mercoledì 16 giugno 2021

REVIEW PARTY - "Onorevole assassino" di Anthony Ragman: un noir "allucinogeno" di ambientazione romana

Una spirale ci travolge, trascinandoci in una dimensione (o in più dimensioni) che non ci saremmo mai attesi. Dimensioni oscure in cui la percezione lucida del reale si dissolve, determinando successivamente la nostra perdizione nel narrato di un autore che declina il genere Noir in uno stile tanto ricco e crudo quanto sagace. Accade in "Onorevole assassino" di Anthony Ragman (Sága Edizioni: qui la Cover Reveal), in uscita venerdì 18 giugno. Ecco la recensione.

"Onorevole assassino": la trama
Ci sono eventi oscuri che coinvolgono importanti esponenti politici nazionali. Eventi che determinano discese in luoghi cupi; strani movimenti, sparizioni. Incontri che si svolgono periodicamente e che seguono prassi che travalicano il concetto di inquietante. La morte è un appuntamento, un richiamo, forse meno nero ma comunque intriso di lussuria, di piaceri in bilico. L'assassino racconta la sua discesa, il suo essere travolto in un vortice da cui non è possibile tornare indietro. 

La recensione
Nel romanzo troviamo tante domande che sembrano non avere risposta. Anthony Ragman intesse una trama che di base non è complessa; ma complesse sono le circostanze, i moventi, gli alibi creati da un animo umano che si ottunde attraverso sostanze allucinogene. Nulla a che vedere con la visione psichedelica degli anni Settanta, spinta dagli slogan Peace&Love. Qui di amore ne troviamo davvero poco (e di certo non è romantico), di pace ancora meno. La dimensione è quella più cupa, l'alterazione della coscienza è una fuga dalla realtà che abbatte ogni inibizione e crea una forma di dipendenza nei confronti di atti che, in uno stato di coscienza normale, verrebbero condannati. Ma è questo il centro del romanzo di Ragman: affondare nel torbido dell'animo umano, in questo caso, di un assassino. Che, forse, non è uno ed è al contempo vittima e carnefice. 

Parlavo di alterazione di coscienza: accade a un politico, a chi ricopre un ruolo in cui lo stato di coscienza dovrebbe raggiungere l'apice, nel rispetto delle regole. Intorno ci sono "complici", cultori della bella vita; auto di lusso, eleganza, l'ebbrezza della velocità, la vertigine della vita, poi, gli eccessi. Il godimento legato all'esercizio di potere sulla vita degli altri. La perdizione totale, come Dante all'Inferno. 

Il potere è un altro aspetto, insieme a pratiche indicate con etichette di cui però non capiamo a fondo le matrici. In questo romanzo restiamo spesso con il dubbio e questo è il bello. Sarà perché in primis il narratore/io narrante respira l'atmosfera in cui ci immergiamo, avendo la sensazione, spesso, di brancolare in un paesaggio della Val Padana autunnale e nebbiosa. Ma qui siamo in area romana, sentiamo le cadenze, i dialetti, tocchiamo le peculiarità, altro aspetto importante del romanzo. L'ambiente è reso con tocchi realistici, resi concreti dal linguaggio che diventa specchio perfetto e spietato della vita.

A proposito di linguaggio: l'autore spicca per stile e accorpa nel narrato tutto ciò che è proprio del Noir. Non abbiamo il classico investigatore intabarrato in un impermeabile, dedito al bar, anche se la dimensione del vizio è ben presente; abbiamo, però, dark lady e/o femmes fatales aggiornate ai nostri giorni. La penna si muove con disinvoltura tra i personaggi, non edulcora, a volte accentua, usa un'ironia al limite  del sarcasmo, anche laddove le situazioni si fanno crude; ma non indugia, anzi, incide, si diffonde in dettagli scabrosi, senza eccedere nel compiaciuto. 

C'è sempre qualcosa di enigmatico, un fluire degli eventi che non si fanno indovinare facilmente, complice un punto di vista non sempre cristallino, ma volutamente giocato sul filo del rasoio. Ci sono personaggi, maschere, momenti che restano sospesi nel limbo del perché. E ci accorgiamo che per certe azioni le spiegazioni razionali servono relativamente e annegano in un bagno di poteri e giochi in cui l'essere umano svela il lato nero, la stessa faccia di una medaglia. Eros e Thanatos, Ying e Yang... chiamatelo come volete, il senso di sospensione resta. E lo stomaco pulsa davanti a certe scene che mi ricordano "Seven" con Brad Pitt.

Per concludere
"Onorevole assassino" è un noir che ci fa camminare sul filo sospeso e borderline della narrazione. L'autore ci immerge completamente nella vicenda, complice una scrittura ricca di sfumature, ma sempre realistica; ci colma di quesiti, fino alla fine, pur nella chiusura di un cerchio che però fa presagire a qualche apertura, non priva di una certa ironia. Un viaggio nell'animo nero dell'essere umano,  per una trama lineare ma ben articolata e non così scontata (cadenzata da un buon ritmo) come possiamo pensare. L'animo umano non è mai scontato e, infatti, restiamo avvinti nella lettura, molto agevole. Non mancano momenti pulp (attenzione a chi ha lo stomaco leggero!), resi senza compiacimento o indugio sul morboso.    

Per informazioni, scheda del libro, autore: vai a Cover Reveal

2 commenti:

  1. Non sono una fan del Noir, lo ammetto, ma tu hai un modo di scrivere così coinvolgente da farmi interessare alla lettura di questo libro. Senza dubbio è una trama interessante, che ti fa stare con il fiato sospeso, quindi tiene sempre viva l'attenzione. Sembra davvero un bel libro. Un abbraccio a te.

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    1. Grazie mille! Ovviamente, in ogni libro c'è una componente empatica che dipende dal nostro sentire individuale. Io sono rimasta attaccata al libro... e anche quando il punto di vista risulta un po' complicato, sei talmente dentro alla vicenda che ne resti un po' travolto. Il fascino del male...

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