Mi stringo nelle lenzuola: soffoco nelle attese tradite, nell’acconto che ho lasciato sul tavolo del negozio. “Signora, ma il lavoro? Come va? Non ha ancora sfondato?” “Certo. Ho sfondato la vetrata del negozio e quella cazzo di assicurazione risica con il premio.” Una risata fa scappare via tutto, anche il raccomandato. Vecchia, lo sai. Dante ti piazzerebbe nel girone delle occasioni perse, se solo fosse possibile aggiungere un altro canto. Ma no, la geometria dei numeri si rispetta. Un suono all’esterno, attira la mia attenzione. Esco dal letto e mi affaccio al balcone. Per essere settembre c’è caldo. Mi volto verso il pc: lo schermo balugina mentre processa i dati. Una scena già vista. Una scena che mi porta sul promontorio dei sogni. Metto una mano nella tasca dei pantaloni ed estraggo un biglietto. Sopra c’è una poesia. Non ha sintassi, non è un haiku e non ha neppure rime. Sono le parole sparse che nessuno ascolta, le battaglie perse. Per un attimo cerco le vittorie nelle stelle. C’è qualcosa che mi brucia, la rabbia che non paga, dell’aver dato mani tornate indietro senza diete. Morsicate. Ho nel corpo un bacio mancato, il dito medio aperto sul Fuck dei Rage Against The Machine. Ho caldo, la maglia è stretta e io voglio ridere nel corpo che si arroventa in questo caldo anomalo. Mi spoglio. Bagno di stelle: l’umidità scandisce il canto dei grilli. Nel cielo, la stella brilla, il mio corpo è nudo come quello di Eva, pronta a dare il nome alle cose, nella polvere che non scioglie più il grano e l’erba. Fantasia mette le virgole e lascia nuovi spazi, stringendo le mani ad Amir e ad Akane. Fuck U, bitch, you’re a loser. Nuova versione della canzone dei Rage, tornando agli Abba. Strappo il foglio. Io, le virgole, so dove metterle. Le parole sono dettagli. Domani mi alzo, mi vesto e sfondo. La fantasiamachia senza assicurazione.
Rdt
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