martedì 3 marzo 2020

L'INTERVISTA - Ilaria Brescini e Jessica Lombardi ci raccontano il loro urbanfantasy "Blood Curse"

Jessica Lombardi e Ilaria Brescini con
il loro "Blood Curse" (DAE)
La storia è nata diversi anni fa e con il tempo è cresciuta, fino a quando non ha assunto la sua identità attraverso la scrittura a quattro mani delle autrici, Ilaria Brescini e Jessica Lombardi. Per loro la pubblicazione di "Blood Curse - Il Richiamo del Sangue" (Dario Abate Editore) è stato un evento inaspettato, ma anche il coronamento di un sogno.
Scopriamo con Ilaria e Jessica questo Urbanfantasy destinato ai ragazzi, ma godibile anche dagli appassionati del genere.

Ilaria Brescini e Jessica Lombardi: un sogno
realizzato!
Ciao Ilaria e Jessica, benvenute su La penna sognante! Raccontateci qualcosa di voi: chi siete, che cosa fate nella vita di ogni giorno, le vostre passioni, la vostra formazione, il vostro rapporto con la scrittura, i libri, le varie discipline dell’arte e dello spettacolo, le vostre aspirazioni. Cosa vi ispira e cosa non vi ispira…
I: Ciao Roberta! Innanzitutto grazie mille per aver pensato a noi per questa intervista, siamo molto contente e onorate di poterci esprimere sul tuo blog. Siamo Ilaria Brescini e Jessica Lombardi, abbiamo 23 anni e siamo le autrici di “Blood Curse”, pubblicato l’anno scorso per Dario Abate Editore.
J: Ciao a tutti anche da parte mia e grazie, Roberta, per questa opportunità! Mi permetto di correggere Ilaria ricordandole che io di anni ormai ne ho 24, compiuti da pochissimo, ahimè!

I: Hai ragione, mi ero dimenticata di questo dettaglio! Comunque, per quanto riguarda la nostra occupazione, siamo entrambe studentesse universitarie e veniamo da Ravenna. Io mi sono laureata a Ferrara in Lingue e letterature moderne e adesso ho iniziato una magistrale in traduzione editoriale a Modena: sarebbe per me un sogno riuscire a combinare in ambito lavorativo la mia passione per le lingue con l’amore per la letteratura.
J: Io invece sono ancora in triennale a Bologna e spero di finire presto, così da poter proseguire con gli studi. Almeno, per ora questa è la mia idea ma si sa che con il tempo, molto spesso, le idee cambiano, quindi chissà…
Studio Lettere Moderne, e da qui si evince la mia passione per la letteratura: sono sempre stata attaccata a questa disciplina, fin da piccola, e già alle medie era spuntata questa mia passione che poi si è ingrandita alle superiori e, quando è stato ora di scegliere l’università, ho proseguito su questa strada. Sono quindi costantemente circondata da libri e scritture, e studiarne la origini e i vari metodi di analisi (anche se a volte è difficile e complicato) è qualcosa che mi piace moltissimo fare!

I: Sì, concordo. Io personalmente devo ringraziare la mia famiglia per aver sempre incoraggiato questi interessi: il mio tempo libero è equamente diviso tra libri e musica, le due valvole di sfogo che mi permettono di dare voce alle mie emozioni e ai miei pensieri, tenendo la mente sempre aperta. Studio canto da che ho 7 anni e ho partecipato anche a qualche progetto teatrale negli ultimi anni, esperienze che porterò sempre nel cuore e che mi hanno aiutata a crescere come persona e come artista. Parlando di cose che invece non mi ispirano, le prime cose che mi vengono in mente sono la matematica e la fisica: per quanto indubbiamente interessanti, le materie scientifiche sono proprio fuori dalle mie corde, e purtroppo l’ho capito solo dopo essermi iscritta al Liceo Scientifico!
J: Ecco, io a differenza di Ilaria amo molto anche le discipline scientifiche, in particolare la matematica: ho cominciato ad apprezzarla molto alle superiori grazie alla mia professoressa, ed è forse una delle cose che mi manca di più studiare! Oltre alla scrittura e alla lettura, uno degli hobby che preferisco è la fotografia, e per quanto ami l’HD delle macchine fotografiche di oggi sono molto attaccata alle fotografie a vecchio stampo, quelle più sgranate che richiamano il vintage!

