Spin-off di "Melody la Vestale di Inventia" (clicca qui)
Con un salto, Grace raggiunse l'altalena. Crupì, l'usignolo azzurrato, volò via dal sedile, portandosi sul nido posto tra due sbarre d'argento. La piccola sedette sul sedile imbottito. Era come stare su una poltrona sospesa, con tanto di schienale. Come quelle a casa dei nonni che sapevano di antico ma erano sempre impeccabili e nonna Grimilde le ripuliva più volte al giorno.
- Sono le poltrone di mia nonna e le ho promesso che le avrei tenute bene.
- Sono le poltrone di mia nonna e le ho promesso che le avrei tenute bene.
E ogni giorno, giù con lo strofinaccio e lo spolverino e tante spruzzate di un detergente al profumo di vaniglia. E ogni giorno, guai a sedersi!
- Grace, smettila di sognare a occhi aperti.
Crupì la riscosse con il pigolio sonoro della sua vocina.
Grace si guardò intorno: un insieme di sbarre che dal basso si congiungevano verso l'alto, intorno a un tettuccio circolare forgiato con lo stesso materiale.
La piccola si dondolò lasciandosi andare al flusso dei pensieri, Crupì gorgheggiò, accompagnando la fuga nella fantasia, sincronizzata al pendolo dell'orologio del soggiorno, che in quel momento suonò le ore dieci in punto.
Un raggio di sole si proiettò sul suo viso: Grace chiuse gli occhi e si dondolò veloce, sempre più veloce.
A un tratto, si staccò dal sedile. Aprì gli occhi sulla piccola porta aperta davanti a sé, oltre la quale lei volò. Allargò le braccia e sentì di avere ali lievi e trasparenti. La portarono vicino al vetro della finestra, lasciato aperto dalla Signora Bionda, poi fuori, verso il cielo. Lambì la chioma di una quercia che troneggiava al centro del giardino della Signora.
Grace superò il cancello in ferro battuto, sfiorò le tendine ramose di un salice chino sulla riva del lago.
La piccola abbassò le braccia, ruotò su se stessa fino a quando non incontrò l'ostacolo di una figura grigia emanante getti di nebbia lanciati in alto a coprire il sole e in basso a coprire il resto.
Grace scattò in avanti chiamando la sua Spada di Luce.
L'essere gridò: - Sciocca ragazzina, cosa vuoi fare? Torna nella tua gabbia.
- Io sono libera!
- Ma smettila!
Un piccolo raggio di sole planò sui palmi, formando un vortice dorato che si allungò formando una spada con l'elsa a stella.
Grace lo sfidò.
- Alcamo, non prenderai possesso di Inventia!
L'essere rise ancora e le scagliò un getto di nebbia. La piccola si parò con la spada, la cui lama si allargò a formare uno scudo. Grace fece forza sulle gambe e sulle braccia, esili come fuscelli, ma proprio per questo resistenti.
Notò delle infiltrazioni nello scudo, piccoli vortici fumosi che superarono la barriera, fino a farla crollare. La piccola si sentì stretta nell'abbraccio caliginoso, una morsa in cui perse le energie.
- Aiuto, - sussurrò.
- Grace, puoi sconfiggerlo.
- Melody?
- Sono io. E presto verrò a liberarti. Ma prima devi sconfiggere Alcamo.
- Come?
- Lo sai. Devi solo volerlo.
Grace aprì gli occhi sulla nebbia che la assediava. La sentì appiccicata alla pelle, come un guanto viscido dotato di un interno uncinato sul punto di lacerarle la pelle. La piccola chiuse gli occhi e visualizzò il sole. La luce si manifestò in raggi diretti a lei, alle sue mani, di nuovo aperte per accogliere la spada. Avvertì il tocco caldo, un vortice che si plasmò di nuovo nella Spada di Luce.
Grace aprì gli occhi sulla creatura dorata, una matassa di capelli sollevati intorno all'ovale etereo.
- Sei tu.
La creatura le sorrise tenendo le labbra chiuse. Grace ascoltò però, la sua voce delicata come la nota di un flauto.
- Mi manda Melody.
La spada, ferma tra le mani, emanò un bagliore che assorbì la figura soave. Grace sentì il guanto sciogliersi e vide la caligine dissolversi, rivelando Alcamo.
- Ma che succede? - chiese con voce tremante.
La piccola si tuffò verso di lui brandendo la spada, il Grigio si affrettò a risalire il cielo.
- Per questa volta hai vinto tu. Ma non è finita!
La spada si smembrò nei raggi che tornarono al sole. La luce spezzò quello che restava della cortina fumosa, riportando i colori di una placida giornata lacustre.
Grace si sentì tirare da una forza sconosciuta che la riportò oltre il salice, nel giardino, accanto alla quercia, sul davanzale della finestra, ancora aperta e, infine nella gabbia, sull'altalena.
- Ehi!
Crupì era davanti a lei.
La piccola sorrise.
- Ho fatto un viaggio, sai?
L'usignolo fischiettò: - Ma se sei rimasta qui tutto il tempo! Da questa gabbia non si esce!
Grace si guardò intorno. Un profumo di sugo al pomodoro le arrivò, facendole salire l'appetito. Strinse le corde sfilacciate, annodate a una tavola di legno che attraversava la sua alcova metallica da parte a parte, poi abbozzò un sorriso.
- Lo sai, io ho viaggiato con la testa.
Raccontò all'uccellino l'accaduto. Crupì fischiettò, poi sbatté un'aletta.
