martedì 16 agosto 2022

"Nera preziosa": Asya Djoulaït, tra slang franco-ivoriani e l'estetica inattesa, narra la ricerca dell'identità di Céleste

"L'esotismo va bene solo per gli altri". Cito da "Nera preziosa" (Colonnese Editore) per introdurre la penna di Asya Djoulaït, autrice di questo romanzo che nella brevità arriva al dunque delle questioni, proponendo la "parlata black" delle strade parigine e cercando di frantumare le barriere dei pregiudizi (razziali); che non sono a senso unico. Scopriamo qualcosa di più nella recensione. 

  "Nera preziosa" di Asya Djoulaït
Céleste è una ragazza brillante. Ma il suo mondo è crollato quando ha scoperto le bugie di sua madre. Oumou, conosciuta nei quartieri africani di Parigi per i suoi negozi di cosmetici, è soprannominata la "donna-fuoco". La figlia pensava che fosse un omaggio alla sua energia, prima di scoprire che la sua pelle rossa è dovuta in realtà a un prodotto nocivo che depigmenta la pelle. Oumou distrugge il suo corpo per diventare più bianca. E Céleste non vuole più essere la "nera preziosa" di questa madre vedova e mitizzata. Asya Djoulaït ci racconta la caotica transizione della giovane protagonista verso l'età adulta. Che non è solo un passaggio temporale, degli anni che passano, ma anche l'attraversamento di diversi spazi, fisici, linguistici, culturali, alla conquista di una piena identità, e ovviamente del proprio futuro.

La recensione
Un romanzo di formazione: "Nera preziosa" è prima di tutto questo. E come avviene in questi tipi di narrazione, un mondo si frantuma e dai cocci si erigono altri mondi, spesso estremamente fragili e labili. La storia di Céleste, il rapporto con la madre, le origini ivoriane, l'assenza del padre giustificata attraverso le lenti distorte della verità. Le versioni sono diverse, ma prima o poi il velo deve cadere per dare spazio a nuove consapevolezze. 

Dalle nuove consapevolezze si delineano nuovi tracciati. Il rapporto tra Céleste e la madre si complicherà, complice la distanza generazionale, ma soprattutto la necessità di trovare e occultare le radici per inseguire un'integrazione piena di criticità. Dal nostro punto di vista di Occidentali non ci accorgiamo che i pregiudizi non hanno un senso unico; anzi, sono qualcosa in cui gli esseri umani sono immersi, creando barriere, desideri, dolori e aspirazioni. 

Il processo di occidentalizzazione per "sentirsi parte di" non è nulla di strano. Donne che si sbiancano la pelle; viaggi che qui vengono raccontati senza le mistificazioni di chi ha trasformato le fughe dai paesi in una necessità che dimentica quello che c'è dietro: un complesso di eventi che i media e autori che se ne sono occupati, spiegano parzialmente, ma che vanno colti nella loro interezza. 

Viaggi che diventano soggiorni e poi si traducono in conflitti, battaglie quotidiane che oscillano tra il dentro e il fuori. Il caos della crescita di una giovanissima che affronta le varie tappe formative, scontrandosi con i pregiudizi che la vogliono irretire e con il conflitto madre-figlia, laddove basterebbe l'abbraccio del tutto, la coscienza di essere quello che si è. Il più è arrivarci... 

La penna di Asya Djoulaït è essenziale, ma capace di una narrazione originale, di ampio respiro. Nella brevità troviamo la chiave di una lettura che sa essere efficace perché semplice, incisiva e senza peli sulla lingua. C'è il colore di più terre, la Parigi dei crogioli etnici, ma anche il cuore ivoriano della protagonista che cerca di plasmarsi oltre i condizionamenti. Un libro da leggere, consigliato dalle Superiori in poi. Bellissimo esordio, edificante senza essere mai didascalico. 

L'autrice: Asya Djoulaït 
Asya Djoulaït è nata da genitori algerini. Vive e cresce a Parigi. È professoressa di letteratura 1.
Ha pubblicato il suo primo racconto, "Filigrana", che tratta di un traffico di opere d'arte tra la Siria in guerra e l'Europa, che viene premiato nell'ambito di un concorso organizzato dalla Sorbona 2. Nel 2020 ha pubblicato il suo primo romanzo "Nera preziosa", vincitore del Festival du Premier roman.

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