Arriviamo quindi a “Blood Curse”: come e quando nasce questo romanzo? Da chi è partita l’idea di scriverlo e qual è stata la scintilla che ha fatto scattare l’ispirazione?
I: “Blood Curse” nasce nel lontano 2011, sebbene inizialmente non fosse assolutamente nei piani farlo diventare un progetto serio. E’ nato tutto come un gioco, un semplice modo di passarsi il tempo tra una verifica e l’altra e un mezzo per mantenere vivi i contatti dopo che Jessica cambiò scuola. La scrittura è una cosa che ci ha sempre unite, un punto di contatto che ci ha permesso di avvicinarci molto anche a livello personale: passavamo ore a discutere di libri e serie tv, e “Blood Curse” nasce un po’ proprio da queste discussioni. Per quanto riguarda idee ed ispirazioni lascio la parola a Jessica, visto che è stata lei l’ideatrice di tutto.
J: Il romanzo – che al tempo non era assolutamente nato come romanzo – ha avuto inizio da un semplice capitolo che scrissi in uno dei tanti pomeriggi in cui l’ispirazione era venuta a farmi visita. Inizialmente l’idea era quella di continuarne la stesura con un’altra persona che conoscevo all’epoca, ma questa mi diede ‘buca’; siccome sapevo bene quanto ad Ilaria piacesse scrivere e sapendo, comunque, che la cosa ci avrebbe particolarmente legate, decisi di condividerlo con lei e di chiederle se avesse voglia di scrivere il secondo capitolo. Puoi immaginare la mia gioia quando mi disse di sì!

"The Vampire Diaries" tra le serie d'ispirazione
per "Blood Curse"
Il romanzo ha un incipit classico sia per la narrativa contemporanea sia per la cinematografia e serialità televisiva Young Adult: il trasferimento nella nuova scuola di un personaggio, in questo caso il protagonista. Voi come vedete questo “espediente” e come lo avete trattato? Cosa significa entrare in un nuovo ambiente scolastico per un giovanissimo? È solo un pretesto narrativo o altro? 
I: Come accennavo prima, la stesura del romanzo è stata fortemente influenzata dai libri e dalle serie televisive e cinematografiche che tanto ci appassionavano al tempo e che ancora oggi amiamo. Il trasferimento in una nuova scuola è sicuramente un espediente classico della letteratura young adult ma è anche un modo per permettere ai lettori, per l’appunto quasi sempre giovani ed adolescenti, di immedesimarsi meglio nei personaggi e di empatizzare con loro.
J: Esatto, io per esempio mi ritrovo molto nel personaggio di Richard perché mi ricorda il mio trasferimento in una città nuova e in un ambiente scolastico del tutto sconosciuto, e penso che questo possa accadere ad un qualsiasi lettore che abbia vissuto un’esperienza simile; non per forza deve trattarsi di un trasferimento in un ambiente nuovo, ma anche l’iniziare un percorso totalmente incerto e sconosciuto. I sentimenti, in questi casi,  sono gli stessi sperimentati da Richard: smarrimento e paura di non essere all’altezza.

I: Sì, lo spaesamento iniziale del “nuovo arrivato” e la conseguente ricerca di punti di riferimento e volti amici che permettano di affrontare le difficoltà esterne ed interne all’ambiente scolastico rappresentano alla perfezione le emozioni di giovani ragazzi e ragazze che stanno entrando o sono da poco entrati nell’età adulta, ma anche di lettori più maturi.
J: Poi come diceva prima Ilaria, essendo state influenzate da moltissimi film e serie tv che trattavano di questo tema per noi è stato praticamente naturale iniziare la storia in questo modo.

Oltre a Richard, chi sono gli altri personaggi ed eventualmente, a chi sono ispirati (se ci sono elementi ispiratori)?
I: Per quanto mi riguarda, i miei personaggi sono nati sia a livello fisico che caratteriale da un insieme di svariate influenze e non c’è stata quindi una vera e propria ispirazione dietro la loro creazione.
J: Essendo “Blood Curse” nato come una fanfiction, ovviamente avevo in mente una persona specifica per il personaggio di Jared: questa cosa si è però sfumata molto nel tempo, mentre il tutto prendeva una forma molto più matura. Nella mia testa, però, ho cercato di immaginare alcuni attori o personaggi noti a cui sono particolarmente legata, ma questo solo per quanto riguarda il fattore estetico.

