Una storia in cui molti di noi potranno immedesimarsi: "Sei mesi di prova" (PubMe, collana: Gli Scrittori della porta accanto) è la porta spalancata su dinamiche del mondo del lavoro così rocambolesche da sembrare assurde. Ma quello che leggiamo, narrato da Federico Fantini, è qualcosa di reale: già i film - Fantozzie i libri - sul ragioniere più sfigato d'Italia, Ugo Fantozzi, ci avevano fornito uno spaccato in tal senso; il romanzo di Federico riprende temi analoghi, mostrando come le dinamiche non siano cambiate a distanza d'anni.
"Sei mesi di prova": la trama
Federico è un giovane entusiasta, pieno di sogni come tanti coetanei, tra cui quello del lavoro a tempo indeterminato. Quando inizia a lavorare in un'importante azienda, a pochi chilometri da casa, tutto sembra girare per il meglio. Ma si sa che non è tutto oro quello che luccica e, fin dal primo giorno, Federico si troverà ad affrontare una serie di rocambolesche vicende che lo vedranno coinvolto insieme a colleghi altrettanto bizzarri.
La recensione
Nell'incipit ho citato la saga di Fantozzi a ragion veduta: la strada è quella indicata dal ragioniere più famoso d'Italia. Si ride delle diverse situazioni, tutte al limite dell'assurdo; si resta basiti dai colleghi che incarnano vizi e virtù (ma soprattutto vizi) delle dinamiche lavorative. Nel romanzo troviamo una fotografia disincantata e amara del sistema lavorativo Italia.
Federico è un giovane pieno di speranze, come lo sono i giovani che iniziano a costruire il loro percorso professionale. Non manca la sana ingenuità che fa pensare che bastino capacità, voglia di imparare e di fare per tagliare il traguardo che lo aspetta al termine dei sei mesi: il contratto a tempo indeterminato. Un sogno che, nell'inserirsi nell'ambiente lavorativo, sembra sfumare con il passare del tempo e alla luce di vicende che rendono il protagonista l'anello più debole, in quanto nuovo arrivato, di una catena non propriamente integerrima. E già il primo giorno, Federico parte con il piede sbagliato.
L'incipit fa già respirare il clima convulso della situazione, con un che di assurdo nel gesto del padre che accompagna il figlio, ormai adulto, in azienda; salvo poi scoprire i disguidi legati all'assunzione e il successivo momento di attesa del rientro di Paola Zara, la responsabile che deve dare le direttive a Federico. In questo inizio avvertiamo un'inefficienza di base che ci fa presagire che qualcosa non quadra. E tra pc non ancora arrivati e da configurare, disguidi, mansioni lavorative alla mercé di un capo dipinto dai colleghi nel peggiore dei modi, tentativi di sabotaggio, odiosi raccomandati e furbetti del lavoro, tutto si dipana in un groviglio di eventi in crescendo, in cui subentrano anche intrallazzi amorosi.
In tutto questo turbinio, narrato con una leggerezza disarmante, emergono quelle dinamiche lavorative già evidenziate da Fantozzi: tra raccomandazioni, tresche e giochi di potere, quando il merito vince, lo fa con riserve. Ogni ora trascorsa sul posto di lavoro, sembra parte di un corso di sopravvivenza. Federico imparerà a sue spese che, prima delle capacità lavorative, vengono altre qualità, prima fra tutte, l'astuzia e la capacità di scegliere i colleghi più affidabili come alleati.
Dal punto di vista della scrittura, da un incipit che, pur entrando subito nel cuore della vicenda, ha un qualcosa di molto sentito, ci addentriamo in un crescendo di eventi, ben narrati con situazioni che danno adito a colpi di scena azzeccati. Qui prevale il raccontato al mostrato, ma in questo caso è un punto forte, complice anche un ritmo ben orchestrato. Le situazioni sono credibili, il racconto si configura come lo specchio che mostra i lati dolenti del mondo del lavoro; lati che non sono mere "leggende metropolitane".
