lunedì 27 gennaio 2020

Scrittura Creativa: "Astrid della Memoria" a partire dalla Giornata della Memoria

Prendi una giornata: #Giornata della Memoria.
Altre parole chiave: genocidi, fiore, bambini, gioco.
Ecco il racconto.


Astrid indossava il cappottino, rosso come il fiore che teneva in mano. Rosso come quello della bambina del film. I grandi occhi azzurri si persero oltre il filo spinato. Oltre la prigione da cui spirava un odore di morte.


Una mano la distolse dalla contemplazione. Sollevò lo sguardo: dal basso, papà sembrava un gigante. La barba lo rendeva ancora più vecchio e, se non fosse stato per gli occhi, limpidi e sinceri, non avrebbe mai pensato a lui come a un bambino. In fondo per i figli i papà non sono mai stati bambini e le mamme, bambine.
"Lo sai che la bisnonna è stata qui? E' volata in Paradiso che era una ragazza. E il nonno era neonato e si è salvato grazie a qualcuno che l'ha nascosto."
Astrid lo fissò, seria.
"Anche Awinita è morta. Ma era una bambina."
"Chi è Awinita?"
"Cerbiatto, la figlia degli Indiani. Anche Azat, piccolo armeno. Oleksandra di Holodomor. Vibol della Cambogia, Danica figlia di Bosnia. E altri che non ricordo."
"E chi sono?"
"Amici di nonna. Ma di altri paesi e bambini che non ci sono più."
Papà la guardò, sorpreso.
"Come fai a conoscere questi nomi?"
"A scuola ne abbiamo parlato. Si chiamano genocidi. Solo che io non ho capito una cosa."
Papà accarezzò la cuffietta rossa che proteggeva la testolina, una foresta di ricci ramati.
"Che cosa, piccola?"
"Perché non lasciano giocare i bambini? La morte è per i grandi. Per chi diventa vecchio. A volte sembra che per voi grandi sia un gioco. Ma la morte non è un gioco!"
Una lacrima solcò la guancia del padre. La asciugò subito e sorrise alla piccola.
"Dovremmo giocare tutti, piccola. Non con la morte."
"E poi dimentichiamo anche i giochi." Rincarò, Astrid.
Il papà si abbassò su di lei.
"Noi abbiamo la memoria corta."
"Papà, non sarebbe meglio ricordare per non fare più le cose brutte?"
"Gli esseri umani sono stupidi. Tipo la Fata Smemorina, solo che lei è buona. Gli uomini no."
Astrid posò il fiore a terra, poi guardò dritto davanti a sé.
"Ciao nonna... come si chiamava?"
"Astrid. Come te."
"E io non la dimenticherò mai nonna-che-si-chiamava-come-me. E non dimenticherò gli altri. E da grande voglio vedere i bambini giocare e gli adulti giocare con i bambini. Non con la morte."

(Di Roberta De Tomi)

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