I: Sì, diciamo che abbiamo in qualche modo unito le caratteristiche di diversi personaggi letterari e cinematografici alle nostre idee personali per creare qualcosa che fosse riconoscibile ma allo stesso tempo originale e non stereotipato. Alcuni dei personaggi secondari li abbiamo creati insieme, altri invece sono nati da una di noi piuttosto che da un’altra, quindi le influenze sono state varie.

Tra i personaggi, ce n’è uno cui siete affezionate particolarmente? Se sì, chi è e per quali ragioni?
I: Personalmente il mio personaggio preferito non può che essere lo stesso Richard: essendo da me curato ho sviluppato un profondo affetto nei suoi confronti e amo la sua ironia e il suo modo di affrontare le cose. Questo non vuol dire che non ami anche Jared e gli altri personaggi più “secondari”, che sono comunque tasselli fondamentali della storia.
J: Ovviamente, Jared! Siamo troppo scontate? In realtà, e qui lo dico e qui lo nego, se non fossi stata io a scrivere “Blood Curse” forse Jared lo odierei a morte; solitamente amo molto i personaggi costruiti come Richard eppure il fascino di Jared mi colpisce ogni volta sempre di più. Uno dei personaggi al quale sono particolarmente legata, però, è anche James, al quale speriamo di poter dare una particolare attenzione nell’eventualità di un secondo romanzo…

Dove avete deciso di ambientare questo romanzo e perché?
I: La storia si sviluppa in America, più precisamente in Arizona, ma l’ambientazione è solo vagamente accennata. La scelta degli Stati Uniti è un voluto richiamo alle saghe cinematografiche e letterarie che in quegli anni andavano tanto di moda: "Twilight" in primis, ma anche "The Vampire Diaries", "Teen Wolf" e altre saghe minori a cui eravamo tanto affezionate. Eravamo talmente abituate a vivere queste storie in un ambiente straniero che ci sembrava strano cercare di trasportare forzatamente la storia in Italia. Allo stesso tempo non volevamo dare troppi riferimenti geografici ai lettori, perché abbiamo sempre visto l’ambientazione come un qualcosa di secondario e volevamo che il pubblico si concentrasse principalmente sulla storia, sui personaggi e sugli sviluppi narrativi.
J: Come ha detto Ilaria, abbiamo voluto dare solo delle linee guida di dove potesse svolgersi tutta la narrazione, senza dare troppa importanza all’ambientazione: abbiamo voluto mettere in rilievo quello che succedeva, piuttosto che il background di dove succedeva.

I: Sì, le descrizioni sono ridotte al minimo: ci piace lasciare spazio all’immaginazione del lettore senza bombardarli di informazioni dettagliate.
J: Se tornassi indietro credo che farei la stessa cosa e penso che Ilaria concordi con me: credo che sia molto bella l’idea di dare al lettore abbastanza spazio di immaginazione, senza descrivergli chiaramente le ambientazioni, lasciando che sia quest’ultimo a crearle. Ci sono cose che abbiamo descritto meglio di altre, come ad esempio il bosco e la radura che hanno un ruolo abbastanza importante, e altre che abbiamo lasciato di più al caso, come la scuola e le abitazioni dei vari personaggi.

Un altro riferimento per Jessica e Ilaria
Che cosa avete voluto far emergere in questa storia?
J: L’amicizia, prima che l’amore, è un tema per noi molto importante, ed è quello che vorremmo che si capisse dal romanzo: comunicare quello che si prova, come ci si sente, ed essere circondati da amici sinceri e sempre pronti ad aiutarci, è quello di cui tutte le persone dovrebbero capire l’importanza.
I: Non bisogna avere paura di essere sinceri e di parlare con le persone a cui si vuole bene, siano questi amici o familiari, perché insieme le cose si affrontano meglio che da soli e l’onestà ripaga sempre. Personalmente spero che questo concetto sia trasparito chiaramente dalla narrazione, perché ci tengo particolarmente: circondatevi di persone che vi vogliono bene, non rimanete da soli e non isolatevi, specialmente quando le cose si fanno complicate o difficili.

J: Che ci siano disguidi  e fraintendimenti fra amici è una cosa normale ma volevamo far comprendere al lettore quanto certi legami, se importanti e veri, non possano essere spezzati da inconvenienti e discussioni.

