"Manuale del sesso": la trama
Ingrid Johansson è una giovane sessuologa svedese che, dopo diverse esperienze girovaghe, si trova a costituire un gruppo attraverso i Social, finalizzato a organizzare una serata in cui poter aiutare i pazienti a liberarsi delle loro difficoltà. Il tutto, parlando ma soprattutto... agendo. La dottoressa incontra in sede privata i prescelti e così i racconti si intrecciano a momenti hot la cui tensione cresce fino a un finale in cui si dispiega la fluidità dell'essere.
La riflessione
Più che di recensione, vorrei parlare di riflessione. Ho già citato questo romanzo, consigliandolo a chi ama "storie per adulti". E mi sorprende come, a distanza di anni, questo libro possa considerarsi attuale. Vuoi per il tema del gender e della sessualità che in questi mesi è alimentato da diverse spinte più o meno discutibili (ma non voglio entrare nel merito delle polemiche, ognuno viva quello che desidera, cosa che avviene, le critiche fanno parte dell'esercizio di libertà e sono inevitabili, sempre e comunque, mettiamocelo in testa); vuoi perché si parla di corpo e, si sa, il piacere passa per il corpo e le inibizioni possono essere nemiche di una vita sessuale soddisfacente che può riflettersi sul nostro benessere psico-fisico. Materia di elezione per la nostra dottoressa!
In sostanza: conoscere se stessi, il proprio corpo, è un aspetto importante nel sesso. Le inibizioni, i condizionamenti sociali, culturali e individuali, ci limitano, come dimostrano i personaggi che ruotano intorno a Ingrid. Tutti hanno delle difficoltà, proiezioni di tabù, freni sociali, ma anche piccole perversioni. Dall'eiaculazione ritardata, alle inibizioni, passando per i timori verso l'altro sesso o il proprio sesso. Ovviamente, il tutto mai disgiunto al tema dell'identità.
Non c'è nulla di granitico nel viverci: l'identità è qualcosa che sfugge alle etichette, anche se le etichette ci aiutano. In fondo cerchiamo tutti quel "centro di gravità permanente", per dirla alla Battiato. Spesso, però, prevale il bisogno di identificarsi con un gruppo, con qualcosa che ci ancori. Ma il sesso è qualcosa di personale, individuale. Ingrid non si identifica, non si etichetta e non etichetta nessuno. La serata con i pazienti è un fluire di eventi che scorrono, insieme al desiderio. Certo, sono in una stanza, non urlano ai quattro venti quante volte si masturbano. Il desiderio non ha bisogno di biglietti da visita. E le critiche, i tabù scivolano via quando vivi qualcosa in modo spontaneo.
Ingrid racconta delle sue difficoltà: conoscere se stessi è un percorso complesso e non si risolve con la superficialità. Sentirsi, connettersi a sé è la cosa difficile. Capire chi si è, senza essere pressati da slogan. "Questo è bello". "Questo è brutto." No, con gli slogan non si cattura l'essenza di un orgasmo, la condivisione dell'intimità, il farsi toccare dentro. Con amore, senza avere obblighi: anche qui, le scelte sono individuali e non ci sono regole. Se non il rispetto.
Il rispetto è la prima regola. Senza obblighi, scoprendosi piano piano, vedendo come certi problemi sessuali a volte siano il sintomo di un disagio, di un timore verso se stessi. Ingrid scava e induce le persone a guardarsi dentro, a fare esperienze, a lasciarsi andare. Che sia un bacio o una trasgressione, poco conta. Il "Manuale del sesso" invita ad amarci, ad amare il nostro corpo, a fare le nostre scelte. Ascoltandoci. Gli slogan sono un dettaglio, marketing del corpo che con il sesso non c'entra. E l'amore neppure. Ah, ovviamente, nemmeno il Principe Azzurro. Segui la strada dell'orgasmo, senza cercare di essere quello che non puoi essere, consapevole che la diversità è ricchezza e che accettarsi ti fa vivere serenamente. Ecco, ho scritto uno slogan. Ma il tutto per raggiungere gli appagamenti migliori. Amando per primi noi stessi e il nostro corpo. Il resto, retaggi romantici, antichi e moderni, sono alla stregua dei condizionamenti ed etichette con slogan che trovano soluzioni laddove la soluzione è una: lasciarsi andare e sentirsi bene, facendo star bene anche gli altri. E le etichette? Ingrid se ne frega.
Che dire?
"Fate l'amore, non fate la guerra" era un'altra storia e il Sessantotto è stata una rivoluzione positiva del rispetto. Ma questa è un'altra storia di cui Ingrid è figlia.
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