Roberta De Tomi, durante un reading |
Iniziamo con la questione che ha visto coinvolta Lettrice per passione. La sua colpa? Esprimere un parere su un libro, argomentato in maniera ponderata e onesta. Oltretutto, nulla a che vedere con le recensioni distruttive e poco pertinenti che troviamo su Amazon (a volte, decisamente vergognose). Lettrice per passione ha scritto un parere da appassionata, non legata a interessi personali, né a militanze. E qui, apriti cielo! Da questo parere contrario, si è scatenata l'ira dell'ufficio stampa, il Taccuino, che non ha lesinato in insulti pesanti, portati persino sul personale (e già solo toccare il personale è indice di scarsa serietà). Poi è seguita la citazione di "eminenti" professionisti del settore, per avvallare la posizione di una supposta superiorità del libro. Non sono mancati riferimenti al fatto che la blogger non è una giornalista professionista.
La domanda sorge spontanea: perché allora hai inviato il libro da recensire a una "dilettante" (con un seguito di tutto rispetto), se devi reagire in modo tanto violento e svilente?
Se io invio il mio libro a una testata, mi aspetto anche la recensione negativa; persino le stroncature. Da autrice ho capito e accettato fin da subito le regole del gioco: accettare le critiche negative e andare avanti facendone tesoro. E accettare il fatto che non si può piacere a tutti; non piace a tutti Stephen King, tanto per dire...
Lettrice per passione ha fatto quello che doveva fare: recensire un libro esprimendo le sue ragioni. Con educazione e dall'alto di una sua esperienza consolidata. Non sarà una giornalista professionista ma non è un soldatino che deve rendere conto a qualcuno. Non è il giornalista che se scrive qualcosa che non piace, deve cambiarlo in base alle telefonate che riceve dall'alto (cose viste). I no fuori dal coro, sono il sintomo della vera libertà d'espressione. Una libertà che si esercita con la forza dell'intelletto. Che va oltre alcuni (badate bene alcuni, non tutti) servili atteggiamenti di militanti e di chi scalda poltrone grazie ad amicizie etc (il perfetto italian style delle piccole cerchie della cultura).
Dodici anni fa gestivo un blog in cui denunciavo i mali della precarietà. Mi dicevano che facevo la vittima, che ero io la sbagliata. Che i Co.Co.Co etc erano ottimi. Che i giovani dovevano fare la gavetta (per dieci anni?). Detto da gente con il contratto indeterminato, senza percezione della questione. Nel 2015 è esploso il problema dei NEET in Italia (l'anno prima ne avevo parlato in un romanzo, scritto nel 2012). Nel 2020, post-Covid, c'è un'emergenza disoccupazione che ancora una volta vede come perno i giovani (e le donne). I giovani, quelli cui mettiamo i bavagli per mandare avanti vecchie baldracche (scusate il temine, riguarda uomini e donne e una certa mentalità; il vecchio può essere anagraficamente giovane ma dentro decrepito e stantio) che alzano il pugno in segno di rivoluzione e poi si crogiolano in privilegi guadagnati con la furbizia (d'accordo ci faremo furbi!). Soggetti che piangono lacrime di coccodrillo se le critichi, perché loro sono intoccabili. Intanto, giovani e meno giovani (con talento, capacità, preparazione... com'era... no la fuga dei cervelli ma poi tu per primo li fai scappare privilegiando altri) condannati al silenzio, perché non sono nessuno - ma dicono più dei soldatini della cultura sotto i riflettori da Grande Fratello - languono ma vanno avanti con dignità.
Signor*, la lungimiranza non si ascolta. Ma poi, anni dopo, la voce fuori dal coro aveva ragione. Ma tu non sei nessuno. Magari, devi toglierti le ragnatele dalla (sono volgare) f**a. Già questo concetto, altro insulto indirizzato alla blogger, rischia di riflettere quello di un sistema. O no?
E la questione diventa: "Venditi, sii asservito. Questa è la cultura? Questi sono i messaggi che sublimano certi desideri?"
Forse le ragnatele vanno tolte da chi fa cultura antiquata con la presunzione di proporre qualcosa di unico e irripetibile, togliendo l'aria alle nuove proposte. Oppure basterebbe soltanto accettare le alternative, ciò che è indipendente, ponendolo sullo stesso piano di ciò che è big... che dite, troppo eversivo? Privilegi e poltrone che tremano? E se in quello che non si ascolta si celassero, nuovi capolavori, geni della scrittura, musica etc, cui adesso sbattiamo la porta in faccia con disprezzo perché non ne cogliamo la portata? Già, loro non sono nessuno... Un tempo, prima di assurgere a certe grandezze, non erano nessuno quelli che ora adoriamo... Pensiamoci!
Per concludere, due cose su tutto e vi lascio riflettere: la passione e l'onestà. Lettrice per passione, in questa brutta vicenda, ci dà una lezione di cui fare tesoro.
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