Si tratta di un romanzo scritto a quattro mani: come avete lavorato alla sua stesura?
I: Dal momento in cui Jessica mi ha mandato il primo capitolo e io le ho rispedito il file Word con l’aggiunta del secondo abbiamo capito che quello di scrivere un capitolo a testa era il metodo più rapido e semplice per proseguire con la stesura. Ognuna di noi ha curato il proprio personaggio, portando avanti la storia dal loro punto di vista e riallacciandosi a ciò che l’altra aveva scritto nel capitolo precedente e aggiungendo di volta in volta qualcosa di nuovo.
J: Sì, diciamo che è stata una cosa abbastanza complicata, ma in realtà rifarei tutto con entusiasmo e senza alcun tipo di problema: esponendo io maggiormente la parte psicologica del mio personaggio, ed Ilaria quello del suo, abbiamo avuto pochi scontri di opinioni, se non nessuno.

Domanda tecnica e stilistica: nella scrittura, su cosa avete puntato e cosa, invece, avete evitato di fare? Es. Evitare pipponi o lunghe descrizioni, oppure focalizzarsi su dialogo, rapporti tra i personaggi, azione…?
I: Come accennavo poco fa, abbiamo cercato di ridurre al minimo le descrizioni per lasciare libera la mente del lettore e non appesantirlo con troppe informazioni spesso superflue. Io personalmente ho preferito concentrarmi sullo sviluppo psicologico dei personaggi e sui dialoghi: da lettrice, il modo più efficace per ed interessare ad una storia è la presenza di personaggi interessanti e di dialoghi frizzanti e, quando serve, profondi. Amo vedere la crescita dei personaggi, immergermi nei loro pensieri, nei loro dubbi e nelle loro paure, e ho voluto cercare di riprodurre questo mio interesse nella stesura di “Blood Curse”.
J: Anche io amo principalmente la parte più psicologica del personaggio, quella che di solito me ne fa innamorare e mi spinge a leggere sempre di più. Forse, come primo romanzo, a volte abbiamo come ‘tagliato’ qualche parte e per quanto riguarda me, rileggendolo, ho pensato che avrei potuto approfondire di più certe cose ma d’altronde è normale: essendo passato moltissimo tempo dall’inizio alla fine della stesura, il nostro stile di scrittura e il nostro punto di vista è molto cambiato nel corso degli anni. Per di più, essendo Jared un personaggio che ha una facciata da cattivo ragazzo, mi sembrava fondamentale descriverne bene tutti i pensieri per far capire al lettore che, in fondo, anche lui è pieno di insicurezze.

I: Sì, concordo sul fatto che alcune cose avremmo potuto svilupparle meglio, o perlomeno con più attenzione per i particolari, ma l’esperienza serve anche a questo!

Ci sono stati momenti in cui avete avuto conflitti rispetto allo sviluppo della trama? Punti su cui avete discusso o avete trovato difficoltà ad accordarvi? Se sì, come li avete risolti?
I: Fortunatamente no, almeno non che io ricordi. Quando abbiamo iniziato a scrivere “Blood Curse” non avevamo un vero e proprio piano: abbiamo costruito la storia capitolo dopo capitolo, senza avere un’idea prestabilita e senza aver posto alcun tipo di paletto. Discutevamo insieme di come far proseguire la storia per qualche capitolo, così da avere una vaga idea di cosa scrivere, ma poi ognuna di noi aggiungeva qualcosa di suo.
J: Come ha detto Ilaria, non abbiamo mai avuto problemi: essendo molto simili, ed essendo entrambe appassionate principalmente di fantasy o urban fantasy, ci è sempre venuto molto naturale metterci d’accordo sulle varie scene da sviluppare. Era sempre semplice e divertente scegliere quali difficoltà avrebbero dovuto affrontare i personaggi, capire chi fosse il cattivo o il buono della situazione, oppure decidere chi far soffrire o chi risparmiare (e ricordo con piacere che quando era ora di decidere quali scelte tragiche applicare eravamo sempre d’accordo!).

