"Le cronache di Narnia": l'armadio come "dispositivo dell'altrove" |
Il dispositivo dell'altrove... magia? |
Lo definisco con parole mie: il dispositivo dell'altrove è quello strumento che consente ai protagonisti/personaggi di una storia (racconto, romanzo etc.) di approdare al mondo straordinario, a partire dall'ordinario. In pratica è un veicolo, strettamente connesso alla materia narrata - quindi inserito nella vicenda in maniera congrua allo sviluppo della trama - fondamentale in quello che viene chiamato viaggio dell'eroe (o dell'eroina).
Ho citato storie di genere fantastico: qui il dispositivo dell'altrove trova la sua massima ed esplicita applicabilità.
Posso citare in "Alice nel labirinto" (DAE) la porta che consente alla giovane Liddell di tornare al Paese delle Meraviglie. Prima, però, deve risolvere l'indovinello posto dal maggiordomo di zia Trixy.
Un altro esempio tratto dai miei libri: le porte del tempo che permettono di arrivare a Inventia, mondo parallelo tra i tanti di "Melody, la Vestale di Inventia".
Il dispositivo dell'altrove si palesa fortemente nel genere fantastico. Ma non è l'unico genere in cui lo troviamo. Anche la narrativa mainstream presenta dispositivi dell'altrove lampanti: "Il ritratto di Dorian Grey", ad esempio. Oppure pensiamo alle Madeleines di Proust, a tutto quello che attivano in termini di memoria.
Un altro esempio, dalla serialità: il Sottomondo di "Stranger Things". Il dispositivo dell'altrove è il laboratorio dove si svolgono strani esperimenti, ma troviamo pure le pareti di casa Byers.
Immagino Danny |
Prendiamo alcuni oggetti e facciamoli diventare un dispositivo dell'altrove.
Chiave - Porta - Libro - Armadio - Lo schermo di un pc
ESEMPIO: Svolgimento
Danny non aveva voglia di fare i compiti. Quando gli prendevano quei momenti, faceva di tutto, tranne quello che doveva fare. Mamma era andata a lavorare, papà era invece in vacanza con la sua nuova compagna.
Fino a tre anni fa, facevano i compiti insieme. Papà era un campione della matematica e grazie a lui aveva vinto le Olimpiadi, il primo anno delle Medie. Prima che tutto crollasse.
Ora, lui non aveva tempo. Giusto qualche sabato, quando stavano insieme nei fine settimana alternati che il giudice aveva stabilito. E da allora, la matematica non era stato più il suo forte. Solo i videogiochi.
Danny mise da parte i libri. Raggiunse la stanzetta del pc, in fondo al corridoio. La aprì: mamma aveva dimenticato di chiuderla a chiave. La apriva solitamente la sera o nei pomeriggi del fine settimana. Oppure, quando c'era scuola, un paio d'ore, ma solo dopo che Danny aveva finito di studiare.
Si avvicinò al pc. Mamma non sarebbe tornata prima delle sette.
Non sapeva se faceva bene, ma c'era qualcosa che lo spingeva verso il pulsante del case. La voglia di evadere per non pensare. Papà gli mancava tanto. Ad agosto non sarebbero neppure andati nella casa al mare dei nonni, in Puglia. La stavano ristrutturando. Forse.
Accese il pc. Si accorse della foto di papà, nella cornice argentata, accanto allo schermo. Passò il dito sul viso. Se solo lui e mamma avessero fatto pace.
Se solo...
Lo schermo del pc lo distrasse dai pensieri. La schermata di "Battle Angel" gli mise dei dubbi. Strano, era convito di essere uscito dalla partita.
Danny si mise a sedere sulla poltroncina. La trovava scomoda, ma meglio di niente. Prese il mouse e guidò il cursore sullo Start.
Una luce si produsse. Danny la sentì come un barbaglio avvolgente. Come qualcosa che usciva dallo schermo. Cercò di guardarlo, ma la luce era così intensa che fu costretto a coprirsi il volto.
"Ma cosa..."
Si sentì risucchiare. Cercò di resistere alla forza che lo attirava in avanti. Danny però era solo un ragazzino. Gracile, poco sportivo. Indifeso.
Un grido gli uscì dalla bocca, il cuore salì alla gola, il respiro era a mille. Aveva caldo, paura, tristezza. Eppure tremava mentre si sentiva come fagocitato da qualcosa. Si sentì stringere, un dolore più forte del senso di calore che sembrava sul punto di infiammarlo.
Il calore si attenuò poco dopo, come quando spargeva alcol su una ferita. Danny si strinse le braccia. Si accorse di non essere più seduto sul morbido della poltroncina, ma su qualcosa di duro. Come una roccia.
La luce si ritirò gradualmente insieme alla forza che aveva premuto contro il suo corpo.
Danny fece correre la mano sulla cosa dura su cui era seduto. Era una cosa per lui, perché non sapeva identificarla.
A un tratto sfiorò una mano. Sì, era una mano. E nella mano sentì il freddo di un oggetto di metallo. Come una lama.
"Oh..."
Danny spalancò gli occhi su una spada. Era tesa verso di lui, la punta a pochi centimetri dal petto.
La reggeva una ragazza.
Occhi di un colore più simile al rosso. Capelli arancioni con una frangia spiovente sul viso.
Corpo protetto da un'armatura.
Un mantello nero.
"Rina?"
Dietro di lei, una foresta. Dietro la foresta, tra le fronde, la torre del castello di Bright. Sopra di loro un cielo azzurro, privo di nuvole.
Se non fosse stato per il suo senso della realtà, Danny avrebbe detto che si trovavano lì dentro. Nel videogioco
Rina gli fece un cenno.
"Voltati."
Danny obbedì. E allora cacciò un urlo.
La stanza, nel riquadro del pc. Lui era nel pc. Nel mondo di Rina. (continua...)
Dispositivo dell'altrove: lo schermo del pc
Ora tocca a voi!
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