Ecco il racconto nato dalle due parole designate (scopritele leggendo).
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Era bella, Erika, con i capelli che le cadevano oltre le spalle, gli occhi brillanti come un prato in estate e quei modi cortesi che però chiedevano distacco ai compagni che la sognavano in blocco. Era il sogno proibito di noi Nerd. Era il sogno proibito di noi tutti.
Guardai il cioccolatino che avrei voluto regalarle. Lo avevo avvolto in un biglietto dove avevo scritto le parole che non avevo il coraggio di dirle. Due parole semplici, che racchiudevano il mio sogno impossibile.
Erika parlottò con Viviana, la sua amica di banco. Quella che le diceva quali ragazzi fossero in e quali out. Io ero out, del gruppo degli ultimi insomma, con i brufoli e tutto il resto lasciato nella stanza da letto.
Mancavano due minuti al suono della campanella, Erika e Viviana continuavano a bisbigliare, incuranti del professore chino sul registro. Ormai la lezione era finita. Guardai di nuovo il cioccolatino, la campanella suonò, tutti scattarono in piedi per l'intervallo. Tutti tranne me. Rimasi nella classe vuota, con il piccolo regalo in mano e un senso di inquietudine rivolto al posto vuoto.
"Ora o mai più."
Mi alzai, lo raggiunsi, infilai la mano sotto il banco, quando due occhi sospettosi si affacciarono dalla soglia dell'aula.
"Che stai facendo?"
Lo sguardo era cupo, io mi sentii gelare.
"Ecco io..."
Erika entrò in aula, le mani nascoste dietro la schiena.
"Togli subito la mano dal mio banco!"
Obbedii, mostrando il pugno chiuso. Lei avanzò, l'espressione circospetta.
"Fammi vedere cosa nascondi."
La sbirciai, notando a mia volta che nascondeva qualcosa anche lei. Per la prima volta, la affrontai a viso aperto.
"Solo se mi fai vedere quello che nascondi tu."
Erika scosse la testa: era bellissima, per un attimo sentii il cuore tremare. Ma decisi di non cedere.
"Prima tu" mi disse con un sorriso malizioso.
"No, prima tu."
Ci guardammo ancora, sfidandoci, poi lei inclinò la testa.
"Okay, al 3, scopriamo le mani insieme. 1,2..."
Al 3 aprii il pugno, mentre lei restò ferma, l'espressione gongolante. Mi aveva fregato.
Si affrettò ad avvicinarsi, infilando le mani in tasca e appropriandosi del mio regalo.
Senza darmi il tempo di replicare, spiegò il biglietto che abbracciava il cioccolatino. Lesse il messaggio, un sorriso le illuminò il volto. Quindi infilò di nuovo la mano in tasca ed estrasse un oggetto tondeggiante.
"Per te."
Me lo lanciò, lo presi al volo. Scartai l'involucro che scoprii essere un bigliettino, come il mio, rivelando un cioccolatino. A forma di cuore.
"Ma..."
Erika mi sorrise ancora, ma questa volta con dolcezza.
"Buon San Valentino, Michy. Dammi due parole."
Lessi il biglietto.
"Mi piaci."
I suoi occhi divennero un prato invaso da un gioioso sole estivo e io con loro.
Roberta De Tomi
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