I: Personalmente ero sempre ansiosa di vedere cosa Jessica si fosse inventata per mandare avanti la storia e come avesse gestito il proprio capitolo. Ogni volta che mi mettevo a scrivere era una sorpresa e questo ci ha spinto a prendere decisioni inaspettate, rendendo il tutto molto stimolante. Inoltre, avendo gusti e idee molto simili, capitava spesso che capissimo le intenzioni l’una dell’altra senza nemmeno aver bisogno di discuterle. Da questo punto di vista siamo state molto fortunate.
J: Sì, ogni volta che Ilaria mi inviava di nuovo il capitolo esultavo e, dovunque fossi, cominciavo a leggere per capire che cosa avesse scritto e come continuasse la storia. In effetti, ricordo perfettamente di essermi messa a scrivere sulle note del telefono mentre ero fuori casa, un bel po’ di volte, perché improvvisamente l’ispirazione mi prendeva e non potevo farne a meno!

In generale, scrivere a quattro mani: requisiti, vantaggi e svantaggi. Cosa fare e cosa non fare?
I: Partiamo dagli svantaggi: sicuramente le tempistiche e l’organizzazione del lavoro. Scrivendo a quattro mani bisogna riuscire ad incastrare gli impegni e i contrattempi di entrambi, imparare a rispettare i tempi dell’altro (che possono essere molto diversi dai propri), e discutere le varie idee con l’altra persona per trovare un punto d’incontro. D’altra parte è anche vero che in caso di blocchi creativi o incertezze dell’una, l’altra era lì per intervenire e cercare di smuovere la situazione dando consigli e suggerimenti.
J: Esattamente: lo svantaggio principale è stato che avendo impegni diversi a volte passavano anche letteralmente mesi prima che un capitolo venisse scritto. Ovviamente credo sia normale: l’ispirazione, purtroppo, non è sempre dietro l’angolo e, se non arriva, è praticamente inutile forzarla! Questo credo sia l’unico lato negativo che ho trovato nello scrivere un romanzo a quattro mani, ma per il resto è stata un’esperienza che sinceramente rifarei da capo! Avere due cervelli al posto di uno è un grandissimo vantaggio, perché aiuta a vedere le cose da un punto di vista diverso e dunque ti ritrovi ad essere continuamente stimolato da nuove idee alle quali, magari, non avresti pensato prima.

I: Sì, avere a disposizione due menti al posto di una è un grande vantaggio perché permette di confrontare scenari e idee, ampliando così l’orizzonte creativo. Come dicevo prima, scrivere a quattro mani è stata un’esperienza molto stimolante che porterò nel cuore.

Pensate a un seguito del romanzo? Nel caso, come lo vedreste? In caso negativo… perché no?
J: Ci abbiamo praticamente pensato subito dopo aver concluso il primo romanzo, perché era come se ci fossero delle cose lasciate a metà, ancora tante domande in sospeso e, in fondo, non eravamo – e non siamo! – ancora pronte a lasciar andare i personaggi ai quali siamo tanto affezionate.
I: Sinceramente sì, ci piacerebbe molto scrivere un secondo episodio della nostra storia, perché è stata una bellissima esperienza e siamo molto affezionate a questo progetto e ai nostri personaggi. Abbiamo già qualche idea, ma le difficoltà e gli impegni di entrambe sono aumentati notevolmente e la cosa ci frena notevolmente nella stesura. Non ci resta che vedere cosa ci riserberà il futuro... prima o poi riusciremo a ritagliarci un po’ di tempo e a quel punto, chissà!
J: Diciamo che, impegni a parte, un’altra cosa che ci frena è il fatto che “Blood Curse” sia nato come un solo romanzo, un passatempo, e quando ci siamo messe a scriverlo non avevamo idea che un giorno sarebbe potuto diventare realtà, per cui ci sono cose che dobbiamo sistemare a dovere per evitare buchi di trama o incongruenze in un possibile sequel. Speriamo che il tempo ci permetta di mettere su qualche buona idea: sarebbe bellissimo scrivere di nuovo di Richard e Jared, e penso che lo stesso valga per Ilaria!

