Un distopico perfetto, specchio del nostro attuale contesto storico, politico e sociale, fatto di incertezze e caos. Una scrittura che affonda nel cuore dell'individuo, riportandone alla luce i lati più dark. Una storia dalla lampante impronta cinematografica. Ecco la recensione de “La dottrina del male” (Elliot) di Alessandro Berselli.
"La dottrina del male": la trama
Ivan Cataldo è uno spin doctor, un guru della comunicazione politica seducente e carismatico, con un matrimonio appagante e un’invidiabile posizione socioeconomica. Le sue certezze professionali e affettive cominciano a sgretolarsi nel momento in cui alla MindFactory, l’agenzia della quale è amministratore delegato, si presenta il portavoce di una misteriosa organizzazione che si dichiara in grado di vincere le elezioni in tutti gli Stati nevralgici, Italia compresa, per creare un Nuovo Ordine Mondiale. Chiamato a seguirne la campagna mediatica, Cataldo è dapprima riluttante ma poi, affascinato dal loro manifesto di partito, decide di accettare l’incarico. Sarà il più grande errore della sua vita. Noir distopico e intimista, La dottrina del male riflette sugli inquietanti scenari di dominio all’orizzonte e ne indaga le ripercussioni psicologiche, domandandosi a quale prezzo siamo disposti a vendere la nostra integrità.
La recensione
Ho trovato “La dottrina del male” un romanzo esemplare. In primo luogo per la qualità della penna di Alessandro Berselli, autore bolognese che negli anni ha saputo evolversi confermando una cifra stilistica e artistica personali, coniugate all'attenzione a captare i mutamenti dei tempi e gli orientamenti dei lettori (o di potenziali tali); il tutto senza mai scivolare nell'atteggiamento markettaro fine a se stesso. Connessa a quest'ultimo aspetto, è la seconda ragione dell'esemplarità della “nuova fatica narrativa berselliana”: la forte impronta cinematografica, con la presenza massiccia di dialoghi alternati a momenti di narrazione asciutte, ma proprio per questo incisive. E l'immediatezza che ne risulta è indubbiamente uno dei piatti forti del romanzo.
Parlo di piatti non a caso: il romanzo è disseminato di riferimenti a pietanze etniche. Dal giapponese al coreano, passando per il vegano, l'attenzione alla resa dei dettagli salta all'occhio e stuzzica la gola. Berselli descrive piatti ricercati, rischiando (piccola nota) di cadere nel didascalico; ma nella precisione della resa ravvisiamo anche la connessione a uno stile di vita godereccio, legato alle ambizioni crescenti del protagonista, già inserito in un contesto sociale di rilievo.
Il protagonista, Ivan, guru della comunicazione politica, è l'individuo che resta intrappolato in un meccanismo più grande di lui. La sua morale si corrompe mano a mano che un certo sistema lo plasma a sua immagine, trasformando quello che dovrebbe essere un fautore, in un burattino. Ivan tradisce la sua etica con il risultato di dover vivere un terribile contrappasso. Le morti che si succedono, la serie di situazioni in cui si trova implicato suo malgrado e che sembrano collidere con le competenze connesse alla sua professionalità: tutto ciò fa parte di un gioco cui a un certo punto il protagonista cercherà di sfuggire. Con quali conseguenze?
Controparti positive di Ivan, sono la moglie Martina, la cui voce suona un po' come quella di una coscienza che osserva gli eventi in maniera lucida e consapevole, un po' come accade per la figlia, Alessia, un'adolescente sicuramente non stereotipata e dotata di una dialettica tanto tagliente quanto arguta, capace di tenere testa al padre quarantenne. Con loro, troviamo la figura della madre di Ivan, un personaggio così bizzarro da conquistare il lettore a colpi di lifting e mojito, ma anche di parole taglienti che arrivano al cuore di tutti, Ivan compreso. Una madre "in crisi" dopo essere stata lasciata dal marito per un'attricetta straniera decisamente più giovane e avvenente (tanto basta per ricorrere alla "cura"a base di lifting e mojito, nella speranza di ritrovare la giovinezza perduta, altra ossessione della nostra epoca).
Per quanto riguarda i “cattivi” dell'organizzazione che coinvolge Ivan nei piani: si inscrivono perfettamente all'interno del più generale contesto storico e politico. Plasmati sul modello delle teorie del Nuovo Ordine Mondiale, cui l'autore ha attinto a piene mani ai fini della narrazione, i componenti dell'organizzazione agiscono per un dichiarato intento nobile, salvo poi mostrare un'anima nera e corrotta. Sono lo specchio perfetto di coloro che cavalcano la confusione di un'epoca facendo leva su pance vuote che annebbiano le percezioni critiche, amplificate da Social, proiezioni e manipolazioni mediatiche. Lo specchio del particolare momento storico che stiamo vivendo.
Nel racconto distopico osserviamo le dinamiche della nostra società. Il caos, l'obnubilamento intellettuale, la deriva dell'edonismo... “La dottrina del male” spalanca le porte su questi aspetti, cui fa da contraltare un guizzo di speranza (vedi la nascita della figlia, altra figura femminile innocente per antonomasia, coinvolta suo malgrado nelle vicende del padre).
Dal punto di vista tecnico e stilistico troviamo una penna precisa, chirurgica. Arguto e sensibile, in bilico tra noir e humor (sempre nero, ma vincente), Berselli costruisce dialoghi impeccabili, in cui l'avanzamento della trama va di pari passo all'arco di trasformazione dei personaggi. Nelle sue evoluzioni creative l'autore ha avuto la capacità di mantenere intatta l'abilità nel far emergere il lato più cupo dell'essere umano. Nella sua visione, l'individuo in balia di fratture emotive e di eventi perturbanti, è il fautore della propria caduta. Il tutto è sorretto dall'attenzione maniacale al linguaggio: il lavoro dell'autore si avverte, come si avverte il grande sforzo a non cadere nella trappola della retorica banale. Del resto Berselli è una voce forte, un autore dotato di una grande personalità, complice un background culturale che attinge a una molteplicità di spunti che si alimentano continuamente, portando a esiti sorprendenti. Un autore da leggere e conoscere. Lo consiglio agli aspiranti autori ;-)!
Per concludere
"La dottrina del male" è un romanzo perfetto per meccanismi e capacità di catturare il lettore nel cerchio magico delle vicende. Cupo, nero, faustiano, cinematografico: è una lettura rapida che cattura e arriva al cuore e allo stomaco. Una penna ricca e abilissima, capace di strappare sorrisi, risate e al contempo di essere cattiva al punto giusto.
L'autore: Alessandro Berselli
Bolognese, classe 1965, Alessandro Berselli è umorista, scrittore e docente di tecniche della narrazione. Il suo esordio risale agli anni Novanta, collaborando con le riviste "Comix" e "Arpanet". Dal 2003 inizia parallelamente il percorso come autore in prosa. Tra i suoi lavori, le raccolta di racconti "Storia d'amore, di morte e di follia" (Arpanet, 2005) e "Anni zero" (Arpanet, 2012). Tra i romanzi: "Non fare la cosa giusta" (Perdisa Pop, 2010), "Anche le scimmie cadono dagli alberi" (Piemme, 2014), Le siamesi (Elliot, 2017).
Il suo sito web è: http://www.alessandroberselli.it/
Che bella recensione, mi hai incuriosita molto!
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