Uno dei grandi scandali fu "Le 120 giornate di Sodoma" (1785) del Marchese De Sade: un romanzo che non spicca tanto per lo stile - in ragione della sua incompiutezza, ma è di certo ripetitivo, trucido e osceno nel vero senso della parola - quanto per i contenuti che esprimono la cosiddetta "filosofia del Boudoir". Uomini e donne sono uniti dalla perversione sessuale, sullo sfondo della misoginia che appartiene al contesto sociale vigente al secolo della narrazione. Nel tempo le opere che hanno fatto scandalo, creando punti di rottura rispetto al perbenismo, hanno messo in primo piano l'emancipazione femminile attraverso la sessualità. Di recente l'autobiografismo ha preso piede ed è finalizzato a dare una parvenza di realtà agli accadimenti erotici, per spingere i lettori a spiare dal buco della serratura, come facevano gli spettatori dei B-Movie scollacciati degli anni Settanta. Quindi si spaccia la vicenda erotica e la sottesa vena femminista (diciamolo pure) per lotta alla parità, quando la ragion d'essere è una sola: il voyeurismo, puntando al sesso e a una donna che combatte il patriarcato, in realtà sottomettendosi ( con influencer ben costruite ma che sono ben lontane dalla sessualità femminile di cui si fanno guru). Donne, di qualsiasi etichetta autoapplicata, ben lontane dal coraggio di Lady Chatterley o delle donne de "Il delta di Venere" di Anaïs Nin. Donne libere, oltretutto senza etichette.
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giovedì 3 marzo 2022
Sesso e casi editoriali: da De Sade a Lady Chatterley, la letteratura, l'emancipazione (vera e finta) e l'autobiografismo che seduce e illude i voyeur
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