sabato 20 giugno 2020

RECENSIONE: "Non sono solo una signora" di Melanie Breath

Irene, una gravidanza in giovanissima età, la costruzione di una famiglia che regge, come Atlante reggeva il mondo sulle spalle. Una vita di sacrifici e rinunce, improvvisamente messa alla prova dall'irrompere di una situazione che la costringerà a rovesciare la propria prospettiva. "Non sono solo una Signora" (O.D.E. Edizioni, leggi la segnalazione, clicca qui) di Melanie Breath non è soltanto un romance denso di emozioni; è prima di tutto il percorso di una donna verso la consapevolezza di sé. Ecco al recensione.

La trama, in breve
Irene, una vita dedicata alla famiglia, ha un'occasione di riscatto che diventa anche un modo per guardare dentro sé stessa, incontrando al contempo il mondo delle emozioni soffocate dalle necessità pratiche e da un Super-Io attanagliato da sensi di colpa castranti. Ma a un certo punto, dovrà prendere coscienza del fatto di non essere soltanto un ruolo, ma una donna con un mondo di cose.

Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!” Cito il Padre dei "Sei personaggi in cerca d'autore" di Luigi Pirandello, in una battuta che esprime lo spirito di "Non sono solo una Signora". A volte ci sono mondi che restano sigillati; accade a Irene, travolta dagli eventi della vita pratica. Ma, improvvisamente, basta un incontro a spalancare le porte a un mondo che è rimasto chiuso fino a quel dato momento. E nell'esprimersi, questo mondo si scontra con quelli ottusi di chi ha sempre relegato la protagonista in un ruolo che non le ha mai consentito di viversi.

"Non sono solo una Signora" non è soltanto un romance dalla trama compiuta e congruente. Nell'intreccio diventa centrale l'arco del personaggio di Irene, colta in tutte le difficoltà legate a una scelta cruciale. Da una parte, i doveri verso una famiglia, spesso non ricompensati con la giusta gratitudine; dall'altra, i doveri verso sé stessa, ovviando a una sorta di "Sindrome della Crocerossina". Irene è alle prese con una grande prova: quella che le può permettere di spezzare catene fisiche ma soprattutto mentali che la opprimono da sempre.

Melanie Breath ha il merito di raccontare senza edulcorazioni il difficile percorso affrontato dalla protagonista. In questo modo risulta credibile, oltre che coinvolgente, facendoci andare oltre le dinamiche della classica storia d'amore travagliata. L'evoluzione degli accadimenti va di pari passo con l'evoluzione del personaggio, tra crisi, lampi di consapevolezza e improvvise ricadute. Non manca lo spazio alle emozioni: l'autrice realizza un buon equilibrio tra racconto ed esposizione emotiva.

I personaggi sono caratterizzati molto bene, risultando credibili. A mio avviso, uno dei più riusciti - forse il più riuscito per la forza con cui è delineato - è Mara, in quanto, nel suo contrastare le scelte della madre risultando odiosa, cela un grande vuoto emotivo che cerca di colmare con acquisti inutili e dispetti vari. Naturalmente, il plauso va anche alla delineazione di Irene, in cui non poche lettrici (e, perché no, lettori) potranno identificarsi. Irene deve imparare e viversi; cosa non facile nemmeno a oggi, laddove la donna sembra essere emancipata. Il romanzo di Melanie Breath ci mostra che di fatto le donne sono ancora fortemente condizionate e frustrate da retaggi culturali e che, malgrado i passi avanti fatti, ci sono pregiudizi e stereotipi che paralizzano la possibilità di viversi in maniera autentica.

Funzionano bene anche gli altri personaggi: Manuel che, pur apparendo come un "principe azzurro", ha le sue fratture interiori. Stesso discorso anche per Moira e per la piccola Sara. Il tutto si pone nel contesto geografico di un Sud Italia ancora in parte ancorato a retaggi patriarcali che non rendono la vita facile alle giovanissime madri anzitempo.

Come già indicato, la trama è ben sviluppata e congrua. La scrittura, limpida e leggera, scivola bene tra i meandri delle emozioni e, al contempo, costruisce eventi credibili. I colpi di scena sono ben giocati, evitando ogni effetto stucchevole. Forse, all'inizio il lettore si perde nella ricorrenza delle gravidanze; ma mano a mano che si procede nella lettura, si viene coinvolti al punto da ritrovare il bandolo della matassa. 

Per concludere

"Non sono solo una Signora" è un romanzo che va oltre il sentimento. Prima di tutto troviamo la storia di una donna che rinasce e forse nasce ex novo, grazie alla forza del sentimento che la prende e la porta via. Di lettura snella e piacevole, forse si perde un po' all'inizio, ma poi scorre bene. Belle emozioni, trama non banale e bei personaggi, nella facilità e gradevolezza della lettura.    

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