"Seme d'infinito e buio d'abisso": dalla prefazione (estratto)
"Ognuno di noi è Cielo, prima di essere materia siamo soprattutto Spirito. Nel cammino terreno ce ne dimentichiamo: diamo troppa importanza al corpo e alle cose terrene. Il bisogno d’Infinito si scontra dentro le nostre imperfezioni, dentro i limiti, nella nostra miserevolezza, ma avere un luogo dell’Anima, saperlo riconoscere e sentirlo vivo dentro di noi, è prezioso e necessario."
Parole di donna, con tutto quello che ne discende. In un momento storico in cui la figura femminile risalta per questioni di cronaca in cui ne si rileva soprattutto la fragilità di fronte ai soprusi, la poesia diventa uno strumento potente di conoscenza e di introspezione, mai disgiunto all'urgenza del raccontarsi. Le liriche contenute in questo libro sono infatti racconti, scorci di vita che spalancano le porte a un mondo interiore che inevitabilmente si apre all'esterno, tra Milano e Trieste, tra Terra e Cielo, tra amore e attesa.
L'attesa è un aspetto cruciale, un atto che ci rimanda alla Penelope in attesa del suo Ulisse, un archetipo che rischia di diventare stereotipo laddove l'attesa diventa annullamento dell'essere, alla mercé dell'amato. La dimensione dell'apprendimento diventa cruciale, come esprime la lirica che apre la raccolta, dopo il prologo: "Sto imparando a contenerti in modo che tu possa/ avere spazio per volare" (...) "Sto imparando a legarti a me con il filo di una /gioia che non è prigione ma alito di vita, libertà /assoluta, desiderio di tornare." ("Sto imparando"). L'impazienza legata a un impeto emozionale fa i conti con l'esperienza che affina la matita con cui tracciamo i nostri legami. Ma ci sono sempre i dubbi che portano l'autrice a scrivere: "Oso disturbare le api e resto/soave mela/che nessun addenta" ("Forse non voglio essere amata"). Il senso di solitudine che apre una faglia nel cuore, il bisogno di amore che amplifica le insicurezze.
Ma tra le insicurezze, l'amore si insinua, è incontro, passione vibrante che unisce: "Nello spazio turchese/dei miei sensi,/tu affiori./Sei come il sapore/del pane, oh meraviglia." ("Non so scrivere di te senza tremare"). L'amore che esprime l'autrice non è certo quello legato al sogno di un Principe che la salvi. Non si fa cenno ad astratte romanticherie, l'amore è un sentimento che racchiude l'immenso. La carnalità, espressa attraverso immagini attinte alla Natura, è sempre permeata da un sentimento profondo. E la profondità è la dimensione in cui si esplica "Seme d'infinito e buio d'abisso."
Una profondità che la avvicina a Dio: "Appendo un filo/ dal mio cuore al tuo/e prego iddio/che mai, si spezzi" ("E prego Iddio che mai si spezzi"). Non è la divinità biblica che detta leggi spietate; è un essere che aderisce al concetto di amore universale, a quel Creato di cui troviamo dei riferimenti in ogni componimento di Ornella. La poetessa crede con fervore in Dio, un atto rivoluzionario laddove nella poesia contemporanea Dio sembra un figlio maturo del nichilismo. Qui, invece, è nella natura, ma è anche l'anima della natura e dell'universo cui la poesia attinge a piene mani, in un atto che evoca la creazione. E ancora più emblematico se la poesia è donna, fautrice di maternità e vita per antonomasia.
La forza della poesia di Ornella sta nel credere in qualcosa che va oltre; un principio creativo. Da qui, la forza della poetessa/donna che nella sensibilità trova le ragioni della sua forza. C'è una conflittualità che però non porta a esplosioni ma, di nuovo, al senso della necessità dell'attesa, anche lacerante, come si legge in "Consumo il mio dramma alla finestra del silenzio". Tale visione la accosto in un certo senso a quel "Credere nell'attesa" di Miriam Bruni, voce al femminile che, pur risuonando in modo ancora più intimistico e con molteplici differenze tecniche e stilistiche, ha diverse affinità, primo fra tutte, il percorso di consapevolezza che in una donna ha la parvenza dello sbocciare faticoso di un fiore.
Il titolo della raccolta evoca una polarità che s'inscrive in una visione aperta alla molteplicità dell'essere. Nei componimenti ricorrono immagini che tracciano itinerari di corrispondenza in cui si delinea il mondo della voce poetante. Una voce che si evolve, si ripiega in se stessa, si rivolge a Dio, prega, ama. C'è un tentativo di elevazione che rappresenta un modo di essere migliore; e, malgrado le difficoltà, la penna mantiene una fedeltà di fondo, fino alla fine, anche con il lockdown. E fino alla fine, c'è un Dio che è l'immenso.
Per concludere
Una poesia disarmante, una voce poetica femminile che apre varchi lirici sul suo percorso, tra ferite e improvvise accensioni. Amore e Dio, Terra e cielo, polarità che diventano parte del tutto. Una voce che cerca, esplora, racconta in versi tendenzialmente liberi che aspirano alla consapevolezza. Il potere creativo della poesia al femminile, aperta a una dimensione superiore ma sempre consapevole della ricchezza materiale del Creato. Una interessante visione personale che non cerca innovazione o effetti stupefacenti, ma racconto ed espressione.
Nasce a Treviglio (BG) il 4 aprile 1961
Scrive poesie dall’età di 15 anni, quando, per problemi di abuso e d’ infanzia negata si è trovata a spendere la sua adolescenza tra le mura di un Orfanotrofio.
Lì, nella solitudine di quelle stanze è nata la sua prima Poesia “Autunno”.
Diplomata Infermiera Professionale, con poesia si dedica a questa delicata professione per 41 anni e 8 mesi. Nella permanenza a Melzo, approfondisce la passione per la scrittura partecipando e vincendo svariati concorsi di Poesia.
Collabora in quegli anni con la Gazzetta della Martesana e Milano Est, vince il Concorso Muratti -Time per il giornalismo, pubblica una novella dal titolo “L’amore di Giulia”.
La sua prima silloge porta la data di pubblicazione del 2007, esce solo con tipografia, parla della sua Infanzia negata.
“Cartoline dall’Inferno- Ricordi d’infanzia “ è stato messo in scena per sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne, per ottenere ricavati da evolvere ai centri antiviolenza e meriterebbe una nuova, riveduta pubblicazione, (si sta lavorando su un progetto teatrale).
Negli anni successivi, con diverse Case Editrici, vanno in stampa:
"Il mare nuovo", "I temporali- Gli incendi", "Le stelle nelle tasche", "Ti bacio la Notte" per Zephyro Edizioni.
"Il mare nuovo" è stato presentato come interpretazione teatrale al Filodrammatici di Treviglio e al San Babila di Milano. "Le stelle nelle tasche" al Tnt di Treviglio. “Ti bacio la Notte”, con l’attore romano Patrizio Pelizzi, ha calcato i Palchi del Tnt di Treviglio in una serata di beneficenza ( perché la Poesia oltre a salvare l’autrice salva anche gli altri) .
E stato presentato due volte a Roma: Teatro degli Eroi e Ghione, e al San Giovanni di Trieste.
Ha vinto il premio Targa Milano International nel 2019.
Mereghetti ha collaborato per anni al programma radiofonico “Le stelle nelle Tasche”, da lei ideato, per i microfoni di Pienneradio.
Sue liriche sono presenti in numerose antologie e agende letterarie di poeti contemporanei.
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