domenica 18 aprile 2021

Generazione Y - Monologo di parole precarie sprecate

"Mi piove addosso il buio. Non so dove sono, non ho voglia di cercare il cartello che potrebbe darmi l'indicazione che non voglio conoscere."
Ho solo una certezza, forse l'unica compiuta di questo marasma. Faccio parte di una Generazione Perduta. Quella Generazione che vede il futuro avvolto in una nuvola. Quella Generazione che è messa a tacere con i blocchi neri di azioni facinorose distraenti; quelli che quando cerca di reagire, protestare, vengono subito fermati dai randelli che picchiano le colpe indotte.

Noi siamo la Generazione dei tasti, delle tastiere, degli schermi. Siamo citrulli per i più. Anche se poi, quando c'è da accendere un computer ci chiamano. Quando occorre una traduzione, ci chiamano. Quando c'è da pulire una parola rovinata da inchiostro a vomito, ecco il nostro clic. Siamo azioni senza valore, tempo gettato al vento della gratitudine. Siamo il minimo che serve, una firma, la data di nascita precedente due decenni di falsa opulenza. Bambini-giocattoli in movimento, illusioni di carne, ossa, cuore e anima che a trent'anni si emozionano per un bagher ma che poi fatica a reggere le schiacciate ci colpiscono la faccia facendoci cadere. Siamo sogni irrealizzati, illuse marionette di un sistema che ci vuole solo esseri da Carpe Diem. Vivi alla giornata, il futuro è domani, non pensarci.
E ora siamo la Generazione Perduta nel tempo che non si sa.

Siamo quelli che nessuno ascolta perché non possiamo parlare. Non abbiamo diritti, dobbiamo pagare le colpe delle nostre indecisioni, della nostra voglia di vivere e di realizzare i sogni con cui ci hanno illuso e poi fregato.
Ora - troppo tardi! - abbiamo aperto gli occhi sulla realtà che ci hanno avvolto in un velo di Maia, caduto dopo aver firmato pezzi di carta e chiuso libri e programmi.

Siamo il coraggio che non abbiamo perché viviamo nelle nostre isole.
Siamo una Generazione senza unioni.
Neutrini che percorrono la vita con passi felpati, mentre ci sforziamo di sgomitare.
Neutrini che non si incazzano, non si uniscono perché si aspetta che sia uno a cominciare per dare poi a questa persona la colpa di un fallimento e poter dire: "Intanto non cambia nulla".
Siamo quelli soli, senza nulla nel tanto che ci affoga.
Siamo quelli che ballano mentre la musica sfuma e la sala si svuota, le luci accese sui volti che avevamo percepito diversamente.
Cantava Carboni: E la dance che ci fa adesso ballare sarà un rumore lontano."

E in quel rumore lontano, noi balliamo.

- Generazione Y - "Il maledetto residuo nel cuore"

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