Le contraddizioni esplodono, complice il virus che ci riporta al filone catastrofico da cui tutto ha inizio. Senza contare tutte le ricadute dell'emergenza e i conflitti che si manifestano.
Come Gen Z, il romanzo si cala in un contesto specifico che dà il colore e il tono alla storia, caratterizzandola con forza, tanto che si trovano anche dialoghi in napoletano.
Con questo romanzo l'autore ha voluto fornire il quadro di un'umanità disarmante.
Ecco l'intervista.
Ciao Dario, benvenuto! Ci racconti qualcosa di te? Della tua
formazione, lavoro, sogni etc…
Ciao e grazie per l’occasione, é un piacere.
Mi presento nelle doppie vesti di scrittore ed editore. Una decina di anni fa ho fondato una casa editrice che produce e distribuisce i manuali “HOW2 Edizioni” e i romanzi “DAE - Dario Abate Editore”. Da sempre la nostra filosofia é stata dare spazio ad autori emergenti, tramite idee innovative, per immettere un po’ di freschezza nel settore editoriale italiano.
Come scrittore mi definisco principalmente un saggista, avendo scritto diversi manuali negli anni, principalmente di genere finanziario-imprenditoriale.
“Zombie Napoli” rappresenta il mio debutto come romanziere ed é stata una vera e propria sfida per me. Non credevo di esserne capace onestamente, perché scrivere un manuale od un romanzo sono proprio due cose diverse.
Veniamo al tuo romanzo, appunto, "Zombie Napoli". Come nasce?
La genesi di questo romanzo é piuttosto particolare. Da editore qualche anno fa ebbi l’idea di produrre un romanzo collettivo, di cui una selezione di autori DAE avrebbero dovuto scriverne un capitolo a testa, seguendo un fil rouge ma passandosi la penna dall’inizio alla fine.
Il progetto non decollò e rimase ne cassetto finché non decisi di buttarmici in prima persona. Era una storia troppo originale per lasciarla in un cassetto. Dunque, circa un anno fa mi rimboccai le maniche e iniziai a buttarlo giù. Non avevo la minima idea di come si fosse potuto sviluppare, né se ne fossi stato capace, ma via via é venuto da sé.
Chi sono i personaggi e a chi sono ispirati, eventualmente?
Ci sono molti personaggi, in un intricato intreccio di storie ma direi che i principali sono due: Giacomo il poliziotto ed il camorrista Peppe “il Biondo”. Se vogliamo il primo é il protagonista, il secondo l’antagonista. L’uno rappresenta il bene, l’altro il male. Ma la linea che divide il bene dal male, come voglio dimostrare in questo romanzo, é molto sottile, perché la vita non é come viene dipinta dai fumetti della Marvel, dove ci sono buoni e cattivi al 100%.
Il romanzo ha una forte preminenza di dialogo. Come mai questa scelta?
Diciamo che questa caratteristica é venuta fuori inconsapevolmente, definendo il mio stile e la mia cifra narrativa. Quindi non é stata propriamente una scelta ma qualcosa che é venuto da sé naturalmente, forse per un bisogno di raccontare storie e personaggi in modalità “live”, senza una troppo ingombrante funzione del narratore. Ne consegue una forma di scrittura molto cinematografica, ritmata, incalzante, scorrevole, tanto che leggendo sembra di assistere ad una serie tv. In questa prima edizione originale, molti dialoghi sono in napoletano, perché nella realtà a Napoli comunemente si parla tale lingua, erroneamente definita dialetto.
Sicuramente c’è una forte influenza della cinematografia, specie di genere (i cosiddetti B-movies). Ci puoi dire qualcosa?
Sicuramente questa vena deriva dalla mia passione per i cosiddetti film di genere, ingiustamente definiti di serie B. Mi riferisco a quelli che dal 2000, il buon Quentin Tarantino ha riabilitato e di cui il cinema italiano vanta una gloriosa tradizione. Eppure parliamo di una macro-categoria all’interno della quale possiamo citare tanti generi, come l’horror, il post-apocalittico, il thriller, il poliziesco, la sceneggiata, ma anche i film di Bud Spencer e Terence Hill, per dire. Ossia tutto il fantastico mondo raccontato dalla nota trasmissione “Stracult” di Giusti. Per non considerare che ognuno di questi generi, cela N sotto-generi…
Da ragazzo sono cresciuto con i vari "Nightmare", "La Casa", "Rambo", fino ai più recenti "Pulp Fiction" e "The Snatch". Questo romanzo é anche un tributo a tutto questo, anche se nel suo DNA troviamo molto degli attualissimi "Gomorra" e "The Walking Dead".