- Quindi hai scoperto il significato della libertà.
- Lo credo anche io. La libertà è quella cosa che una gabbia con le sbarre non può fermare perché è dentro di noi.
Crupì inclinò il capino.
- E Melody?
- Arriverà.
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Foto:
- Grace, smettila di sognare a occhi aperti.
Crupì la riscosse con il pigolio sonoro della sua vocina.
Grace si guardò intorno: un insieme di sbarre che dal basso si congiungevano verso l'alto, intorno a un tettuccio circolare forgiato con lo stesso materiale.
La piccola si dondolò lasciandosi andare al flusso dei pensieri, Crupì gorgheggiò, accompagnando la fuga nella fantasia, sincronizzata al pendolo dell'orologio del soggiorno, che in quel momento suonò le ore dieci in punto.
Un raggio di sole si proiettò sul suo viso: Grace chiuse gli occhi e si dondolò veloce, sempre più veloce.
A un tratto, si staccò dal sedile. Aprì gli occhi sulla piccola porta aperta davanti a sé, oltre la quale lei volò. Allargò le braccia e sentì di avere ali lievi e trasparenti. La portarono vicino al vetro della finestra, lasciato aperto dalla Signora Bionda, poi fuori, verso il cielo. Lambì la chioma di una quercia che troneggiava al centro del giardino della Signora.
Grace superò il cancello in ferro battuto, sfiorò le tendine ramose di un salice chino sulla riva del lago.
La piccola abbassò le braccia, ruotò su se stessa fino a quando non incontrò l'ostacolo di una figura grigia emanante getti di nebbia lanciati in alto a coprire il sole e in basso a coprire il resto.
Grace scattò in avanti chiamando la sua Spada di Luce.
L'essere gridò: - Sciocca ragazzina, cosa vuoi fare? Torna nella tua gabbia.
- Io sono libera!
- Ma smettila!
Un piccolo raggio di sole planò sui palmi, formando un vortice dorato che si allungò formando una spada con l'elsa a stella.
Grace lo sfidò.
- Alcamo, non prenderai possesso di Inventia!
L'essere rise ancora e le scagliò un getto di nebbia. La piccola si parò con la spada, la cui lama si allargò a formare uno scudo. Grace fece forza sulle gambe e sulle braccia, esili come fuscelli, ma proprio per questo resistenti.
Notò delle infiltrazioni nello scudo, piccoli vortici fumosi che superarono la barriera, fino a farla crollare. La piccola si sentì stretta nell'abbraccio caliginoso, una morsa in cui perse le energie.
- Aiuto, - sussurrò.
- Grace, puoi sconfiggerlo.
- Melody?
- Sono io. E presto verrò a liberarti. Ma prima devi sconfiggere Alcamo.
- Come?
- Lo sai. Devi solo volerlo.
Grace aprì gli occhi sulla nebbia che la assediava. La sentì appiccicata alla pelle, come un guanto viscido dotato di un interno uncinato sul punto di lacerarle la pelle. La piccola chiuse gli occhi e visualizzò il sole. La luce si manifestò in raggi diretti a lei, alle sue mani, di nuovo aperte per accogliere la spada. Avvertì il tocco caldo, un vortice che si plasmò di nuovo nella Spada di Luce.
Grace aprì gli occhi sulla creatura dorata, una matassa di capelli sollevati intorno all'ovale etereo.
- Sei tu.
La creatura le sorrise tenendo le labbra chiuse. Grace ascoltò però, la sua voce delicata come la nota di un flauto.
- Mi manda Melody.
La spada, ferma tra le mani, emanò un bagliore che assorbì la figura soave. Grace sentì il guanto sciogliersi e vide la caligine dissolversi, rivelando Alcamo.
- Ma che succede? - chiese con voce tremante.
La piccola si tuffò verso di lui brandendo la spada, il Grigio si affrettò a risalire il cielo.
- Per questa volta hai vinto tu. Ma non è finita!
La spada si smembrò nei raggi che tornarono al sole. La luce spezzò quello che restava della cortina fumosa, riportando i colori di una placida giornata lacustre.
Grace si sentì tirare da una forza sconosciuta che la riportò oltre il salice, nel giardino, accanto alla quercia, sul davanzale della finestra, ancora aperta e, infine nella gabbia, sull'altalena.
- Ehi!
Crupì era davanti a lei.
La piccola sorrise.
- Ho fatto un viaggio, sai?
L'usignolo fischiettò: - Ma se sei rimasta qui tutto il tempo! Da questa gabbia non si esce!
Grace si guardò intorno. Un profumo di sugo al pomodoro le arrivò, facendole salire l'appetito. Strinse le corde sfilacciate, annodate a una tavola di legno che attraversava la sua alcova metallica da parte a parte, poi abbozzò un sorriso.
- Lo sai, io ho viaggiato con la testa.
Raccontò all'uccellino l'accaduto. Crupì fischiettò, poi sbatté un'aletta.
- Quindi hai scoperto il significato della libertà.
- Lo credo anche io. La libertà è quella cosa che una gabbia con le sbarre non può fermare perché è dentro di noi.
Crupì inclinò il capino.
- E Melody?
- Arriverà.
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1) Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/sponchia-443272/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=668330">Christine Sponchia</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=668330">Pixabay</a>
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2) Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/cocoparisienne-127419/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=3056693">Anja🤗#helpinghands #solidarity#stays healthy🙏</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=3056693">Pixabay</a>
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