Per concludere
"Sei mesi di prova" racconta il mondo del lavoro con una leggerezza disincantata che indugia sulle dinamiche più sporche. Ne emerge il ritratto veritiero di un sistema in cui, prima delle capacità, viene la necessità di sapersi muovere, oltre le slealtà di capi e colleghi, potendo contare su quelli veramente capaci, costretti ogni giorno a lottare contro invidiosi che usano la disonestà per emergere su chi oggettivamente è migliore. Ben scritto e coinvolgente. Da leggere e non solo per riflettere: il sistema lo facciamo tutti.
Federico è un giovane entusiasta, pieno di sogni come tanti coetanei, tra cui quello del lavoro a tempo indeterminato. Quando inizia a lavorare in un'importante azienda, a pochi chilometri da casa, tutto sembra girare per il meglio. Ma si sa che non è tutto oro quello che luccica e, fin dal primo giorno, Federico si troverà ad affrontare una serie di rocambolesche vicende che lo vedranno coinvolto insieme a colleghi altrettanto bizzarri.
La recensione
Nell'incipit ho citato la saga di Fantozzi a ragion veduta: la strada è quella indicata dal ragioniere più famoso d'Italia. Si ride delle diverse situazioni, tutte al limite dell'assurdo; si resta basiti dai colleghi che incarnano vizi e virtù (ma soprattutto vizi) delle dinamiche lavorative. Nel romanzo troviamo una fotografia disincantata e amara del sistema lavorativo Italia.
Federico è un giovane pieno di speranze, come lo sono i giovani che iniziano a costruire il loro percorso professionale. Non manca la sana ingenuità che fa pensare che bastino capacità, voglia di imparare e di fare per tagliare il traguardo che lo aspetta al termine dei sei mesi: il contratto a tempo indeterminato. Un sogno che, nell'inserirsi nell'ambiente lavorativo, sembra sfumare con il passare del tempo e alla luce di vicende che rendono il protagonista l'anello più debole, in quanto nuovo arrivato, di una catena non propriamente integerrima. E già il primo giorno, Federico parte con il piede sbagliato.
L'incipit fa già respirare il clima convulso della situazione, con un che di assurdo nel gesto del padre che accompagna il figlio, ormai adulto, in azienda; salvo poi scoprire i disguidi legati all'assunzione e il successivo momento di attesa del rientro di Paola Zara, la responsabile che deve dare le direttive a Federico. In questo inizio avvertiamo un'inefficienza di base che ci fa presagire che qualcosa non quadra. E tra pc non ancora arrivati e da configurare, disguidi, mansioni lavorative alla mercé di un capo dipinto dai colleghi nel peggiore dei modi, tentativi di sabotaggio, odiosi raccomandati e furbetti del lavoro, tutto si dipana in un groviglio di eventi in crescendo, in cui subentrano anche intrallazzi amorosi.
In tutto questo turbinio, narrato con una leggerezza disarmante, emergono quelle dinamiche lavorative già evidenziate da Fantozzi: tra raccomandazioni, tresche e giochi di potere, quando il merito vince, lo fa con riserve. Ogni ora trascorsa sul posto di lavoro, sembra parte di un corso di sopravvivenza. Federico imparerà a sue spese che, prima delle capacità lavorative, vengono altre qualità, prima fra tutte, l'astuzia e la capacità di scegliere i colleghi più affidabili come alleati.
Dal punto di vista della scrittura, da un incipit che, pur entrando subito nel cuore della vicenda, ha un qualcosa di molto sentito, ci addentriamo in un crescendo di eventi, ben narrati con situazioni che danno adito a colpi di scena azzeccati. Qui prevale il raccontato al mostrato, ma in questo caso è un punto forte, complice anche un ritmo ben orchestrato. Le situazioni sono credibili, il racconto si configura come lo specchio che mostra i lati dolenti del mondo del lavoro; lati che non sono mere "leggende metropolitane".
Per concludere
"Sei mesi di prova" racconta il mondo del lavoro con una leggerezza disincantata che indugia sulle dinamiche più sporche. Ne emerge il ritratto veritiero di un sistema in cui, prima delle capacità, viene la necessità di sapersi muovere, oltre le slealtà di capi e colleghi, potendo contare su quelli veramente capaci, costretti ogni giorno a lottare contro invidiosi che usano la disonestà per emergere su chi oggettivamente è migliore. Ben scritto e coinvolgente. Da leggere e non solo per riflettere: il sistema lo facciamo tutti.
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