"Il buio negli occhi": la trama
Occhi limpidi e vivi sono il riflesso della vitalità interiore, mentre occhi spenti e offuscati non sono altro che l’immagine di un’anima sul baratro del turbamento psichico.
Marco si muove tra noi. Marco è ognuno di noi, se non per i solchi che percorrono la sua anima e la fanno sanguinare. Siamo a Parma, la città del ducato, la Petit Paris, e tra i suoi vicoli cresce un frutto intriso di violenza. Marco, vittima di un’infanzia senza affetto, si inasprisce goccia dopo goccia, esperienza dopo esperienza. Marco ha paura, non capisce cosa gli accade e cosa lo spinge a essere diverso. Solo il tempo può dare una risposta, solo il tempo può delineare la sagoma di quell’uomo ossessionato dagli occhi umani: cosa accadrà quando Marco arriverà a capire se stesso?
La recensione
Un pugno dietro l'altro, la violenza che innesca una spirale che si ritorce e contorce, crescendo e travolgendo anche le anime più innocenti. William Bavone ci immette in questa spirale, ne restituisce i dettagli, rovistando tra le pieghe di anime che sembrano non avere pace. Scordatevi il potere dell'amore che redime, come accade nelle fiabe, restituendo equilibri persi; scordatevi anche i retaggi romantici, le donne angelicate, gli eroi e anche gli antieroi. In questo racconto, la realtà è il vero Inferno, mentre la visione religiosa è quella del senso di colpa che intride i protagonisti, Marco in particolare.
Marco viene trascinato in chiesa dalla madre. Il peccato che, da Eva si trasferisce ad Adamo e si esprime negli atteggiamenti rancorosi di una donna ferita dalla vita, è la dimensione obbligata, cui si aggiunge la punizione e la protezione che si manifesta in modi perversi. Nella lettura ci immergiamo in questo mondo d'anima, lo viviamo con partecipazione, avendo l'impressione che questa vicenda sia l'inizio di qualcosa.
Il racconto si svolge in un arco temporale di circa trent'anni. L'autore ci narra le tappe principali di un'evoluzione umana, che corrisponde al crescendo di azioni, senza farsi scappare un dettaglio. Nella brevità si esprime un'incisività efficace e potente, complice una trama che funziona. Inoltre, empatizziamo appieno con i personaggi, vista l'alternanza di punti di vista che si conciliano perfettamente.
La penna di William Bavone è affilata, capace di delineare scenari interiori che corrispondono perfettamente alle azioni. Non lascia nulla alla caso, riuscendo a coniugare l'attenzione alla delineazione psicologica dei personaggi alla costruzione di una trama congrua. Il tutto lasciando nel lettore il desiderio di leggere un romanzo, anticipo di una serialità criminale che negli occhi ha il suo fulcro.
Per concludere
Un racconto lungo efficace, coinvolgente, angosciante, sorretto da un ottimo ritmo e da una trama ben strutturata. Una penna molto bella, profonda, cupa, per una lettura che tiene attaccati, fino alla fine.
L'autore: William Bavone
Classe 1982, salentino di nascita, parmense d’adozione. È laureato in economia e ha collaborato con diverse riviste di geopolitica italiane e argentine. È analista per la rivista Scenari Internazionali e membro del comitato accademico della rivista universitaria interdisciplinare "Perspectivas" (Rosario – Argentina). È autore di numerosi saggi di geopolitica, ultimo in ordine cronologico "Latinoamerica" (Bertoni Editore – 2020). Con la saggistica ha vinto il Premio Nabokov 2014, l’Attestato di Merito premio Pegasus 2015, la menzione speciale dal Premio Cerruglio 2018. È autore dei romanzi "Play" (Bertoni Editore – 2017), "Delirium "(Bertoni Editore – 2018) e della raccolta di racconti "Booyaka" (Bertoni Editore – 2020). Si è classificato terzo come miglio racconto in assoluto al Giallo Festival 2020, finalista del Contest Delos Passport 2020, finalista del Contest Ore Contate 2020 e vincitore della menzione Zero del Castel Nero Grasparossa Noir Festival 2020.
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