Il controllo del corpo femminile ha attraversato i secoli, configurandosi sia come misura, sia come tema oggetto di studio e di riflessioni attente. Da Freud, con le sue indagini sull'isteria, a Paul-Michel Foucault, passando per le vicende di Vicki Noble,il comune denominatore è la presa d'atto del potere che ha il corpo femminile in quanto latore di vita. "Il racconto dell'ancella" di Margaret Atwood (Ponte alle Grazie) porta alle estreme conseguenze tale consapevolezza, in un romanzo, portato alla ribalta dalla trasposizione televisiva. Ecco la recensione.
"Il racconto dell'ancella": la trama
In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alla élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c'è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull'intreccio tra sessualità e politica. Quello che l'ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.
La recensione
Ne "Il racconto dell'ancella" ci sono tutti gli elementi che riconducono all'attacco ai regimi totalitari e all'annoso problema del controllo - o sarebbe meglio dire dello sfruttamento - del corpo femminile ai soli fini della procreazione. Il romanzo della Atwood porta alle estreme conseguenze una pletora di riflessioni che nell'isterismo, enfatizzato da una stringente morale ottocentesca e indagato da Freud, trova il culmine. Il corpo femminile, centro focale creativo da cui dipende la discendenza umana, è inevitabilmente il bene da reprimere in tutte le sue pulsioni e da sorvegliare. Tutto ciò che è avulso dal fine ultimo, ovvero la procreazione, è bandito.
Ne "Il racconto dell'ancella" ci sono tutti gli elementi che riconducono all'attacco ai regimi totalitari e all'annoso problema del controllo - o sarebbe meglio dire dello sfruttamento - del corpo femminile ai soli fini della procreazione. Il romanzo della Atwood porta alle estreme conseguenze una pletora di riflessioni che nell'isterismo, enfatizzato da una stringente morale ottocentesca e indagato da Freud, trova il culmine. Il corpo femminile, centro focale creativo da cui dipende la discendenza umana, è inevitabilmente il bene da reprimere in tutte le sue pulsioni e da sorvegliare. Tutto ciò che è avulso dal fine ultimo, ovvero la procreazione, è bandito.
La società immaginata da Atwood è monoteocratica, con tutti i crismi del regime: dalle figure delle Zie che controllano le ragazze, passando per le Marte e per gli Angeli che sembrano incarnare eteree istanze laddove il controllo è massimo. L'ambiente in cui ci troviamo è signorile: Difred la protagonista vive una quotidianità che ha un qualcosa di antico e insieme futuristico. Le ancelle indossano una divisa che connota il loro ruolo sociale; un modo per annullare i caratteri sessuali, anche se la scelta del coloro rosso è emblematica e allude alla condizione di fertilità, ormai rarefatta. Accanto alle ancelle troviamo le Nondonne: la negazione dell'individualità femminile, in quanto subordinata alla fertilità, il totale annullamento della dignità. Il totale annullamento dell'amore.
Il tentativo di soffocare pulsioni, sentimenti ed emozioni, l'omologazione - almeno esteriore - dei corpi, l'utilizzo di testi - in questo caso, sacri -, proprio dei regimi totalitari (a prescindere dai colori politici che sono semplici pre-testi per giustificare e fondare il potere in essere), prende corpo nella narrazione, fatta secondo il punto di vista di Difred. Difred è l'ancella di Fred: lo stesso nome, applicato come un'etichetta a un oggetto, indica che l'ancella è una proprietà. Ma in questa reificazione della persona, le autorità dimenticano che l'involucro di carne e ossa conserva un groviglio razionale ed emotivo che a un certo punto può esprimere. E con Difred qualcosa esplode.
Difred è la protagonista in prima persona, narratrice che alterna il presente al passato in cui si osserva il crescendo degli accadimenti che portano alla proclamazione della dittatura, a partire dal primo blocco delle libertà delle donne (lavoro e carte bancarie). In questi slittamenti temporali si delinea l'orizzonte totalitario scandito da riti (es. la rigenerazione) in cui le ancelle devono assolvere ai loro compiti tenendo conto di un tempo che avanza verso la deadline cruciale. La stessa protagonista ha trentatré anni e vede l'orologio biologico rallentare il suo ticchettare, aumentando il rischio di essere relegata alla condizione di Nondonna.
