La prima trasposizione cinematografica de "Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie" risale al 1903: l'unica copia parzialmente restaurata si trova nell'archivio BFI National Archive e spicca per la qualità degli effetti che risentono dello sperimentalismo tipico degli albori del cinema, tra dissolvenze e riferimenti surreali. Diretto da Cecil M. Hepworth e Percy Stow, nella brevità presenta le vicende cardine della storia di Alice che viene ben evocata.
Successivamente le rivisitazioni cinematografiche sono state molteplici e numerose, ma quella su cui mi vorrei soffermare in questo articolo risale al 1988. Diretto da Jan Švankmajer, con il titolo in ceco "Něco z Alenky", "Alice" ha numerose particolarità che sento vicino allo spirito di Carroll e a quello di "Alice nel labirinto". Ecco perché.
La realizzazione di "Něco z Alenky"da parte del regista ceco Jan Švankmajer avviene dopo l'esperienza con diversi cortometraggi. Fin dalle prime scene la regia promette una versione ben diversa rispetto alle precedenti, ma legata fortemente allo spirito carrolliano. Alice è davvero la bambina del romanzo di Lewis Carroll, interpretata da Kristýna Kohoutová. Le riprese ci restituiscono un'Alice annoiata dal libro che la sorella sta sfogliando in riva al fiume. Alice lancia i sassi nell'acqua e così fa anche nella tazza del tè che si trova nella stanza dove poco dopo ci spostiamo. E lì inizia l'inseguimento del Bianconiglio, che non spunta più all'improvviso nel luogo indicato dal romanzo, ma è un pupazzo che si anima, esce dalla teca in cui contenuto ed entra nel Paese delle Meraviglie giungendo in un luogo esterno privo di vegetazione dove si trova una scrivania dal cui cassetto accede. Alice lo segue, entra nel cassetto che sostituisce la tana del Bianconiglio e cade in una caverna. Lì inizia l'avventura.
Troviamo Alice alle prese con i classici "Drink me" e "Eat me"; non manca il mare di lacrime, l'ingresso in un giardino che è in realtà un teatrino dove il Bianconiglio agisce, utilizzando delle forbici, ricorrenti nel libro. Alice continua il viaggio, con raccordi ad alto tasso simbolico, con la disavventura nella casa del Bianconiglio dove poi viene catturata e imprigionata nel corpo di una bambola da cui si libera. La disavventura con i calzini e poi con il bambino-maialino è seguita dall'incontro con il Tea Party con il Cappellaio Matto e la Lepre Marzolina. Infine, la partita a croquet e il processo finale da cui usciamo dalla dimensione onirica per tornare alla realtà (forse).
La dimensione dell'onirico irrompe e scardina la narrativa carrolliana con invenzioni che alternano la presenza umana di Alice a quella di pupazzi animati in stop-motion; in questo scardinamento, però, la poetica carrolliana irrompe in tutta la sua potenza. Mancano i dialoghi allucinati di Alice: qui la musica la fa da padrona, insieme allo sguardo della bambina, che racconta più di mille parole. Poche battute sottolineano le parti calde, mentre scene in cui assistiamo alla ripetizione di azioni al limite del maniacale ci riportano alla nevrosi, tema squisitamente freudiano.
"Něco z Alenky" è un un dark fantasy che apre ai recessi dell'animo umano. La dimensione onirica, dicevo, porta alla reinvenzione di elementi che trova un apice nella rappresentazione del Gatto del Cheshire con un calzino corredato da una bocca enorme. Il Bianconiglio è un pupazzo che, nel primissimo piano, chiude e apre la bocca inquietandoci non poco; inoltre si taglia perdendo la segatura che lo riempie e che poi mangia. Le azioni sembrano creare circoli compulsivi, al limite del maniacale. La stessa piccola Alice ha qualcosa di inquietante, quel lato oscuro dell'infanzia che va oltre il candore stereotipato con cui dipingiamo questa fase della vita.
Il film apre le porte all'immaginario carrolliano. Pur non fornendo una rivisitazione fedele, ne ha introiettato in toto lo spirito, con quel senso di instabilità e le complicanze di una storia che apre a molteplici chiavi di lettura, andando oltre il bamboleggiamento attribuito troppo spesso al mondo dell'infanzia. Alice non è una creatura innocente, ha qualcosa che va oltre. La curiosità non uccide il gatto, ma è un'immersione nella ricerca di sé. Ricerca che contempla crescite e decrescite nel vivere il senso dell'assurdo che fa parte della nostra vita.
"Něco z Alenky" è sicuramente un gioellino. Uno spettatore avvezzo a un film tradizionale con dialoghi serrati, potrebbe storcere il naso, ma il film si inserisce in un filone sperimentale di tutto rispetto e la musica che accompagna il girato è una scelta vincente. Sulla strada di Carroll, è un'opera azzeccata, molto estrosa, forse la migliore, pur nelle imperfezioni tecniche.
Continuano gli speciali sulle influenze dell'Alice di Carroll sul nostro mondo. Stai connesso/a!
Buon pomeriggio e grazie per esserti iscritta sul mio blog.
RispondiEliminaNon sapevo di questa versione di Alice, la prima che ricordo è quella disneyana (il cartone, intendo).
Grazie per questo bel post, ti abbraccio.
Ciao, grazie per l'attenzione! La disneyana è la più famosa. Puoi trovare questa (e altre trasposizioni) anche su You Tube: https://www.youtube.com/watch?v=gbxYIR9TLbQ&t=65s
EliminaCiao Roberta!
RispondiEliminaMi chiamo Lucrezia, sono un'amica (virtuale) di Francesca ed è stata lei a parlarmi del tuo blog.
Alice non è una delle mie storie preferite, anche se ammetto che ha il suo fascino.
Amo molto Biancaneve, invece.
Se vuoi fare un giretto da me, sono qui https://traunlibroelaltro.blogspot.com/
Baci!
Ciao, Lucrezia!
EliminaGrazie per questo feedback,stiamo in contatto...
Di Biancaneve ho letto una versione interessante: "Biancaneve Zombie" di Elena Mandolini (DAE).Se ti piace il romantic horror... Io adoro le fiabe :-).
Stiamo in contatto! Rob
L'ho letta anche io, molto bella. Hai visto il film "Biancaneve nella foresta nera"? Che ne pensi?
EliminaBaci
ps: ti ho scritto via mail :-)