"Sto meglio al buio. Troppe volte la luce mi violenta di paure." Cito gli incisi che si trovano all'inizio del libro, perché credo siano densi di riferimenti rispetto alla personalità dell'autore. Claudio Secci, giunto all'età di quarantadue anni, ha avvertito la necessità di raccontare il suo percorso esistenziale, sempre intrecciato a quello di scrittore. Fin dalle prime righe si avverte l'urgenza dello scrivere, dell'esprimersi, come un qualcosa si viscerale, che deve sempre fare i conti con eventi esterni che alimentano i travagli interiori.
Claudio non nasconde le proprie fragilità, anzi, si racconta con la passionalità che lo contraddistingue e che lo porta ad affrontare le sfide della vita, mantenendo un atteggiamento duplice. Da una parte, c'è un guerriero che affronta le difficoltà, complice una disciplina ferrea che lo porta a cercare la perfezione, come accade nella composizione delle poesie che leggiamo e che aprono tante finestre sulla sua anima. Dall'altra parte, abbiamo un uomo che si alimenta di emozioni, vissute a 360°.
La duplicità che cito non ha nulla a che vedere con la falsità, ma piuttosto con un'emotività che è sorretta da una forte razionalità. Claudio vive con intensità, ma è anche un grande lavoratore, che si rimbocca le maniche operando a testa bassa, come conferma il suo lavoro nell'organizzazione degli eventi CSU. Anche negli amori, che in forma di poesia trovano la migliore forma di espressione, Claudio mette tutto se stesso.
Nel suo viversi pienamente, Claudio si lascia coinvolgere dagli eventi, avvertendo con forza le bruciature date dalle delusioni. D'altro canto si avverte una generosità nel darsi agli altri che, in caso di tradimento, si traduce nell'opposto, come accade alle indoli passionali e genuine. A proposito della genuinità: nell'autore avvertiamo ancora, malgrado le numerose esperienze in un settore più simile a una giungla quale quello editoriale, una forte genuinità. Un aspetto che disarma e che nel narrato si avverte con forza, lasciando il lettore sorpreso. In positivo.
Ho trovato interessante la scelta di intervallare la parte in prosa con le poesie che rappresentano in toto parte del racconto autobiografico. Ho anche trovato una scelta vincente il fatto che l'autore non si sia soffermato troppo su approfondimenti di alcuni aneddoti: in maniera sintetica, riesce a fornire un quadro dei suoi "primi quarantadue anni" senza appesantimenti retorici o elenchi cronologici. Il tutto con una penna che, nella sintesi, scava nel profondo, illuminando lo scrittore al buio, che non perde di vista la propria umanità. Così entriamo in connessione con lui, ne condividiamo gioie e dolori. E, perché no, una canzone di Marco Masini (leggere per sapere!).
Per concludere
"Sto meglio al buio" è più di un'autobiografia, veramente. Parla di un percorso di vita, dell'arte come espressione di un sé pieno di sogni e fragilità, che non fanno perdere mai di vista gli obiettivi. Claudio ama, crea, soffre e gioisce, ma soprattutto lavora sodo e vive intensamente. Ma ha soprattutto una componente umana che, negli scritti, emerge e ci fa trovare in lui qualcosa di noi. In modo genuino, intenso, ma attento ad alcuni dettagli. La superficialità non fa per lui e lo capiamo tra poesie e racconti di vita.
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