria Munafò avanza sulla scena, recando una catena da cui pendono dei cartelli con alcune parole-chiave. "Amati", "Ribelle" e altri termini che rientrano nel vocabolario del libro e della performance Maneggiare con cura: "Fragile". 
Ecco il resoconto dell'evento dello scorso 9 novembre, realizzato all'Auditorium del Comune di San Felice s/P dall'Assessorato alla Cultura.

Condizione femminile in regressione
A pochi giorni dal 25 Novembre, va detto. Non è un momento felice per la condizione femminile. Le violenze sono in aumento. Durante la Pandemia l'occupazione femminile è stata la più colpita. Tutte le conquiste fatte fino a questo momento, sembrano essere in una fase regressiva. Mentre le recenti battaglie "femministe" si sono concentrate su desinenze, peli superflui e sederi esposti su IG"per combattere il patriarcato" (termine ricorrente e nemmeno troppo chiarito da artiviste furbette), qualcosa è sfuggito e di brutto. Intorno al corpo femminile si stanno consumando le più grandi tragedie. Il patriarcato non teme i peli superflui. Non è la presidente che si fa chiamare il presidente la vera sconfitta del femminismo; la vera sconfitta è la tagliola che è scattata di nuovo, la mercificazione che si è spacciata per liberazione, praticata da artiviste con fraintendimenti e slogan fuorvianti e sbagliati. Il corpo delle donne è il vero fulcro e da donna oggetto-sessuale a donna utero-oggetto gli estremi ce lo raccontano mostrando che le donne sono ristrette in un cerchio che limita la libertà. Una trappola che le schiaccia, attraverso forme subdole di sottomissioni e manipolazioni, imposizioni e preconcetti che sembravano  in via di estinzione. E invece...

"Trappola d'ardesia"

Una chiacchierata con l'Assessore alla Cultura, Elettra Carrozzino. La fiducia è una chiave di volta; così come può esserlo l'amore. Ma non è l'amore che crea dipendenza; l'amore malato che ci fa passare da una condizione a una peggiore. Amarsi è la prima chiave; amarsi non nel senso narcisistico che danneggia ma nel senso di riuscire ad apprezzare il proprio essere, tra pregi e difetti, limiti e orizzonti da scoprire. Da un romanzo che nasce da una suggestione cinematografica e come thriller per poi passare all'amore, sembra paradossale. Ma la storia ha il suo senso, il trovare qualcosa che porta oltre quello che si vive. Oltre il desiderio di vendetta, calandoti nel pozzo nero dei dolori che ti fa odiare qualcuno, perché odi te stessa. Non è l'odio la risposta. Maddalena e Serena lo devono vivere e con loro, Alberto e la provincia omertosa che nasconde il torbido. I panni sporchi si lavano in famiglia, ma poi resta la traccia...

Maneggiare con cura: "Fragile" 

Il peso delle parole, assicurate a una catena. Il passo lento, sottolineato dalla musica che stride. Poi, il nastro adesivo con la scritta "Fragile", a bloccare il corpo. Un corpo femminile, pieno,  maturo, stretto nella morsa di una fragilità che rispecchia una condizione sociale e umana. Un corpo prigioniero, la bocca tappata. "Taci". Il corpo che dà la vita, soggetto forte, diventa oggetto da sottomettere, umiliare, torturare. Ma c'è una una chiave. Il grido. "Amati". Se inizi ad amarti, puoi prendere consapevolezza di quello che sei, spazzando via i condizionamenti di chi ti vuole sottomessa. Liberare il corpo, esprimerlo, mostrarne la bellezza, le cicatrici. Ecco la chiave di tutto. Insieme, la desinenza come identità. Ma senza corpo non c'è desinenza femminile che tenga. 
In dieci minuti Rosaria Munafò ci racconta tutto questo. Tocca corde intime, partendo dalla sua esperienza, rendendoci partecipi di un atto coraggioso. La rottura del nastro, le foto, i colori. 
Ma il tutto, da maneggiare con cura. Sempre. 

Racconti di donne (per iniziare)

Dal libro al blog e alla performance, è stato un incontro prezioso. Alcune donne si sono raccontate a Roberta e a Rosaria. Alcune donne hanno espresso le loro difficoltà. E da lì, anche alcuni uomini. Persone che vogliono farsi accettare. La libertà parte da lì. Dall'amarsi per quello che siamo, con le nostre ferite, i traumi, oltre le visioni edulcorate.

Il corpo
Tutto parte dal corpo. Il vero fulcro della questione femminile è il corpo. Le desinenze sono importanti, ma con un corpo immobile, in bilico tra prostituzione e affitti, non si esce dall'impasse. Il corpo libero, amato è la vera rivoluzione. Con la parola, il racconto, i baci mancati, donne che dal passato cercano vendette. In realtà è un'altra ricerca. La ricerca dell'amore, tra mille avventure e intrighi e rischi in bilico tra vita e morte, sesso e purezza.  

E sul libro...

Definito dall'Assessore Elettra Carrozzino: "Cinematografico"... a proposito, un'altra osservazione. "Sembra scritto da un'altra persona!". (L'Assessore aveva letto "Alice nel labirinto"... altro genere, altra storia... altra penna, stessa autrice!). 
Il libro si lega al percorso di liberazione femminile che si ritrovano in altri romanzi e racconti dell'autrice
E l'amore può essere una chiave. 

Iniziative per il 25 novembre: 

Un racconto di abuso narcisistico...
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