giovedì 23 dicembre 2021

"Altri libertini" di Pier Vittorio Tondelli: tra sesso e blasfemia, la fuga di una gioventù che non si conforma e che non finge l'artivismo

I margini sono il limite ultimo della società. Quelli dove ci si può sporcare, senza doversi per forza ripulire; quelli dove ci si può rotolare nel peccato, intanto non ci sono sacerdoti a convertirti. Via dagli occhi di un'autorità, ci si può lasciar avvolgere nell'ombra per abbandonarsi ai propri istinti. La fuga da se stessi sembra essere l'unica cosa che conti. Gli ultimi restano tali in questo libro cult: "Altri libertini" di Pier Vittorio Tondelli, letto nell'edizione Feltrinelli, dunque non epurato. Un pugno allo stomaco, dove si respira l'autenticità nei sogni dei giovani che potranno essere primi soltanto in caso di omologazione. Un'idea di una disarmante attualità, in una società che sta scegliendo un pensiero a senso unico, mettendo in bocca ad artivisti dell'ultimo minuto slogan che strizzano l'occhio al conformismo dichiarandosi rivoluzionari. Con Tondelli l'anticonformismo è reale e forse il penultimo. L'ultimo deve ancora arrivare. 

C'è una pornografia forte, blasfema nel libro che ha segnato l'esordio di Pier Vittorio Tondelli. Una pornografia che è tale perché rappresenta una realtà cruda, sommersa dall'ombra degli ultimi che rotolano nel fango dell'anticonformismo, sperando di fuggire da una società soffocante. I giovani libertini degli anni Settanta non vogliono accettare il compromesso storico, rifuggono alle costrizioni del perbenismo che ingabbia l'identità e l'orientamento. Ma in alcuni casi, sarà il bisogno di accettazione a portarli alla conversione; in altri, si cade nell'abisso da cui nessuno li aiuterà ad uscire.

Il mito dei giovani rappresenta il Nord (Europa), posto in antitesi alla provincia, a quella Correggio in cui l'autore torna sempre (e non a caso, visto che Tondelli era originario del comune reggiano). Non solo: gli sguardi si rivolgono a luoghi altri, come se rappresentassero un paradiso in cui rifugiarsi. Ma la verità è che non esistono luoghi salvifici che non siano dentro di noi, e fuggire è solo un modo per non affrontare sé stessi. 

Fino all'anno di uscita, la letteratura italiana non ha mai avuto un'opera di tale forza e spudoratezza. Il linguaggio, che ha fatto storcere il naso molti puristi e critici, non è il frutto di un caso: troviamo dialettismi emiliani, gerghi giovanili impastati di una cultura che emerge, inevitabilmente. Non c'è niente di casuale, anzi, alla base c'è un progetto letterario preciso che esprime una prima fase creativa di Tondelli. Ricordiamo che opere successive sono diverse per stile e Tondelli ha mostrato una certa versatilità. Ma "Altri libertini" nasce come un'opera che lascia il segno. E lo fa al punto che, alla sua uscita, è stato oggetto di sequestro per oscenità. 

Ma quello che urta, non sono le bestemmie o il sesso estremo. Quello che urta è la sfida al perbenismo, già portato avanti da altri autori italiani; ma qui c'è la spinta all'estremizzazione, allo svelamento di ciò che fino a quel momento veniva mormorato, una trasgressione velata come una sposa pudica, qui "puttana sacrilega". 

Ci sono libertini e libertine (le Splash), c'è la voglia di far l'amore senza veramente far l'amore; e quando l'amore c'è, il Dolcestilnovo è un ricordo. Ci sono pugni che arrivano e sconsacrano le tavole apparecchiate della domenica. C'è la passione della gioventù che si cerca mei riti sacrileghi della notte.
C'è una gioventù di ieri, ma anche di oggi. Cambiano le mode e le tecnologie, ma il senso di straniamento, la fuga da se stessi con viaggi reali (ieri) e virtuali (oggi) sono analoghi. Il bisogno di capirsi, il senso di solitudine, il confronto con la società... le storie, il corpo, l'identità... sono le medesime. 

C'è un modo di ribellarsi autentico, a differenza di oggi, dove la pubblicità ha plasmato un concetto di anticonformismo commerciale. Così l'essere ribelli a volte diventa solo un modo per omologarsi, un atto sfacciato non sempre consapevole, molto strumentalizzato. Pier Vittorio Tondelli, invece, mostra una consapevolezza, un livello di ribellione che ormai si spegne per dare spazio alle luci di influencer che fanno della ribellione una moda, con rivendicazioni e palesi contraddizioni. Perché se da emarginato vesti firmato e alla moda, emarginato non sei e sei omologato alla società che vuoi cambiare. E "Altri libertini" non è certo di moda.  
 
L'autore: Pier Vittorio Tondelli
Pier Vittorio Tondelli - scrittore, curatore editoriale, saggista, giornalista pubblicista e drammaturgo italiano - nacque a Correggio (Reggio Emilia), il 14 settembre 1955. Frequentò il liceo classico "Rinaldo Corso", dove conseguì la maturità nel 1974. Durante l'adolescenza si dedicò all'attivismo cattolico, cominciando a scrivere i primi articoli per i giornali di Azione Cattolica e delle ACLI.  Parallelamente agli studi, intraprese la collaborazione a diverse iniziative culturali, tra cui una radio libera correggese, Radio Attiva, e una cooperativa teatrale. A questo periodo risale la riduzione per il teatro de "Il piccolo principe" di Antoine de Saint-Exupéry, da lui scritta e portata in palcoscenico, con l'aiuto di amici e compagni di scuola.
Dopo aver conseguito la maturità classica, Tondelli si iscrisse al DAMS dell'Università degli Studi di Bologna, corso universitario all'epoca appena nato, afferente alla Facoltà di Lettere e Filosofia, dove insegnavano accademici come Umberto Eco e Gianni Celati. Il 26 febbraio 1980 si laureò con la votazione di 110/110 e lode, discutendo una tesi in estetica (relatore Paolo Bagni), intitolata "Letteratura epistolare come problema di teoria del romanzo". 
Nel 1980, dopo un lungo e travagliato processo di lavoro e con la collaborazione di Aldo Tagliaferri, revisore di alcuni suoi racconti, LaFeltrinelli ne pubblicò il risultato, corrispondente al suo primo romanzo, "Altri libertini".   Nel giugno 1982, pubblicò, sempre per Feltrinelli, il secondo romanzo "Pao Pao". 
Nel 1985 pubblicò per Bompiani il terzo romanzo "Rimini".
Nel 1986 pubblicò per il piccolo editore bolognese Baskerville "Biglietti agli amici", uscito in poche copie passando, anche per sua volontà, quasi inosservato. 
Nel 1989 pubblicò, ancora per Bompiani "Camere separate", opera distante dallo stile dei lavori precedenti. Nel 1990 uscì il primo volume di "Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni ottanta" in collaborazione con Fulvio Panzeri, raccolta di tutta l'opera letteraria, saggistica e giornalistica di Tondelli.
Verso la fine dell'estate del 1990 Tondelli fu ricoverato all'ospedale di Reggio Emilia, affetto da AIDS, ma la notizia non fu divulgata. Riuscì ad ultimare la sceneggiatura di un film a cui stava lavorando, "Sabato italiano", diretto da Luciano Manuzzi, che uscì postumo. Morì il 16 dicembre 1991, a 36 anni.

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