La figura dello zombie: cosa rappresenta?
Pensa che non ho mai amato i film zombie. Quei mostri mi sono sempre sembrati improbabili e piuttosto stupidi, finanche un po’ ridicoli. I miei zombie sono diversi, infatti vengono anche detti “appestati”, in quanto persone normali semplicemente ammalate di un misterioso virus. Potrebbero essere le antiche vittime della peste o della lebbra, fino ad arrivare al recente coronavirus.
Difatti viene tracciato un dramma umano, di persone ammalate e abbandonate a una condizione tragica e orrorifica, che però non sono morti viventi ma persone vive e vegete, benché gravemente ammalate. Forse é uno zombie moderno, 2.0. Il dramma non é la singola catastrofe ma quando più sciagure apocalittiche si susseguono in un brevissimo arco temporale, come accade in ZN, dall’impatto del meteorite, all’epidemia zombie, passando per l’eruzione del Vesuvio.
In definitiva il mio zombie incarna le nostre paure più contemporanee, di vivere in un mondo precario, che minaccia la nostra sopravvivenza in modo più o meno occulto, con rischi realistici imminenti (guerre nucleari, epidemie, ecc.). La catastrofe é sempre dietro l’angolo. Questa é la percezione con cui drammaticamente convive l’uomo d’oggi.
Napoli è una città piena di suggestioni e contraddizioni, che ha ispirato tanti autori e autrici. Perché ambientare un libro sugli zombie a Napoli?
In primis perché é la città in cui sono nato, benché Milano per anni sia stata la mia seconda mamma. Napoli é tanto affascinante perché probabilmente é la realtà più complessa d’Italia. In essa convivono tanti contrasti, anche sociali. Questo romanzo dipinge la vera Napoli, senza filtri, dalla ricca borghesia del Vomero e di Posillipo, al popolo spesso incattivito dei vicoli e delle periferie tipo Scampia. Non esiste una sola Napoli, come non esiste solo un tipo di napoletano. Tutt’altro. Questo romanzo affresca questi dissidi, inquadrando un po’ tutti i lati di questa complessa realtà, dove una radicata mentalità camorrista si scontra con l’elevato senso civico e morale dei più, in modo assolutamente trasversale.
Si tratta di un autoconclusivo o pensi che ci sarà un seguito?
Sicuramente "Zombie Napoli" può avere un seguito ma ad oggi non saprei, in quanto realizzarlo ha costituito uno sforzo intellettuale notevole per il sottoscritto e dovrei sentirmi veramente motivato per cimentarmi su un sequel. Diciamo che spero che lo leggano più persone possibili. Da eventuali riscontri positivi potrei trarre la linfa per un seguito.
Quali progetti hai per il futuro?
Chi mi conosce sa che sono un creativo dalle mille idee e risorse. Difficile inquadrarmi dato che da un anno all’altro posso trasformarmi in un cantautore rock (Toro Official), a scrittore horror (LoL). Chi può dire cosa riserverà il futuro?
Se vuoi aggiungere qualcosa…
Voglio lasciare uno spunto di riflessione. Spesso giudichiamo, convinti di saper discernere nettamente il bene dal male come se fosse tutto o bianco o nero.
Ma é veramente così? Ne siamo davvero convinti? Quanto male c’é in noi? m Secondo me, analizzandoci, potremmo scoprire cose non del tutto scontate. Questo in estrema sintesi é il messaggio di Zombie Napoli: il bene e il male non esistono così come ce li rappresentiamo ma, in diversi modi, sono insiti in ognuno di noi. É difficile dire se si é buoni o cattivi. É più giusto definirne le quantità.
Il libro è disponibile in ebook e cartaceo su tutti gli estore e ordinabile in libreria.
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