Tra le ribelli, troviamo Moira. A un certo punto Difred la incontra in una situazione sociale che evoca quelle già proibite del passato. Piume e colori, costumi sexy sono aboliti: l'austerità che domina il corpo la fa da padrona, celando la classica ipocrisia di stampo borghese, rilevata ad esempio da Paul-Michel Foucault in "Storia della sessualità" (1976). Il filosofo e sociologo francese si è focalizzato sugli studi sul sesso, rilevando come il loro sviluppo abbia contribuito a demonizzare tale pratica e a inserirne diverse forme nel filone delle patologie. Dall'isteria al masturbazione infantile, i fenomeni naturali vengono segnati sull'agenda nera di una morale inculcata, che vede la famiglia come il primo baluardo dell'integrità individuale. Le pulsioni diventano veicolo di malattia, al punto che l'atto sessuale viene investito dell'unico valore della procreazione.
La ribellione è la naturale conseguenza del tutto. Dalla Rivoluzione Sessuale all'oggi il passo è breve, con la costatazione che la società ha sempre temuto la donna che alza la testa, imponendo la propria autonomia. Nulla spaventa più dell'indipendenza femminile. Donne che possono decidere di avere figli; nella società galaadiana, non sono considerate donne, mentre nella negletta filosofia femminista è la donna che decide delle sorti del proprio corpo. I risvegli della dea interiore postulati da Vicki Noble e legati a un riscoperta della cultura matriarcale, sono da escludersi. Nel mondo della Atwood il valore della donna è direttamente proporzionale alla fertilità e non a particolari capacità.
Il romanzo di Atwood apre le porte a una serie di riflessioni. Ha una miriade di implicazioni filosofiche e sociologiche e cita diversi passi dei testi sacri, fondatori della cultura patriarcale. In tutto questo, Difred, con la sua narrazione già assume un atteggiamento di distacco critico rispetto a quello che sta vivendo. Lei pensa, pensiero che le autorità non possono catturare. I germi della libertà sono già dentro di lei e dentro alle persone, e un regime totalitario non può entrare certo nell'intimo per manipolarlo. Del resto, la libertà è prima di tutto dentro di noi.
Dal punto di vista della tecnica: ottimo l'espediente del racconto, che va oltre il mestiere. Momenti lirici si alternano a momenti concreti, con uno show, don't tell impeccabile. La scelta di alternare il presente a più momenti del passato con un flashback ben architettato, rende la narrazione un po' troppo frammentata, anche se nella trama quasi tutto torna. L'unico neo: il riferimento un po' attenuato al disastro nucleare. Tra i personaggi, Difred e Moira risaltano, mentre alcuni restano sullo sfondo in quanto non hanno una forte caratterizzazione. Mi riferisco a Nick, ad esempio, ma anche Serena o Fred non del tutto convincenti. Malgrado ciò, si tratta di un'opera riuscita, molto coinvolgente e che apre a tante riflessione.
L'autrice: Margaret Atwood
Margaret Eleanor Atwood (Ottawa, 1939) è una poetessa, scrittrice e ambientalista canadese. Prolifica critica letteraria, femminista e attivista, è stata vincitrice del premio Arthur C. Clarke e del Premio Principe delle Asturie per la letteratura, e soprattutto due volte del prestigioso Booker Prize (finalista per cinque volte, vincitrice con "L'assassino cieco" nel 2000 e con I testamenti nel 2019); è stata inoltre sette volte finalista del Governor General's Award (Premio del Governatore Generale, un riconoscimento offerto dal Primo Ministro del Canada) vincendolo per due volte (con The Circle Game e "Il racconto dell'ancella").
Margaret Eleanor Atwood (Ottawa, 1939) è una poetessa, scrittrice e ambientalista canadese. Prolifica critica letteraria, femminista e attivista, è stata vincitrice del premio Arthur C. Clarke e del Premio Principe delle Asturie per la letteratura, e soprattutto due volte del prestigioso Booker Prize (finalista per cinque volte, vincitrice con "L'assassino cieco" nel 2000 e con I testamenti nel 2019); è stata inoltre sette volte finalista del Governor General's Award (Premio del Governatore Generale, un riconoscimento offerto dal Primo Ministro del Canada) vincendolo per due volte (con The Circle Game e "Il racconto dell'ancella").
Scheda tecnica del libro
Il racconto dell'ancella
di Margaret Atwood
Casa editrice: Ponte alle grazie
di Margaret Atwood
Casa editrice: Ponte alle grazie
Genere: Distopico/Fantascienza
Anno: 1984 e successive riedizioni
Nessun commento:
Posta un commento