martedì 13 luglio 2021

INTERVISTA - "Animo d'eremo" di Andrea Cacopardo: "la poesia è osservazione minuziosa, disfacimento, rielaborazione"

Lo abbiamo conosciuto attraverso i suoi versi, pubblicati su La penna sognante: andando in controtendenza, Andrea Cacopardo ha una visione del linguaggio rutilante, basata su un dolcestinovismo raffinato e retrò, che però abbraccia la visione contemporanea in maniera lucida e controcorrente.
Una poesia che si riempie di profondità, aprendo molteplici scenari a chi cerca qualcosa, ben lontano da costrutti ideologici.  
Di recente è uscito "Animo d'eremo" ( Libereria - pagina FB: Animo d'eremo | Facebook). 
Ecco l'intervista.

 
Ciao Andrea, ti abbiamo già conosciuto con i tuoi componimenti. Raccontaci qualcosa di te: la tua formazione, il tuo lavoro, le tue passioni. Cosa ami, cosa detesti (se si può dire).
Amo quanto detesto, sono una contraddizione bipolare in termini purtroppo, un etere pergamena errante sulla quale lascio scrivere dal destino il mio passato e dal remoto il mio venturo, provengo dalla musica e mi dirigo "verso il non si sa, perché fa rima con la libertà" (cir. SQUALLOR). Ovviamente la poesia mantiene solo il mio costante malessere produttivo per la letteratura, alle bollette ci pensa il sudore della fronte del mio umile lavoro di operaio, ai parti con dolore ci stiamo organizzando, bisogna sempre fare fuoco con la legna che si ha.

Com’è iniziato il tuo percorso nella poesia?
Osservando, una grande dote ereditata in tenera età, la poesia è osservazione minuziosa, disfacimento, rielaborazione di ogni singolo angolo a disposizione, è una costante sintesi additiva e sottrattiva della realtà circo-stante nel surreale immaginario dei cinque sensi riadattata al sesto, presente nella curiosità, se stimolata a dovere.

Ci racconti un po’ di com’è nata ciascuna delle tue precedenti raccolte? Ciascuna ha una storia particolare?
Ogni atto nasce come singolo studio casuale quanto quasi annuale, è il punto della situazione, l'anfratto invisibile in cui mi rifugio per poi svelarne le coordinate una volta abbandonata la tana, il nido/bozzo da cui poi volare verso la prossima tappa. Ho vissuto il mio periodo filastrocche di "Filastrofe Musifoniche" in maniera semplice, passando per quello un po' più elaborato con la morale in "Filamenti Metaforici", attraversato una sorta di inferno con l'esperimento in dolcestilnovo di "Anamnesi", ed ora viaggio nel limbo di "Animo d'eremo" inconsapevole del dove finirò e perché...

Una delle peculiarità dei tuoi componimenti, è l’attenzione alle parole, in particolare alla sonorità. La scrittura è quindi il frutto di un lavoro minuzioso? Quanto c’è di ispirato, quanto di lavoro di cesello?
Ho passato l'adolescenza in biblioteca immerso nei classici, qualcosa è sicuramente rimasto appeso alle fibre della corteccia, soprattutto in termini di sonorità ed eleganza retrò, ma ogni mio componimento è a sé, nasce e termina all'improvviso, vive del momento, nel guizzo di fantasia e creatività di quel colpo di genio che gli altri chiamano studio, mentre invece per me è quasi gioco, ascolto dell'ispirazione, motivo, redazione, una specie di gioco dell'oca con le parole... Amo la raffinatezza musicale dei componimenti in Dolcestilnovo, sono chiave e serratura di una porta che dà sul mare quanto sul cielo, elementi che non incontrandosi mai creano l'orizzonte visibile in cui potersi specchiare o decidere di perdersi fra le nuvole o la spuma.

Un altro aspetto che si evidenzia è la fuga da tutto ciò che è finto, in una società che ci chiede di apparire e di vestire di “mediocrità”. Chi è il poeta, quindi?
Il poeta è colui che sa descrivere al meglio ciò che stuzzica la sua curiosità, sia essa riposta in un fascio d'erba o in un attimo di rabbia, che poi decida di farlo in un linguaggio corrente oppure criptico quello è un altro discorso, che non va confuso però col fatto che troppi si sentono in dovere di uscire dalla propria mediocrità consapevoli delle conseguenze. Un po' come andare al karaoke stonati come le campane e pretendere applausi. Non vi è alcuna necessità nel dover pretendere da noi stessi doti artistiche, non esiste una gara a chi farà più libri, ognuno è giusto segua la propria vena e corrente certo, ma la poesia non è solo rime o endecasillabi tortuosi e voluti, come non è almeno per me linguaggio scarno e poco forbito senza alcun fronzolo d'eleganza, ma prima o poi come al karaoke bisognerà fare i conti con l'acustica, il microfono e le proprie capacità...

