"Nera preziosa" di Asya Djoulaït
Céleste è una ragazza brillante. Ma il suo mondo è crollato quando ha scoperto le bugie di sua madre. Oumou, conosciuta nei quartieri africani di Parigi per i suoi negozi di cosmetici, è soprannominata la "donna-fuoco". La figlia pensava che fosse un omaggio alla sua energia, prima di scoprire che la sua pelle rossa è dovuta in realtà a un prodotto nocivo che depigmenta la pelle. Oumou distrugge il suo corpo per diventare più bianca. E Céleste non vuole più essere la "nera preziosa" di questa madre vedova e mitizzata. Asya Djoulaït ci racconta la caotica transizione della giovane protagonista verso l'età adulta. Che non è solo un passaggio temporale, degli anni che passano, ma anche l'attraversamento di diversi spazi, fisici, linguistici, culturali, alla conquista di una piena identità, e ovviamente del proprio futuro.
La recensione
Un romanzo di formazione: "Nera preziosa" è prima di tutto questo. E come avviene in questi tipi di narrazione, un mondo si frantuma e dai cocci si erigono altri mondi, spesso estremamente fragili e labili. La storia di Céleste, il rapporto con la madre, le origini ivoriane, l'assenza del padre giustificata attraverso le lenti distorte della verità. Le versioni sono diverse, ma prima o poi il velo deve cadere per dare spazio a nuove consapevolezze.
Dalle nuove consapevolezze si delineano nuovi tracciati. Il rapporto tra Céleste e la madre si complicherà, complice la distanza generazionale, ma soprattutto la necessità di trovare e occultare le radici per inseguire un'integrazione piena di criticità. Dal nostro punto di vista di Occidentali non ci accorgiamo che i pregiudizi non hanno un senso unico; anzi, sono qualcosa in cui gli esseri umani sono immersi, creando barriere, desideri, dolori e aspirazioni.
Il processo di occidentalizzazione per "sentirsi parte di" non è nulla di strano. Donne che si sbiancano la pelle; viaggi che qui vengono raccontati senza le mistificazioni di chi ha trasformato le fughe dai paesi in una necessità che dimentica quello che c'è dietro: un complesso di eventi che i media e autori che se ne sono occupati, spiegano parzialmente, ma che vanno colti nella loro interezza.
Viaggi che diventano soggiorni e poi si traducono in conflitti, battaglie quotidiane che oscillano tra il dentro e il fuori. Il caos della crescita di una giovanissima che affronta le varie tappe formative, scontrandosi con i pregiudizi che la vogliono irretire e con il conflitto madre-figlia, laddove basterebbe l'abbraccio del tutto, la coscienza di essere quello che si è. Il più è arrivarci...
La penna di Asya Djoulaït è essenziale, ma capace di una narrazione originale, di ampio respiro. Nella brevità troviamo la chiave di una lettura che sa essere efficace perché semplice, incisiva e senza peli sulla lingua. C'è il colore di più terre, la Parigi dei crogioli etnici, ma anche il cuore ivoriano della protagonista che cerca di plasmarsi oltre i condizionamenti. Un libro da leggere, consigliato dalle Superiori in poi. Bellissimo esordio, edificante senza essere mai didascalico.
L'autrice: Asya Djoulaït
Asya Djoulaït è nata da genitori algerini. Vive e cresce a Parigi. È professoressa di letteratura 1.
Ha pubblicato il suo primo racconto, "Filigrana", che tratta di un traffico di opere d'arte tra la Siria in guerra e l'Europa, che viene premiato nell'ambito di un concorso organizzato dalla Sorbona 2. Nel 2020 ha pubblicato il suo primo romanzo "Nera preziosa", vincitore del Festival du Premier roman.
Nessun commento:
Posta un commento