lunedì 19 marzo 2018

Se si scambia la magia delle fiabe con la stregoneria

Magia, fiaba e... stregoneria. Quali connessioni?
Le streghe sono tornate, non a cavallo di una scopa, bensì di una polemica in cui l'etica giornalistica traballa a favore della sensazione di pancia. Lo dico perché siamo nell'anno 2018. In ogni caso, mi riferisco all'increscioso caso che in questi giorni ha posto nell'occhio del ciclone la scrittrice e operatrice interculturale bresciana Ramona Parenzan. La sua "colpa"? Avere incontrato alcuni alunni di una Scuola Primaria della provincia di Brescia, vestendo i panni di una strega (Romilda) per poi interagire con loro attraverso il gioco dell'animazione teatrale. Il tutto a partire da fiabe e racconti appartenenti ad altre culture proposte all'interno di un'attività che rientra nella norma di una didattica mirata.



La fantasia al potere, strumento di conoscenza, di aggregazione e di incontro con finalità didattiche e umane, basandosi su una modalità di azione e interazione, è uno strumento di riflessione troppo pericoloso? O, in generale, manca una reale capacità di analizzare i fenomeni e gli accadimenti in maniera razionale e distaccata? E perché, prima di far scoppiare il caso, non ci si informa dalla controparte e non si cerca di capire che cosa è stato fatto? Ma quello che sorprende è la schizofrenia di una società che, da una parte, elogia l'operato del compianto Stephen Hawking (questo quando la maggior parte dei componenti della società ha cognizioni sommarie dell'operato del grande cosmologo, matematico, fisico e astrofisico britannico), mentre dall'altra riesuma antiche pratiche ponendole in un'ottica di vero e proprio allarmismo (come se in Italia non avessimo altri problemi più urgenti); il tutto senza considerare un passato costellato dalle morti di persone che, con la taccia e la condanna di stregoneria, sono state uccise in quanto dissidenti e portatrici di idee differenti e "scomode".

Ma andiamo con ordine.

Tutto ha inizio con un progetto scolastico. Siamo quindi nell'ambito della didattica che, oltre alla regolare attività, contempla anche la realizzazione di narrazioni spesso drammatizzate secondo svariate modalità performative. Quindi, teatro, musica, narrativa etc. Posso confermare che queste attività sono normali, in quanto me ne sono occupata in ambito professionale, sia sul fronte organizzativo, sia su quello più creativo e "agito".

Arriviamo dunque al caso di Ramona Parenzan. Qui troviamo un progetto mirato alla multiculturalità. Esiste un libro di riferimento, accanto ad altri titoli dell'autrice che si occupa di letteratura per l'infanzia con serietà e competenza; il tomo si intitola Fiabe e racconti dal mondo (Milena Edizioni - Autori Vari - A cura di Ramona Parenzan). Si tratta di una raccolta di fiabe rivolta ai bambini di età compresa tra i 5 e gli 8 anni. Il libro è corredato da illustrazioni, come accade per le opere di questo genere, dove scrittura e figure si integrano a vicenda per favorire il processo di apprendimento da parte dei piccoli lettori.

E ora, qualche battuta sull'autrice: Ramona Parenzan è un'operatrice interculturale, nonché scrittrice e insegnate di italiano per bambini e adulti stranieri. Il suo lavoro rientra nell'ambito educativo, con particolare riferimento ai più piccoli. E si sa che il lavoro con i più piccoli implica l'utilizzo di strumenti quali il gioco e la rappresentazione drammatizzata al fine di coinvolgerli in maniera stimolante. Ora, nella rappresentazione e nelle fiabe, la magia, le creature fantastiche sono un must have; chi scrive narrativa fantastica lo sa molto bene, così come chi la legge. Il che significa che vestire il ruolo di una strega, significa recitare, creare una situazione di un certo tipo; significa far giocare la fantasia, trasmettendo dei contenuti culturali attraverso strumenti alternativi alla lezione frontale.

Il libro a cura di Ramona Parenzan
Ora parlo di fiabe. Non sono veicoli di stregoneria (diciamolo per inciso), e la magia di cui raccontano costituisce la trasfigurazione della realtà. Non occorre scomodare Vladimir Propp, anche se consiglierei una sfogliata, anzi, una lettura della Morfologia della fiaba per approfondire il tema. Si potrebbe scoprire che tutte le fiabe hanno una funzione didattica ed educativa, anche in quelle che alcuni detrattori definiscono "sottoculture". Leggendo le fiabe di altri paesi i signori potrebbero scoprire punti di contatto e uno schema applicabile a livello universale, pur nella peculiarità del narrato, del linguaggio e dei temi.

Non solo questo: le fiabe sono portatrici di una visione del mondo, di un sistema di valori propri di una determinata Cultura. Sottolineo il termine cultura che secondo il vocabolario Treccani consiste ne: "l’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza, rielaborandole peraltro con un personale e profondo ripensamento così da convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico, e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo."

Non entro nel merito di alcuni aspetti della polemica, tra cui quello dell'informazione ai genitori o ad alcune dinamiche delle attività che fanno semplicemente parte del lavoro di Ramona; attività che, ripeto, sulla base di tematiche scelte e condivise a livello istituzionale e strutturate in progetti organici, sono portate nelle aule o nelle biblioteche, costituendo momenti didattici di rilievo.

Al di là delle opposizioni; al di là di un eventuale disaccordo con il tipo di attività che, a questo punto, potrebbe legarsi a una questione ideologica, ben oltre la superstizione e la "paura di una rediviva ondata di stregoneria" (e a questo punto, l'onestà intellettuale potrebbe far accendere una lampadina), quello che è mancato è  stata la volontà di approfondire e di capire che cosa è avvenuto a scuola. Nemmeno ci si è posta la questione dell'esperienza vissuta dai bambini; oppure, se la si pone, lo si fa demonizzando completamente l'attività, a prescindere da ciò che propone e dai messaggi che intende trasmettere realmente.

Noi che abbiamo perso la voglia di sognare e di fantasticare. Noi che parliamo per i bambini, interpretando il loro gusto secondo i nostri canoni adulti. Noi che pontifichiamo sulle fiabe, parliamo di stregoneria, dimenticando chi è stato vittima di questa stregoneria (per ragioni di Stato). Noi che per anni abbiamo parlato di libertà di espressione (e di creatività), salvo poi mettere il silenziatore su temi importanti e cruciali, accantonati da distrazioni mediatiche. Noi che mettiamo la nostra Cultura su un piedistallo di civiltà, ma fingiamo di ignorare le numerose derive cui stiamo andando incontro e quelle che abbiamo provocato nel corso dei secoli, nonché le schizofrenie insite nel nostro sistema. Noi che... invece di puntare il dito contro un'autrice e operatrice interculturale (vituperata) che ha fatto e fa il suo lavoro con passione, creatività e dedizione, facciamo appello alla nostra coscienza e scrolliamoci di dosso una buona dose di ipocrisia. Usando un po' di sano senso critico,  perché come disse anche Gesù: "Chi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei" (Gv 8,7).  
   

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