E la fantasia, in tempi di omologazione, che ruolo ha?
Senza fantasia vi è il nulla. Da essa scaturisce ogni singola luce tradotta dall'artista sotto forma di pennellate o frasi, è ciò che personalmente mi permette di eludere la realtà fiondandomi verso migliori atolli più vivibili e meglio gestibili.

Aspetti positivi e negativi della poesia, oggi? E tu, come ti poni rispetto a ciò?
Non mi pongo, vivo il mio bozzo con peculiarità menefreghistica e una giusta dose zen per contrastare così l'odierna diatriba letteraria fra il risibile e l'affabile, in cedibile ed il sociale, il puerile ed il contestabile. Vivo e descrivo i miei momenti come posso, seguendo l'incoerenza più totale, la pura e semplice ispirazione del momento e niente più. La poesia potrebbe dare di più, ma la gente si aspetta troppo da se stessa e dagli altri, si prendono troppo sul serio, mandando in fumo cosi il vero senso della poesia, unica scialuppa forse a disposizione in questo immenso cargo in naufragio chiamato oggi.

Pensi che i Social siano invasi da troppa poesia-vetrina? O vedi nei Social qualcosa di positivo?
I Social sono un'ottima vetrina per chi vuole esporre il proprio immaginario, ma lo diventa meno quando si ha la pretesa, giustamente, di esporre il proprio prodotto. La gente legge gratis ogni giorno, e non comprende perché mai dovrebbe pagare per un libro fisico. Si è perso il senso del personale, del libro stesso, un oggetto strettamente intimo da cui attingere e in cui perdersi, e lavorare così nel proprio io. È più facile aprire una bacheca e sfogliare cosa offre a gratis la concorrenza narrativa, eludendo ogni tappa del percorso, arrivando subito alla conclusione, alle considerazioni, al giudizio. I social hanno bruciato un ciclo intero dell'artista, arrivando a definirlo "E quindi?" senza mezza termini. È un'inquisizione quotidiana legale e finalizzata allo sterminio stesso dell'artista e del suo vissuto, letterario e personale.

C’è un componimento cui sei particolarmente legato? Se sì, quale e perché?
"Bestia", il mio personale tortuoso percorso nell'altrui indifferenza quanto maligna invidia generale.

Dopo questa antologia, hai già qualche idea in fase di gestazione?
Con "Animo d'eremo" consolido un anno di osservazioni, vissuto, e studi. La pausa estiva mi darà modo e forse ispirazione per un misterioso quanto surreale nuovo lavoro di cui ne ignoro al momento concepimento e travaglio, verrà da sé, iniziando in un momento preciso difficilmente individuabile ora, sarà quando sarà, e quello, ne prima ne dopo, sarà il momento giusto.

Se vuoi aggiungere altro…
Siate voi stessi, non c'è altro scopo nella vita se non essere o diventare, o ritornare se stessi. Senza vergogna. Senza etica, né morale. Siate l'atomo che la natura ha creato come unico e diventatene parte, senza mai sublimare attraverso ipotetiche tavole periodiche della società in particelle a voi sconosciute. Imparate a conoscervi, imparate ad osservare, viaggiate con la fantasia, e incredibilmente vi si apriranno varchi e mondi che non vi daranno più tempo di giudicare il prossimo senza essere prima passati da voi stessi.

L'autore: Andrea Cacopardo 
Classe 1977, per diversi anni chitarrista attivo all'interno di diverse rock band, attualmente si dedica alla scrittura con passione e attingendo a una musicalità irriverente e giocosa.
Ha pubblicato con l'editore Libereria le raccolte: "Filastrofe Musifoniche", "Filamenti Metaforici", "Anamnesi d'enfasi".
A ciascuna è dedicata una Pagina FB.
Link al sito Libereria: clicca qui
Profilo FB: Andrea Vuĉko Cacopardo Pagina FB: Animo d'eremo | Facebook

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