Jessica e Ilaria, ai giovani
scrittori: non vi scoraggiate!! 
Progetti futuri? Che cosa uscirà “dal cassetto”? Quali obiettivi e progetti? Sono sempre a quattro mani?
I: Avevamo discusso della possibilità di scrivere qualcosa di nuovo, sempre a quattro mani, ma personalmente penso che se dovessimo rimetterci a scrivere insieme sarebbe per il sequel di “Blood Curse”. Penso che ognuna di noi abbia i suoi obiettivi personali e nulla vieta che prima o poi torneremo a scrivere insieme qualcosa di completamente nuovo, ma penso che prima di questo cercheremo di completare quello che abbiamo iniziato con “Blood Curse”.
J: Anche io penso che, nel caso volessimo scrivere qualcosa a quattro mani, sarebbe per il seguito di “Blood Curse”: abbiamo sempre avuto moltissime idee, e sono sicura che ne avremmo tantissime altre, ma ovviamente questo romanzo è diventata la nostra priorità!

Pensate a scrivere qualcosa in solo? Se sì, cosa vi piacerebbe?
I: Parlando per me, ho un sacco di idee che mi frullano per la testa al momento, ma troppo poco tempo per scriverle o per ordinare i cassetti. Ho ancora troppa confusione perché possa uscirne qualcosa di buono, ma prima o poi voglio pubblicare una saga tutta mia. Sono sempre stata un’amante del fantasy, oltre che dello urban, e il mio sogno nel cassetto sarebbe di veder pubblicato qualcosa di mio in questo ambito.
J: Anche io scrivo sempre qualcosa, ho sempre nuove idee che vorrei mettere per iscritto ma, quando sono vicina allo scrivere qualcosa, improvvisamente l’ispirazione sfugge via di mano. Spero di riuscire a dar sfogo a queste idee che mi sembrano buone e che mi dispiacerebbe lasciare nel dimenticatoio dove, ovviamente, nessuno potrà mai vederle. Chissà, avrei in mente qualcosa di fantasy, ma ammetto che sono principalmente un’amante delle storie d’amore…

Ilaria se vuoi dire qualcosa a Jessica; Jessica se vuoi dire qualcosa a Ilaria…
I: Jess, grazie per avermi inviato quel capitolo, anni fa, e per aver sempre creduto in questo progetto anche quando io non ne ero troppo convinta. Deve essere stato snervante combattere contro il mio scetticismo cronico, ma è anche per questo che siamo amiche e che siamo riuscite a portare a termine “Blood Curse”: perché ci completiamo e ci vogliamo genuinamente bene, sia nelle cose positive che in quelle negative.
J: Io sono felicissima di averti inviato quel capitolo e felicissima che tu abbia accettato! Sono anche felice che il cambio di scuola non ci abbia fatto perdere di vista e che dopo tantissimo tempo siamo ancora qui a sostenerci nelle cose belle e anche in quelle brutte. È vero che è stato difficile convincerti, ma in fondo è un sogno che ci ha sempre accomunato e la speranza di tutte e due ci ha portato a questo risultato bellissimo! Quindi grazie per aver condiviso con me questa bellissima esperienza.

Se volete aggiungere altro… 
I: Un appello a tutti quei giovani scrittori e scrittrici emergenti che hanno delle idee ma hanno paura di mostrarle al mondo o non credono di potercela fare: abbiate fiducia in voi stessi e, se come me siete persone scettiche o pessimiste, circondatevi di persone positive. Non abbattetevi di fronte alle difficoltà, perché nella vita ce ne saranno sempre e sta a noi capire come affrontarle o aggirarle. Ci vuole costanza, dedizione, passione e anche un pizzico di fortuna, quello è innegabile, ma nulla è impossibile e la soddisfazione di vedere il proprio lavoro pubblicato vale tutto il sudore e tutti gli sforzi che vengono prima.
J: Vorrei anche io parlare a voi giovani scrittori: non abbiate paura di mettere per iscritto quello che vi frulla in testa. Metteteci passione e volontà, e vedrete che verrete ripagati! Ci saranno momenti – molti momenti – di sconforto in cui penserete che non ce la farete mai, che mai nessuno vi dirà di sì, ma una cosa che mi piace sempre dire in queste occasioni è: ricordatevi che la Rowling, prima di ricevere un sì, è stata rifiutata ben dodici volte, e guardate dov’è ora! E se a volte una cosa vi sembra impossibile, non lasciate che questo vi abbatta e continuate a lottare per i vostri sogni.



Scheda tecnica del libro
"Blood Curse - Il Richiamo del Sangue"
di Ilaria Brescini e Jessica Lombardi
Casa Editrice: Dario Abate Editore
Genere: Urbanfantasy - Young Adult
Anno: 2019
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