mercoledì 29 luglio 2020

UNA LETTURA CLASSICA - "Ondina" di F. De La Motte-Fouqué

La figura della sirena/ninfa del mare mi ha sempre affascinato. Nella sirena si dispiegano le possibilità della femminilità, che si esprimono nella versatilità simboleggiata dalla natura doppia di questa creatura. A proposito di creature acquatiche: Ondina è protagonista di una condizione che fa della versatilità la sua ragion d'essere. Nel racconto di F. De La Motte-Fouqué che vado a recensire, non troviamo la coda di pesce della Sirenetta; ma, come la protagonista di una delle fiabe più struggenti di tutti i tempi, Ondina è una figura che si pone tra i mondi. E nei mondi porta avanti una guerra che parla di amore. Un amore che trascende i confini, che trasborda, portando anche al sacrificio inevitabile.

Ondina è una ninfa. Scivola tra le correnti delle acque, ridendo. Fa i capricci. La sua indole è mutevole come la sua natura: Ondina si trasforma in base agli accadimenti, interni ed esterni. La stabilità non è quindi la sua ragion d'essere, del resto, la volubilità che la contraddistingue ci fa capire che è difficile imbrigliarla. Non è insomma come la volpe addomesticabile de "Il Piccolo Principe". Ondina è figlia di una visione romantica. L'autore della fiaba, F. De La Motte-Fouqué, s'inscrive infatti perfettamente nel contesto del Romanticismo.

La Natura, soprattutto quella selvaggia, ripensando ai quadri di Friedrich; il tema della patria che si può declinare in termini di "casa" e di identità. L'amore, lontano da qualsiasi elemento rassicurante. Questi, i cardini del Romanticismo. Come in "Cime tempestose", il sentimento più celebrato dà adito a pesanti conflitti; i tormenti costellano rapporti che si complicano per intrusioni interne ed esterne.

L'amore di Ondina è travagliato. L'incontro della ninfa con il nobile Hildebrando, che si è perso nel bosco, avviene nella capanna del pescatore e della consorte, genitori putativi della creatura. L'amore scoppia come un petardo: le nozze vengono celebrate prima della partenza verso il castello di Ringstetten. Qui, Ondina deve fare i conti con Bertalda, altro amore di Hildebrando. Iniziano i travagli, costellati da fughe e ritorni e dalle ire funeste dello zio di Ondina, Frescofonte. Hildebrando oscilla tra la sua Ondina e Bertalda; si perde in luoghi oscuri che rispecchiano la sua condizione confusa. La ricerca è il fulcro della fiaba. Ricerca dell'amore ma anche di un'ancora, una sorta di salvezza dalla furia dei sentimenti e delle emozioni. E il ricorrere dell'acqua che scorre, spesso trasborda, allude alla continua ridefinizione di eventi e stati d'animo, come evoca anche il tarocco della Temperanza.

L'acqua, amica e nemica, come tutti gli elementi e in base alla situazione e al contesto. L'acqua è anche l'elemento primigenio, è il liquido amniotico in cui siamo immersi per nove mesi. La figura di Ondina allude al ritorno alle origini, alla natura. Ondina è figlia ma anche amante, moglie e madre. Non la vediamo partorire un figlio, in quanto Hildebrando lo diventa dal momento in cui viene lambito dalle acque della creatura. L'amore selvaggio si fa conchiglia protettiva; è un amore duplice, che salva e condanna; un sentimento che sa essere rovinoso come una tempesta all'improvviso.

Sulla figura di Ondina si potrebbero scrivere papiri. Ma mi fermo alla natura che la avvicina a Melusina (metà donna e metà serpente, narrata anche da Goethe) o alle Arpie (metà donne, metà uccello, nella visione attuale; un tempo le sirene avevano questa conformazione). La doppiezza allude al mistero della sessualità della creatura. Per esteso, il mistero che avvolge il sesso femminile si esprime nella componente sovrannaturale della creatura. Non è un caso che l'amore con un essere umano renda Ondina, Melusina e le altre, umane. Il riferimento è alla carnalità, all'eros che divampa, consentendo alla creatura di accedere alla dimensione terrena. Si tratta di un eros che si unisce sempre al candore di colei che crede che il sentimento sarà eterno. Ma questo amore diventa una condanna, nel momento in cui l'innamorato umano si rivolge a un'altra donna.

Pensiamo al "Sonno di Ondina": si tratta di una storia germanica in cui il marito della ninfa, Lawrence, dopo il primo anno di amore benedetto dalle nozze, giace con un'altra donna, a seguito della maternità di Ondina e del decadimento fisico a essa connesso. A quel punto scatta la maledizione del sonno rivolta al marito fedifrago; la condanna alla morte.

L'Ondina della storia romantica ha la furia degli elementi, ma anche la temperanza data dall'amore. Cerca sempre di placare lo zio, vero e proprio oppositore della storia. Il conflitto si fa di volta in volta cruento, in corrispondenza alle crisi di Hildebrando. E il perdersi che ricorre è l'indice di tale condizione.   

Il racconto di La Motte-Fouqué rappresenta una piccola perla: la struttura classica della fiaba viene ampliata e arricchita di elementi letterari che impreziosiscono il narrato. Troviamo personaggi dotati di un'identità, a differenza delle fiabe tradizionali in cui solitamente è nominata solo la protagonista o il protagonista. Alcuni luoghi hanno una precisa collocazione (il castello di Ringstetten). Inoltre la scrittura è coinvolgente e vede l'inserimento di inserti poetici. La scrittura scorre, come l'acqua di cui racconta.

Per concludere

"Ondina" di  F. De La Motte-Fouqué è una lettura obbligata per chi ama "La Sirenetta" e per chi ama creature acquatiche legate a diverse mitologie. Si tratta di un'opera rappresentativa del Romanticismo, che ne incarna temi e istanze. Una lettura che apre a un mondo di riflessioni sulla donna, ma soprattutto al sogno di un amore travagliato che ci travolge come le rapide di una cascata.

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