La trama: "Maggie una ragazza di strada"
Maggie non è una ragazza dei bassifondi come tante. La sua bellezza è un elemento di spicco a Bowery, il quartiere più sordido di New York. Figlia di una madre alcolizzata, un fratello carrettiere forgiato da una vita dura, la giovane spera nel riscatto grazie all'amore di Pete, con cui condivide dei momenti insieme. Ma l'amore non è concesso e l'ambiente duro, foriero di delusioni, la ricaccia nel fango in cui è nata, privandola di ogni speranza di riscatto.
La recensione
Il romanzo di Crane, edito nel 1893 e oggetto di diverse riscritture, è un intreccio di elementi prosaici e lirici senza soluzione di continuità. La vita del quartiere è rappresentata alla maniera di un quadro impressionista, in cui il colore si intreccia a movimenti corali che sembrano assorbire gli individui in un gregge asservito a una quotidianità grigia e monotona.
La lezione del Naturalismo vive nella penna che dà vita a una trama semplice; la forza del racconto sta proprio nello stile, nella scrittura composita che mette le parole al punto giusto. La particolarità sta soprattutto nella tecnica, con riferimento al punto di vista, raramente affidato alla protagonista. La narrazione impersonale ci dà l'impressione di osservare le vicende dall'esterno, come se ci trovassimo davanti a uno schermo.
Quello che sorprende è proprio la resa della protagonista: la narrazione ce la fa percepire in tutta la sua evanescenza e soprattutto attraverso le parole e le azioni di altri personaggi, primi fra tutti, il fratello Jimmie, la madre e Pete. L'impressione è che Maggie sia sballottata dalle onde del destino. Il fiore cresciuto dal fango è una creatura silente, a volte sembra addirittura fuori contesto; e in effetti lo è, nel suo essere speciale. Lo vediamo quando idealizza Pete, su cui sogna a occhi aperti; oppure quando viene messa in rapporto ad altre donne di Bowery, rese in tutta la loro sguaiata carnalità. La sua muta dolcezza incanta e commuove, come commuove la sua condizione di prigioniera.
Maggie sembra una che si lascia vivere: all'inizio riesce a sfuggire alla prostituzione trovando un lavoro, cosa che è motivo di elogio da parte dei conoscenti. Ma nel momento in cui la ragazza va in cerca dell'amore, ecco che il fiore cade; l'archetipo della fiaba viene rovesciato dalla realtà e quello che lei vede come un principe, anziché salvarla, la porta sull'orlo della rovina. L'amore è qualcosa che disonora: Maggie viene travolta dal tentativo di salvarsi dal fango che la fagocita.
Intorno alla nostra protagonista si srotolano le vite degli abitanti di Bowery. Ogni giorno è rappresentato come una lotta per la sopravvivenza. La violenza è all'ordine del giorno, la legge del più forte sembra prevalere su ogni ragion veduta. Nella narrazione non troviamo spiragli aperti sulla speranza e sulla possibilità di un miglioramento: i vizi, vissuti in un locale fumoso, sembrano l'unica fuga possibile da una realtà che non perdona.
Il racconto lungo di Stephen Crane lascia il segno: malgrado la semplicità della trama, il narrato arriva, potente, fondendo elementi crudi a un lirismo di fondo che arriva come uno schiaffo. Un racconto da leggere.
L'autore: Stephen Crane
(Newark, New Jersey, 1 novembre 1871 – Badenweiler, 5 giugno 1900) Nacque a Newark, New Jersey, quattordicesimo figlio di un ministro Metodista. Suo padre morì nel 1880 e Crane venne cresciuto da sua madre, che morì nel 1890. Crane studiò al Lafayette College e alla Syracuse University, ma senza alcun risultato positivo in entrambi i casi. Dopo la morte di sua madre Crane si trasferì a New York City, dove condusse una esistenza scapigliata lavorando come scrittore e giornalista indipendente, scrivendo articoli, fra gli altri, per il New York Tribune. Crane osservò la vita dei poveri che vivevano nel quartiere malfamato di Bowery come ricerca per il suo primo romanzo, "Maggie: A Girl of the Streets" (1893), che rappresentò una pietra miliare nel realismo senza compromessi e nel primo sviluppo del naturalismo letterario. Crane dovette stampare il libro a proprie spese con denaro prestato da suo fratello, e lo pubblicò sotto lo pseudonimo "Johnston Smith". Non fu un successo commerciale né venne lodato dalla critica dell'epoca, ma ricevette l'ammirazione di Hamlin Garland e William Dean Howells. Maggie, per i suoi pochi lettori americani, e "The Red Badge of Courage" (Il segno rosso del coraggio) (1895) per molti dei lettori internazionali, rivelò la scrittura riccamente innovativa di Crane. "The Red Badge" riscosse un grande successo internazionale, mentre Maggie, nuovamente pubblicato nel 1896, venne accolto meno favorevolmente. Diventato un corrispondente di guerra ben pagato, Crane venne imbarcato sulla rotta per Cuba all'inizio del 1897. Lui e una piccola parte di passeggeri trascorsero 30 ore al largo della costa della Florida, un'esperienza che Crane avrebbe trascritto più tardi nel suo famoso racconto breve, "The Open Boat" (1898). In Florida Crane incontrò Cora Stewart-Taylor, proprietaria di un bordello di Jacksonville chiamato Hotel de Dream. Nel 1897 o 1898 si sposarono. Taylor fu anche scrittrice e lei e Crane lavorarono assieme come corrispondenti di guerra durante la Guerra Greco-Turca del 1897. Questa esperienza costituì la base per il suo romanzo "Active Service" (1899), dove l'eroe è un giornalista che scrive di quella guerra. In parte per fuggire dal suo passato, e in parte per lasciarsi alle spalle gli insulti e il ridicolo che la stampa americana aveva gettato sulla sua opera, specialmente sulla sua prima raccolta di poesie, "The Black Rider and Other Lines" (1895), Crane e Cora si trasferirono in Inghilterra dove Crane era già celebre e "The Red Badge of Courage" molto ammirato. Nel 1897 la coppia si stabilì a Brede Place, una vecchia tenuta nel Sussex, in Inghilterra. Crane fu amico degli scrittori Joseph Conrad, H. G. Wells, e Henry James. Dopo un infruttuoso tentativo di migliorare il suo stato di salute in Grecia, morì di tubercolosi a Badenweiler, Germania, il 5 giugno, 1900. È sepolto presso l' Evergreen Cemetery a Hillside, New Jersey.
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